Giovanni Maranghi – Mastica e sputa
Giovanni Maranghi presenta a Pisa un’installazione pittorica dedicata alla figura femminile, ispirandosi al testo di un famoso brano di Fabrizio De André.
Comunicato stampa
L’arte di Giovanni Maranghi approda a Pisa, in un luogo magnifico, la Chiesa della Spina (Lungarno Gambacorti), con una mostra personale curata da Riccardo Ferrucci, in cui l’artista presenta un’installazione pittorica dedicata alla donna.
“Mastica e sputa”, questo il titolo dell’esposizione, liberamente tratto dalla celebre canzone di Fabrizio De André “Ho visto Nina volare”.
«Ho sempre cercato – afferma l’artista – fin dagli anni della scuola d’Arte di essere un attento osservatore di tutto ciò che mi si presentava davanti.
Penso che l’essere curioso sia sempre pronto più di altri a cercare di comprendere tutto ciò che gli accade intorno.
Ho legato la mia vita al mondo dell’arte, pensando che sia basilare rubare giorno dopo giorno tutto ciò che le opere altrui mostrano.
Rubare con gli occhi un passaggio cromatico, un segno grafico, ma anche una nota musicale, un profumo o quant’altro un artista crea, è alla base della crescita e dello sviluppo di un proprio alfabeto.
Usando una metafora non mia, potrei dire: mangia il tutto, masticalo bene, trattieni ciò che è buono per te, sputa il resto.
Questo mi ha ricordato il refrain, “mastica e sputa” del brano di De André che ho preso in prestito per questa mostra».
«Il racconto del cantante genovese – scrive il critico Ferrucci – diventa la partitura ideale per un viaggio poetico del nostro artista che incontra ricordi personali e recondite armonie nelle parole del cantautore».
Infatti questa mostra è nata dal sapore del ricordo, come ci spiega lo stesso Maranghi: «Nella seconda metà degli anni ‘90, a Castiglioncello, dove passavo con tutta la mia famiglia (moglie, suoceri e due bambini in tenerissima età) l’intera estate, arrivava da un paese a nord di Kiev poco lontano da Cernobyl, ospite di una famiglia di amici nostri vicini, una bambina bionda con gli occhi celesti di nome Nina. Tutto questo successe per varie estati in relazione a un accordo con una associazione umanitaria.
Durante i primi mesi di quest’anno, costretto dal Covid fra le mura domestiche, mi è successo come a tanti di noi di riaprire vecchi cassetti, album di foto e altre cose smarrite nella memoria.
Tornando indietro di qualche anno, devo dire che ho sempre amato ascoltare le interpretazioni di Fabrizio De André e fra queste una un po’ melanconica, ma ricca di immagini per un attento sognatore, era ed è “Ho visto Nina volare”.
Perciò avuta in mano quella foto, ascoltando la canzone, ho iniziato ad immaginare sull’altalena di Fabrizio, la mia Nina, la bella Nina dagli occhi celesti che aveva fatto innamorare i miei piccoli figli.
Sicuramente per lei passare l’estate a Castiglioncello voleva dire cambiare radicalmente vita e scoprire un mondo nuovo e diverso dal suo, ma nonostante ciò rimaneva in lei la sua aria di malinconia, un po’ come le note di De André.
Quindi un modo di legare un bellissimo ricordo, una bellissima canzone a dei bellissimi bambini».
Il critico d’arte Riccardo Ferrucci, parlando della poetica di Maranghi, sottolinea l’originalità e la modernità dell’artista fiorentino: «L’arte di Giovanni Maranghi si presenta come una delle esperienze più originali e autentiche della pittura contemporanea, le donne e le sue immagini restano frammenti importanti, scritti in modo indelebile sulla tela. Il suo procedere artistico è un invito al sogno e alla leggerezza, quella indicata da Calvino, che ci racconta l’autore nel suo diario visionario, attraverso una serie di opere che restano nel cuore e appartengono alla memoria dello spettatore».
«Maranghi – continua Ferrucci – è un poeta visionario e, nel suo mondo, si trovano echi di modernità e storia, passato e futuro, realtà e sogno, visione e meditazione. Le forme sensuali delle donne diventano oggetti di desiderio, ma anche racconto di storie private e segrete, misteri da decifrare. È una dimensione narrativa che si sprigiona dal racconto, che trova il primo approccio nel disegno, un modo per evocare sogni e demoni, cominciare a guardare in faccia la realtà, una prima annotazione alle sue storie».
Significativo, in tempo di Covid, il messaggio che, con questa mostra, lancia l’amministrazione comunale pisana dalle parole dell’assessore alla Cultura Pierpaolo Magnani dice: «Con la mostra di Giovanni Maranghi
– dice l’assessore alla cultura Pierpaolo Magnani - prosegue l’attività espositiva alla Chiesa della Spina con un autore toscano tra i più affermati anche a livello internazionale. La mostra ha un sapore particolare perché i tre dipinti sono dedicati al cantante Fabrizio De André e in particolare alla sua canzone “Ho visto Nina volare”. È bello questo dialogo tra un raffinato artista toscano e uno dei grandi poeti del nostro secolo, Fabrizio De André. La città continua a offrire nei limiti del possibile e del sicuro qualcosa all’animo dei cittadini e dei turisti, aprendo la Chiesa della Spina alle suggestioni dell’arte contemporanea».