Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA LIA RUMMA
Via Stilicone 19 - 20154, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
25/01/2024

ore 18.30

Artisti
Giuliano Dal Molin
Generi
arte contemporanea, personale

Forma e colore sono il filo conduttore del lavoro di Giuliano Dal Molin (Schio, 1960) che si caratterizza dalla metà degli anni Ottanta per una continua ricerca di andare al di là della scultura e della pittura.

Comunicato stampa

La Galleria Lia Rumma di Milano inaugura, giovedì 25 gennaio 2024, la seconda mostra personale dell’artista Giuliano Dal Molin (la prima volta ha esposto nella galleria di Napoli nel 2016).

Forma e colore sono il filo conduttore del lavoro di Giuliano Dal Molin (Schio, 1960) che si caratterizza dalla metà degli anni Ottanta per una continua ricerca di andare al di là della scultura e della pittura. “C’è il desiderio di rompere gli schemi, di uscire dal limite rappresentato dal quadro/finestra che racchiude il racconto per liberare la forma/colore nello spazio” racconta Dal Molin.

Per la personale presso la Galleria Lia Rumma, l’artista, come in un poetico viaggio ascensionale (dal basso verso l’alto), ha ridisegnato completamente i tre piani della galleria, combinando con estrema leggerezza forme e colori, secondo un tonalismo dello spirito che modifica la percezione visiva dello spazio architettonico, che così si apre a molteplici e caleidoscopici effetti ottici ed emotivi. “L’idea progettuale – spiega Dal Molin - ruota attorno ad alcuni concetti ricorrenti che hanno sempre caratterizzato la mia ricerca e il mio lavoro: forma, colore, luce, spazio, essenzialità e rigore. Le opere sono tutte ideate appositamente per gli ambienti della galleria e influenzate dalla luce che naturalmente entra negli spazi, le modifica nel corso della giornata e permette di svilupparne un racconto”.

Partendo dal piano terra della galleria, s’incontrano una serie di forme modulari di grandi dimensioni, collocate a parete in un ordine sparso, che si muovono come a passo di danza lungo una linea ideale. La ritmicità è determinata sia dalla struttura che dall’accostamento cromatico. “La loro distribuzione nello spazio - racconta Dal Molin - prende come punto di riferimento la disposizione delle figure negli affreschi e nei dipinti medievali. In questo caso l’opera vuole esprimere l’essenza stessa della pittura”. Salendo al primo piano sono installati dodici elementi tridimensionali, dipinti con colori primari, secondari, mezzi toni e grigi, che riprendono il concetto di fregio di origine classica, ripensato in chiave contemporanea. “Se nei primi due piani vi è un viaggio visuale dai ritmi sostenuti e con una sollecitazione visiva molto elevata, all’ultimo piano sono necessari un tempo e un’attenzione diversi per percepire le minime variazioni di superfici” continua Dal Molin. Tanto che la sala al secondo piano è interamente dedicata al bianco e alla luce con una sequenza di piccoli lavori rettangolari bianchi di uguali dimensioni, interrotta da uno solo di colore grigio antracite.

 

Giuliano Dal Molin è nato a Schio (VI) nel 1960. Attualmente vive e lavora a San Vito di Leguzzano (VI). La svolta nel suo lavoro artistico avviene alla fine degli anni Ottanta, quando Dal Molin sceglie la via dell'astrattismo. Inizialmente, le opere manifestano un dialogo tra materiali come metalli, polveri e pigmenti. Rilievi e forme essenziali – concavi/convessi – tendono quasi ad azzerare il colore di cui rimangono solo delle velature, “tracce del gesto del dipingere”. Nel 1984, 1989 e 1991 le sue opere vengono selezionate per la partecipazione alle collettive presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia; nel 1992 ha una sala personale presso la stessa Fondazione e nel 1993 partecipa alla 45ª Biennale di Venezia. A partire dal 1997 compare con forza il colore, inizialmente con campiture monocrome e in un secondo momento con intensi contrasti e profonde dissonanze. In questi anni l’opera si espande nello spazio circostante, diventando spesso un polittico non più a parete ma poggiato a terra, forte di una relazione continua tra elementi. Le forme verticali e orizzontali sono una ricerca di dialoghi tra piani, curve, luci, in un costante e stretto rapporto tra pittura e scultura. Gli anni Duemila portano all’evoluzione delle idee degli anni precedenti, con una ricerca sviluppata sulla tridimensionalità, che porta l’artista ad indagare sulle forme architettoniche. Le opere sono pensate in virtù di un saldo legame sia tra loro che con l’ambiente circostante, in un rinforzo reciproco e continuo. Accompagna questa fase un’accurata ricerca sul colore, che parte dalla storia della pittura per poi manifestarsi nelle opere tridimensionali, nei progetti e nei disegni, risultato di un processo di sintesi volto a togliere l’eccesso e il superfluo per dare voce al colore e alle forme. Nel 2016 Giuliano Dal Molin ha la sua prima mostra personale presso la Galleria Lia Rumma di Napoli. Nel 2017 partecipa alla collettiva “L’emozione dei colori nell’arte” presso il Castello di Rivoli (TO).

