Giuliana Rosso – Chi non può dormire di notte
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Comunicato stampa
In occasione del vernissage troverete il prezioso contributo di Danilo Bertazzi che ha scritto per "Chi non può dormire di notte"
press release by Matteo Mottin:
Kurt Vonnegut ha scritto una cosa che continua a tornarmi in mente ogni volta che penso al lavoro di Giuliana. Non ricordo in quale libro l'ho letta, ma cerco di riassumerla:
Sono gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, Vonnegut è prigioniero di guerra e si trova in una grotta sotto ad un mattatoio assieme ad altri soldati prigionieri durante il bombardamento di Dresda. Loro sono al sicuro, e non sanno ancora che gli attacchi con migliaia di tonnellate di bombe esplosive e incendiarie sganciate da Stati Uniti e Regno Unito avrebbero causato un numero ad oggi ancora incalcolato di morti. Dai rumori, capiscono che la situazione è molto grave.
Ed ecco il passaggio che continua a tornarmi in testa: nel silenzio rotto solo dalle bombe, all'improvviso, uno dei soldati prigionieri, imitando la voce della regina Elisabetta e storpiandone l'accento, dice: "Chissà come se la caverà la povera gente stanotte".
Vonnegut scrive che nessuno rise alla battuta, che in effetti non faceva ridere, ma percepì che tutti furono sollevati che in quella situazione tragica qualcuno avesse almeno detto qualcosa.
Quello che fa Giuliana ovviamente non c'entra nulla con i bombardamenti e la guerra: ho citato questo pezzo perché mi evoca la stessa sensazione che provo guardando i suoi lavori, una sensazione che svanirebbe se cercassi di tradurla in parole - cosa che quindi non cercherò neppure di fare. Vorrei invece suggerirvi uno dei possibili modi con cui iniziare a guardare le sue opere.
Come in quella battuta detta a sproposito ma al momento giusto, nei suoi lavori Giuliana è come se inserisse volutamente una distanza tra quello che presenta e il come lo presenta.
A livello superficiale trattano del lato che preferiamo dimenticare o su cui cerchiamo di non soffermarci dell'adolescenza, personaggi dall'atteggiamento infantile che cercano affetto, o anche solo un confronto, in entità da loro immaginate.
Colori molto vivaci danno forma a situazioni inquietanti, le evidenziano e ce ne distraggono allo stesso tempo, creando una particolare empatia con lo spettatore.
Assecondando questa empatia, si intuisce che forse per lei i soggetti in fondo sono solo un pretesto, una costruzione per iniziare un dialogo più profondo con chi guarda, dialogo che poi continua attraverso il modo in cui gestisce la pittura, l'attenzione per i supporti su cui decide di stenderla, il rapporto tra questi supporti e le pareti che li dovranno reggere.
Ora, in fondo a Via Carena, poco distante dallo SpazioBuonasera vive una vecchia signora con la barba. Ce l'ha piuttosto lunga e nera. Le ho chiesto perché non se la taglia. Mi ha detto, "Se lo facessi, nessuno mi noterebbe".