Giuliano Mammoli – Universale

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA 3D / CANTIERE CORPO LUOGO
Piazzale Luigi Candiani 31 , Mestre, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

la galleria è visitabile su appuntamento

Vernissage
06/07/2013

ore 19,30

Artisti
Giuliano Mammoli
Curatori
Adolfina De Stefani
Generi
arte contemporanea, personale

Se la vita è un gioco l’arte si specchia in essa, assumendone le regole ed applicandole per individuare autonomamente i confini transitori e labili tra realtà e surrealtà.

Comunicato stampa

UNIVERSALE | life is a game | La vita è un gioco

opere dell’artista Giuliano Mammoli

progetto a cura di Adolfina De Stefani

presentazione critica di Gaetano Salerno

sabato 6 luglio 2013 ore 19.30

ore 20.00 performance
con Maria Cristina Ponzetti_Metallofono Modulare e Alessandro
Stacchiotti_Didjeridoo
Musicisti componenti del gruppo ALMAVISU

Concluso da poco il lungo ed articolato progetto “Geography, ALICE!”, la 3D Gallery di Venezia Mestre riparte con un nuovo percorso di incontri culturali ed eventi espositivi che vedrà alternarsi nella galleria di Palazzo Donatello un crossover di nuovi artisti e nuovi spunti di progettualità.

Il ciclo di appuntamenti dal titolo UNIVERSALE, nato da un’idea di Adolfina De Stefani (critica a cura di Gaetano Salerno) vuole idealmente riallacciarsi al tema della 55° Biennale di arte Contemporanea in corso a Venezia: prendendo perciò spunto dal Palazzo Enciclopedico e dalla complessità di un edificio utopico sede di ogni forma di sapere, le esposizioni che si susseguiranno presso la 3D Gallery offriranno uno spaccato plurilinguistico del fare arte e del produrre cultura, offrendosi come contenitore di idee e divenendo contemporaneamente contenuto del sapere stesso, con artisti impegnati ad instaurare scambi dialettici e dialoghi con lo spazio e con il tempo.

Un percorso ampio e strutturato del quale, ciascun artista invitato, contribuirà a tracciare un segmento sulla retta che l’arte percorre nel suo riscoprirsi quotidianamente contemporanea (per quanto costantemente connessa al proprio passato) e nel suo concretizzarsi quotidianamente come reperto documentativo di intuibili forme e intuibili pretesti storici e sociali; come il Palazzo Enciclopedico profetizzato dall’artista Marino Auriti, anche la 3D Gallery diventerà archivio di pensieri dinamici pronti a rigenerarsi, a ricollocarsi nel mondo delle azioni condivise e delle trame sociali per dare vita, attraverso nuove ed impreviste combinazioni, a concrete visualizzazioni di esperienze, a nuove strutture psicologiche, a nuovi punti di vista, a nuove letture, aprendosi così a nuove forme di coscienze condivise, grazie all’eterogeneità delle ricerche degli artisti invitati.

Primo appuntamento con l’inaugurazione della personale LA VITA E’ UN GIOCO | LIFE IS A GAME dell’artista Giuliano Mammoli, prevista per sabato 06 luglio 2013 alle ore 19.30.
L’artista marchigiano sarà presente con una selezione di lavori pittorici, grafici ed installativi, accompagnato dai musicisti Maria Cristina Ponzetti e Alessandro Stacchiotti.

Scrive di lui il critico d’arte Gaetano Salerno:

“Eliminando la cortina che imprigiona l’arte all’interno di figure retoriche e liberandola dall’inaccessibilità del messaggio criptato, Giuliano Mammoli instaura contatti diretti e biunivoci con le verità esistenziali, mettendo in scena (nel perimetro della galleria) i dettagli propri della realtà stessa, cristallini nella loro immediatezza, evidenti nella loro veridica presenza.

Senza distaccarsi eccessivamente dal dato esperienziale dunque l’artista compie incursioni nell’insieme semantico dei codici di massa selezionando elementi significativi del nostro pensare, del nostro esistere, del nostro agire, evidenziando così la pigra accettazione di registri imposti e tacitamente condivisi e l’adesione a strutture elaborative rette da immagini prefabbricate attraverso le quali intuire una mappa sociale illusoria.

