Giovanni Robustelli – Auto da fé
Il titolo “Auto da fé” richiama l’opera di Eugenio Montale del ’66, novanta articoli sull’arte, sulla poesia e sulla società, un viaggio letterario per il noto poeta, un viaggio artistico per Robustelli.
Comunicato stampa
Brucia l’arte di Giovanni Robustelli. Brucia negli occhi di chi la osserva e nell’anima del suo stesso creatore. Violenta, racconta di personaggi il cui confine tra reale e fantastico diventa sempre più sfocato: “soggetti scritti in tempi remoti con volti pensati con fattezze contemporanee”, li definisce il critico Paolo Nifosì. Un’arte viva, presente, accesa, “spudoratamente erotica” accenna il collega Giovanni Blanco. Nella sua pienezza si esprime nella mostra “Auto da fé” che sarà inaugurata all’ex Convento del Carmine a Modica il prossimo martedì, 2 luglio, e dove resterà fruibile fino al 28 luglio. Promossa dalla Fondazione del Teatro Garibaldi e dal Comune di Modica, la personale è a cura degli stessi Nifosì e Blanco e di Tonino Cannata, sovrintendente della Fondazione.
Il titolo “Auto da fé” richiama l’opera di Eugenio Montale del ’66, novanta articoli sull’arte, sulla poesia e sulla società, un viaggio letterario per il noto poeta, un viaggio artistico per Robustelli. “Un dispositivo pittorico vertiginoso e circolare – lo definisce nel suo testo critico Giovanni Blanco - in cui tutte le forme slittano da un linguaggio all’altro e che a me pare segnato dal fuoco”.
Centrale, quasi l’impalcatura dell’intera esposizione, resta il disegno, del quale l’artista vittoriese ha “un possesso non comune” - gli riconosce Paolo Nifosì - della linea come segno continuo o come segno che costruisce alla maniera dei classici”.
Ed è sul disegno che sorgono poi le restanti espressioni artistiche: gli oli, gli acquerelli, le penne, i grafiti, le installazioni luminose, il live painting.
Una metamorfosi di linguaggi e di soggetti: “Robustelli narra, racconta – continua Nifosì -procedendo per cicli pittorici, traendo stimoli dalla Medea di Pasolini, dal Flauto Magico di Mozart, dal Don Chischiotte di Cervantes, dall’Amleto di Shakespeare, dalle Metamorfosi di Ovidio, da Alice nel paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, da un’opera teatrale di Carmelo Bene”. Storia, realtà ed emozioni s’intrecciano, l’una lascia il passo alle altre, “come fosse scosso da continui terremoti interiori – riprende Blanco - L'arte di Robustelli è funambolica, attraversata dallo spazio del sogno, sempre in bilico, scivolosa e magmatica, spudorata e potentemente erotica, in continua dialettica tra ciò che è portato a resistere e ciò che invece svanisce”.
Un appuntamento di grande rilievo per la Fondazione modicana: “Abbiamo il piacere di ospitare le opere di un grande figlio della terra iblea – commenta il sovrintendente Cannata - che sa magistralmente dialogare con il segno quale strumento di connessione con la sua anima artistica e di espressione delle emozioni più intime che essa prova. Per noi fruitori sarà la possibilità di addentrarsi in un mondo quasi onirico grazie ad un’arte forte, vivace, impetuosa”.