Giulia Sensi – Lo spirito tuffatore
L’installazione di Giulia Sensi (Bologna 1989 ) offre, attraverso un racconto “immersivo”, l’esperienza del passaggio.
Comunicato stampa
LO SPIRITO TUFFATORE
“I katchina sono le anime dei primi bambini indigeni, drammaticamente
annegati in un fiume durante il tempo delle migrazioni ancestrali.
[...] Quando gli antenati degli attuali indiani furono finalmente
fissati nel loro villaggio, il mito racconta che i katchina venivano
ogni anno a visitarli e che, partendo, rubavano i bambini. Gli
indigeni, disperati di perdere la loro prole, ottennero la katchina
che rimasero nell'aldilà, in cambio della promessa di rappresentarli
ogni anno per mezzo di maschere e danze. "
Claude Lévi-Strauss
L'installzazione di Giulia Sensi (Bologna 1989 ) offre, attraverso un
racconto "immersivo", l'esperienza del passaggio. Questa esperienza
rimanda ai riti di iniziazione della cultura Hopi, indiani americani
dell' Arizona e New Mexico, ma si fonda su elementi (acqua, fuoco,
aria, la danza) comuni a le più svariate culture, che l 'artista
immagina e mette in scena in maniera libera nelle oltre 700 tavole
disegnate a mano:
“Nella mia riflessione, il mito, oggi, è un meticcio che attinge da
tutte le culture delle quali abbiamo coscienza. Saccheggia ludicamente
il patrimonio etnografico universale per trovare e giustificare
all’umano il proprio posto nel cosmo. Rovistando su internet ricerco
immagini che mi parlino, e senza volermi soffermare troppo sul loro
significato, costruisco io una narrazione attorno ad esse. In questo
caso la riflessione sull’essenza di questo personaggio è virata sul
valore dell’atto creativo in sé.
Lo Spirito tuffatore è questo, è la necessità di significare, di
segnare e di animare il simbolo.“
L'artista riesce a creare una narrazione suggestiva, evocativa
rafforzata dalla scelta in loop dell'animazione, che ne conferisce una
ciclicità infinita, un trance di rinascita iniziatico. Il tuffo
nell'elemento primordiale dell'acqua, che nei più differenti miti
della creazione, ha un valore simbolico e trasversale, permette al
personaggio e a noi, come indica Giulia Sensi, di riavvicinarci alla
rinascita, alla purificazione:
“La bambolina Kachina Paiakyamu, che nella cultura Hopi, è uno spirito
soprannaturale irriverente e che svolge la funzione di regolare le
trasgressioni nella società, è la scintilla da cui scaturisce
l’apparizione del totalmente altro; la sua improvvisa comparsa nel
nostro orizzonte ci permette una significazione nuova del nostro
essere presenti qui, definendo un nuovo spazio ontologico. La scelta
di farla tuffare è determinante per la narrazione. L’acqua ha sempre
un’accezione sia cosmologica che antropologica legata alla
reintegrazione con l’indistinto (un ambiente umido e melmoso) che
coincide con una morte temporanea seguita da una nuova vita o nuova
creazione.“