Estratta l’icona dal baule dell’arte popular, dove essa precede l’idea e talvolta contribuisce ad affermarla, i percorsi artistici di Mammoli tracciano un’analisi in parte archeologica, in parte antropologica, finalizzata a scoprire e riconsiderare manufatti urbani, in un vorticoso gioco di citazioni che simile ad un calembour affascina e stordisce piacevolmente.

Tutto sembra già visto nel lavoro dell’artista ma tutto in realtà merita – e attende - ancora di essere guardato; alternando categorie e grammatiche artistiche mutuate dalla caotica esperienza del Novecento (del quale restituisce intatta l’energia sperimentativa ed il velato rifiuto degli accademismi) senza mai distaccarsi però da un vocabolario minore, l’artista contribuisce a rifocalizzare la nostra attenzione al nostro presente, aiutandoci a ricollocarci comodamente all’interno di una dimensione quanto mai attuale, libera da sterili principi descrittivi.

Nel percorso discernitivo che la nostra mente attua per estrapolarne i valori estrinsechi ed intrinseci e li archivia con precisione nei cataloghi dell’arte, in virtù di un valore iconico del prodotto già acquisito che l’artista modifica solo in parte e sul quale evita accuratamente di esprime giudizi, ogni dettaglio del lavoro di Mammoli sembra così erigersi a somma critica del potere delle immagini che governano il nostro mondo ed orientano coercitivamente le nostre attività percettive.

Posizionando le immagini in un colorato collage casuale – senza indagarne aprioristicamente l’ origine e senza riferirne pedantemente la genesi – l’artista ridiscute i principi di realtà e finzione, esibendo nel teatrino dell’arte il suo doppio e rinnegando le antitesi di schemi sociali che ci obbligherebbero ad aderire schematicamente a funzioni sceniche tra loro inconciliabili e alla difficile scelta di esserne o spettatori o protagonisti.

Invertendo invece ripetutamente i ruoli e dilatando il confine tra ciò che è vero e ciò che è mimesi del vero, esprimendo perciò una falsità evidente come paradigma della ri-produzione artistica stessa o di un pensiero impoverito che da tempo ormai non raggiunge la finezza intellettuale propria della speculazione dissertativa, l’artista struttura una realtà rovesciata, nella quale è obbligatorio perdere inizialmente la visione d’insieme, appiattendosi nelle pieghe della bidimensione per poter poi integrare costruttivamente i dati in nostro possesso e giungere alla formazione di una nuova tridimensionalità.

L’azione dell’artista si fa perciò interprete di un realismo fisico secondo il quale il mondo esterno esiste indipendentemente dalle nostre capacità percettive, finendo però per istruire un culto dell’apparire condiviso acriticamente dalla società delle immagini in cui la ritrovata coscienza del particolare concorre all’elaborazione del tutto, in cui si mischiano con forza gli innumerevoli pensieri minori ed intimi dell’individuo (contrapposto alla moltitudine), le istanze soggettive, i correlativi oggettivi, le minime e reiterate singolarità che sprofondano oltre la piacevolezza effimera di questi lavori, decodificando verità inattese.

L’opera di Mammoli evoca la percezione dell’esistere; intuita infatti l’affinità elettiva tra l’intelletto e l’oggetto (come forma conclusa dell’idea), colloca la sua produzione - sia essa pittorica, grafica o scultorea – nello stretto passaggio che dal pop conduce all’irreale, consentendoci così di rientrare in possesso dell’archetipo, riscoperto nel suo pieno valore spirituale, per vivere consapevolmente e armonicamente, attraverso una fruizione che prescinde dalla sua funzione d’uso, l’evoluzione dei nostri livelli di consapevolezza.

Trasfigurato il prodotto scenico in prodotto onirico, nella complessa simbologia che ne consegue, l’oggetto artistico di Mammoli rinuncia alla sua autoreferenzialità per istituire nuovi percorsi espressivi dove ogni frammento linguistico concorre alla creazione di un nuovo universo di segni e di scritture.

Se la vita è un gioco l’arte si specchia in essa, assumendone le regole ed applicandole per individuare autonomamente i confini transitori e labili tra realtà e surrealtà.

Pur non riuscendo sempre ad istituire profili consapevoli di conoscenza, forme attive di scoperta, l’arte è ancora l’unico principio credibile di conoscenza; o di assuefazione. E la vita ancora un gioco le cui regole conducono inevitabilmente e senza possibilità di ripensamenti all’uno o all’altro epilogo.”