Giovanni Ricci-Novara – Il tempo grande scultore
Una riflessione sugli effetti che l’azione congiunta del tempo e dell’uomo producono sulla percezione delle opere d’arte, soprattutto antica, e dei luoghi. Prende spunto dall’omonimo romanzo di Marguerite Yourcenar la mostra fotografica di Giovanni Ricci-Novara “Il tempo grande scultore”.
Comunicato stampa
Una riflessione sugli effetti che l’azione congiunta del tempo e dell’uomo producono sulla percezione delle opere d’arte, soprattutto antica, e dei luoghi. Prende spunto dall’omonimo romanzo di Marguerite Yourcenar la mostra fotografica di Giovanni Ricci-Novara “Il tempo grande scultore”, curata da Maurizio Vanni, che si inaugura alla presenza dell’artista sabato 6 luglio 2013 alle ore 18 nel Lu.C.C.A. Lounge e Underground. L’esposizione, prodotta dall’Associazione FienilArte e organizzata dal Lu.C.C.A., rimarrà aperta al pubblico fino al 21 luglio con ingresso libero.
In ventisei scatti Giovanni Ricci-Novara indaga opere d’arte, paesaggi e monumenti consumati dall’inevitabile azione degli agenti atmosferici, dal “volontario sfregio iconoclasta” o dal tempo che inesorabilmente li trasforma. Come scrive il curatore, il fotografo “non affronta il tema del tempo, ma racconta i suoi percorsi, esibisce le sue orme, suggerisce la sua ombra e suffraga la sua esistenza attraverso il rapporto con lo spazio e con alcuni monumenti che si aprono al nostro apparato sensoriale senza precisi riferimenti spazio temporali. In questo senso anche il tempo e lo spazio cambiano rapporto, perdono la loro interazione dinamica, diventano astratti. È una condizione mentale sospesa, in cui la tristezza e la gioia si incorporano nello stato di grazia, dove la percezione dell’attimo si proietta nel ricordo”.
“Opere che frastornano – scrive Maurizio Vanni nel catalogo della mostra – per una monumentalità non legata semplicemente alla grandezza dei formati, ma alla prepotenza delle inquadrature e, soprattutto, a un incredibile utilizzo della luce talmente metafisica da farci apparire anche la visione più ardita e onirica, come l’essenza di qualunque verità, memoriale e al tempo stesso ideale”. La valle dei Templi di Agrigento, il monte di Nemrut Daği in Turchia, la Moschea Blu di Istanbul, il tempio di Atena Polias, la statua di Agias, la testa di Alessandro Magno, il Laocoonte sono solo alcune delle immagini che vengono fissate dal suo obbiettivo per cristallizzarle e renderle eterne. “Ricci-Novara – conclude Vanni – gioca con il tempo, lo inganna e lo glorifica, lo esalta e lo rende inefficace laddove mette l’uomo al centro dell’universo, anche quando iconograficamente assente, non dimenticando mai che basta dare il nome a una cosa per farla esistere”.