Giovanni Oscar Urso – La donna indipendente
Giovanni Oscar Urso è artista sensibile, pronto a cogliere, e talvolta esasperare le contraddizioni della realtà contemporanea. La sua attenzione verso il mondo femminile, nella serie “la donna indipendente”, è un modo per denunciare alcune peculiarità divenute comuni nella nostra società, ove seduzione e erotismo sono espressione di una sorta di narcisismo sociale.
Comunicato stampa
Sabato 3 dicembre alle ore 19,30 s’inaugura presso i locali dell’ INDIE STORE "barsport donna" in via Riva di Reno 100/d a Bologna la mostra fotografica di Giovanni Oscar Urso “La donna indipendente”. Durante il vernissage, alle ore 20.30, si terrà la performance di Sciandra "MAcheRITO INUTILE – atto composito – 1ª parte".
Un negozio di abbigliamento non vuole certo essere sostitutivo di una galleria ma neanche semplicemente uno spazio espositivo originale dove si vuole proporre l’arte. Lo spazio e le opere esposte hanno un dichiarato intento comune rivolto al mondo femminile. Un dialogo tra arte e bisogni della normalità, tra l’intimità di una scelta e il piacere di un acquisto. Uno spazio in cui possono coincidere desideri e condividere i pensieri. Il progetto di portare una mostra d’arte contemporanea in un negozio ha come intento quello di avvicinare l’arte alla realtà della consuetudine sollecitando gli avventori a riconoscere le emozioni nel quotidiano.
Giovanni Oscar Urso è artista sensibile, pronto a cogliere, e talvolta esasperare le contraddizioni della realtà contemporanea. La sua attenzione verso il mondo femminile, nella serie “la donna indipendente”, è un modo per denunciare alcune peculiarità divenute comuni nella nostra società, ove seduzione e erotismo sono espressione di una sorta di narcisismo sociale. Uomini e donne, infatti, hanno forse raggiunto una certa parità comportamentale, nondimeno restano i bisogni, i sogni, le amarezze, le gioie che differenziano uomini e donne in quanto gender.
Se si guardano le foto di Giovanni Oscar Urso, si scopre quanta artificiosità e quanta poca realtà sia rappresentata sotto forma di simboli espliciti. L’utilizzo delle bambole e le innaturali posizioni di autoerotismo servono a rappresentare un mondo artificiale in cui, nonostante il nome che vuol dare identità, nessun essere vivente, tantomeno una donna, può riconoscersi. I colori forzati da una saturazione sparata intervengono a suggerire atmosfere d’astrazione. Gli stereotipi, i volti volutamente sfumati o distorti rendono impossibile l’immedesimazione con il reale. E’ vero sono simboli di un’illusione.
L’aspirata indipendenza a cui soprattutto il genere femminile ha anelato è impossibile in un mondo ancora medioevale fatto di feudatari, vassalli, valvassori e servi della gleba. L’artista denuncia con forza l’ipocrisia di una certa politica demagogica che fa apparire come possibile e reale un mondo democratico pronto ad accettare la collaborazione dell’altro sesso, ma altrettanto incline a sminuirlo, umiliarlo o sfruttarlo.
Certo è che negli ultimi anni non soltanto le donne hanno perso diritti sul lavoro e la dignità della persona. Il concetto di indipendenza è innanzitutto strettamente legato al diritto di autodeterminazione: nel suo aspetto “esterno”, come diritto all’autonomia di giudizio politico; in quello “interno”, come scelta di perseguire un personale sviluppo economico, sociale e culturale.
Dunque la domanda che si fa Urso con le sue opere coinvolge il genere umano, che ha dovuto cedere conquiste di autodeterminazione ottenute con sforzo, con fatica, con la lotta. Eppure ci pare di vivere in un mondo progredito perché le donne sembrano godere della libertà di scegliere una vita da single, anziché modelli tràditi di rapporto coniugale e di maternità quali uniche aspettative di vita; sembrano progredite e capaci di autodeterminarsi per la libertà di scegliere e non solo di essere scelte. Le opere di Urso gridano il rischio dell’illusione. Invitano a riflettere sulla qualità delle emozioni, sull’origine del piacere e della soddisfazione, sulla possibilità che scaturiscano dal solipsismo piuttosto che da una vita di relazione.
La donna indipendente non esiste come non esiste al di fuori di un rapporto entro cui sappia sviluppare la sua autonomia. La donna indipendente è la speranza di una umanità migliore, che vive inconsciamente in ciascuno di noi.
Testo di Marco Testa