The Lia Rumma Gallery in Milan is pleased to announce the opening, on Thursday 25 January 2024, of the second solo exhibition of the artist Giuliano Dal Molin (his first solo show was held in the Naples gallery in 2016).

Form and colour are the common thread running through the work of Giuliano Dal Molin (Schio, 1960) which has been characterised since the mid-eighties by the constant quest to move beyond sculpture and painting. “There is a desire to break the mould, to go beyond the boundary marked by the painting/window that contains the story in order to free the form/colour in space” states Dal Molin.

For the solo exhibition in the Lia Rumma Gallery, the artist, as if embarking on an upward poetic journey (from the bottom-up), has completely redesigned the three floors of the gallery, combining forms and colours with an extraordinary degree of lightness, according to a tonalism of the spirit that modifies the visual perception of the architectural space which thus opens up to multiple, kaleidoscopic optical and emotional effects. “The design idea – explains Dal Molin – revolves around several recurring concepts which have always been a central feature of my artistic inquiry and work: form, colour, light, space, essentiality and rigour.  The works are all specifically devised for the rooms of the gallery and are influenced by the light that naturally enters the spaces, modifying them throughout the day and enabling a story about them to be created”.

Beginning from the ground floor of the gallery, the visitor encounters a series of large modular forms strewn across the wall which move like dance steps along an ideal line. The rhythmical quality is determined both by the structure and the chromatic matches. “Their spatial distribution,” says Dal Molin, “takes as a reference point the arrangement of the figures in medieval frescoes and paintings. In this case, the works seek to express the very essence of painting”. Moving up to the first floor, twelve three-dimensional elements have been installed, painted with primary and secondary colours, half-tones and greys, which draw on the concept of the classical frieze, reimagined with a contemporary twist. “While the first two floors involve a fast-paced visual journey and extremely strong visual stimuli, a very different time-frame and attentiveness are required on the top floor in order to perceive the minute variations in the surfaces” continues Dal Molin. Indeed, the room on the second floor is entirely devoted to white and light with a sequence of small rectangular white works of the same size, interrupted by one single work in slate grey.

 

Giuliano Dal Molin was born in Schio (Vicenza) in 1960. He currently lives and works in San Vito di Leguzzano (Vicenza). The turning point in his work took place in the late 1980s when Dal Molin chose to pursue the path of abstract art. His works initially presented a dialogue between different materials, such as metals, dust particles and pigments. Reliefs and basic forms – concave/convex shapes – almost tend to cancel the paint of which only a thin patina remains, “traces of the act of painting”. In 1984, 1989 and 1991, his works were selected for participation in the collective exhibitions held at the Fondazione Bevilacqua La Masa in Venice; in 1992 a room was devoted exclusively to his works at the same foundation and in 1993 he took part in the 45th Venice Biennale. From 1997 onwards, colour burst onto the scene, initially with monochrome fields and subsequently with stark contrasts and profound dissonances. During this period his works expanded into the surrounding space, often becoming a polyptych that is no longer attached to the wall but placed on the ground, based on a continuous relationship between the different elements. The vertical and horizontal forms represent a search for dialogue between the planes, curves and lights in a continuous, close relationship between painting and sculpture. The 2000s saw an evolution in the ideas of the previous years, with research based on three-dimensionality, which led the artist to explore architectural forms. The works are devised on the basis of a strong link both between each other and the surrounding environment, in a mutual and continuous form of reinforcement. This phase was accompanied by careful experimentation with colour which stemmed from the history of painting before manifesting itself in designs and drawings, the result of a process of synthesis intended to remove any trace of excess or superfluousness in order to allow colour and forms full expression. In 2016 Giuliano Dal Molin had his first solo exhibition held at the Lia Rumma Gallery in Naples. In 2017 he took part in the collective exhibition entitled “L’emozione dei colori nell’arte” (The emotion of colours in art) held at Castello di Rivoli (Turin).