Giulia Roncucci – Cool Side Museum
“Il Furto dello specchio” è un’installazione interattiva che nasce dal desiderio di liberare gli animali dalla tortura degli allevamenti intensivi. Il lavoro indaga le forme di schiavitù nella società contemporanea occidentale partendo da un’analisi iconografica della tortura.
Comunicato stampa
“Il compito più alto di un uomo è sottrarre gli animali alla crudeltà”
Émile Zola
Il lavoro qui presentato è parte di un progetto più ampio, dal titolo Cool Side Museum.
“Cool” in inglese sta per “(moderatamente)freddo” e poi “impassibile”, ”imperturbabile”. Nello slang americano, il suo significato corrisponde a “kill” ovvero “ammazzare”, “freddare”. “Cool” nel gergo attuale significa qualcosa di “figo” e “di tendenza”.
Il termine “Side” significa lato. E rievoca l'East Side e West Side della Germania divisa dal Muro.
“Museificare” qualcosa significa relegare quella cosa nel passato oppure raccontare qualcosa attraverso documenti reali e immaginari, o, ancora, cristallizzare una realtà in uno spazio e un tempo altri per poterla contemplare con distacco e averne un'idea di insieme.
“Il Furto dello specchio” è un'installazione interattiva che nasce dal desiderio di liberare gli animali dalla tortura degli allevamenti intensivi. Il lavoro indaga le forme di schiavitù nella società contemporanea occidentale partendo da un'analisi iconografica della tortura.
La nostra forma di “tortura” si fonda sulla schiavitù (la schiavitù è sempre una forma di tortura) degli animali e di altre vite dall'altra parte del muro. Sapere questo è già di per sé una forma di violenza nei confronti delle nostre coscienze per l'inevitabile senso di colpa e di impotenza che ci procura.
Il fatto che la maggior parte delle persone faccia finta di non saperlo e di chi siano le responsabilità è una vera e propria forma di diniego che va risolta.
A questo punto sembra essere necessario il dover fare una scelta: possiamo seguire il fantasma di un evoluzionismo senza meta, una prospettiva capitalista, fallocratica, patricentrica ed ecofascista e continuare a svuotare la nostra vita con inquieto diniego; oppure ispirarci alle voci degli antenati e da un desiderio di recupero del senso, di difesa delle minoranze etniche e culturali che hanno bisogno del nostro aiuto, nel rispetto e nella valorizzazione della diversità come fonte di ricchezza. Con la volontà di salvare i nostri animali e, dunque, noi stessi.
(Non è intenzione di questo lavoro né promuovere l'idea di un auspicabile rifiuto della nostra natura carnivora; né sostenere un'ideologia vegana che vede nel mangiatore di carne un assassino e nell'allevatore uno sfruttatore; né condannare la caccia come strumento per procurarsi il cibo. Piuttosto è quella di considerare il rapporto con gli animali nella bellezza della sua elevatezza e nella possibilità di uno scambio reciproco di amore: da parte dell'uomo cura e protezione, da parte degli animali i nutrimenti).