Giovanni Migliara – Viaggio in Italia
La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio a un altro importante pittore piemontese dell’Ottocento: Giovanni Migliara (Alessandria 1785-Milano 1837).
Comunicato stampa
«Dinanzi a quell'innumerevole serie di vedute, specie dell'Italia pittoresca che svolge dinanzi a noi con uno spirito veramente nazionale, ci arrestiamo affascinati, oscillanti tra l'inno e l'elegia, tra le età passate e quelle che verranno, sognando sogni di gloria, di tristezza, di speranza» (Giuseppe Mazzini, La pittura moderna italiana, 1840)
La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio a un altro importante pittore piemontese dell’Ottocento: Giovanni Migliara (Alessandria 1785-Milano 1837).
La mostra, curata da Sergio Rebora e in collaborazione con la Città di Alessandria e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, intende evidenziare uno dei temi centrali della ricerca dell'artista, quello del viaggio, intrapreso lungo città e luoghi del territorio italiano e restituito attraverso la raffigurazione emblematica di monumenti e di paesaggi.
La rassegna comprende un centinaio di opere, tra dipinti a olio, acquarelli, tempere, disegni e sofisticati fixès sous verre (miniature a olio su seta applicata su vetro) e si avvale dell'apporto di due tra i nuclei collezionistici più significativi di opere di Migliara, quelli della Pinacoteca Civica di Alessandria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, città di origine dell'artista. A essi si aggiungono i prestiti di raccolte private e di numerose istituzioni, tra cui Palazzo Madama, Palazzo Reale e la Galleria Sabauda di Torino; la Basilica di Superga; il Castello di Masino del FAI; il Museo Borgogna di Vercelli; la Galleria d'Arte Moderna, il Museo del Risorgimento e la Fondazione Cariplo di Milano; i Musei Civici di Como e Villa Vigoni di Menaggio.
Oltre alle immagini di chiese e di vie cittadine, spesso animate da vivaci personaggi, sono presenti scene che riflettono episodi storici del momento. Numerose le rappresentazione di interni conventuali e monastici di gusto troubadour, di scene popolari "alla fiamminga" e di "capricci" paesaggistici di lontana ascendenza settecentesca, ispirati alla Venezia di Canaletto e di Guardi.
La Fondazione Accorsi-Ometto è lieta, quindi, di celebrare questo grande maestro che seppe adottare un’inedita sperimentazione della luce che rendeva la scena più realistica e "naturale", che introdusse innovazioni strutturali nel genere della veduta prospettica, conferendole una fisionomia inconfondibile e autorevolmente paradigmatica e che si fece non solo un efficace illustratore urbano di Milano e delle città d'Italia da lui visitate, ma anche un attento cronista del dato storico o di costume.