Giuliano Menegon – Opere su carta 2019|2021
Mostra personale Opere su carta 2019|2021 dell’artista Giuliano Menegon, con testi critici di Chiara Pinardi e Giacomo Saccomanno.
Comunicato stampa
La galleria Sharevolution contemporary art di Genova inaugura il 18 dicembre la mostra personale Opere su carta 2019|2021 dell’artista Giuliano Menegon, con testi critici di Chiara Pinardi e Giacomo Saccomanno.
La collaborazione tra l’artista e la galleria non è nuova, in quanto egli aveva già presentato nei medesimi spazi espositivi la mostra “Quando il bianco ci aggredì” nell’inverno del 2019, in occasione della quale era stata esposta una selezione di lavori ad olio su tela nei toni del bianco.
Coloro ai quali sono familiari le tematiche affrontate da Menegon potranno osservare lo sviluppo e l’evoluzione della sua ricerca artistica ed estetica negli ultimi lavori su carta.
In questa occasione il pittore presenta una serie di acquerelli su carta in cui si può riscontrare una dimensione molto intima impreziosita dalla delicatezza delle pennellate, dalla leggerezza della tecnica, ma anche dal ritorno, o meglio, dal recupero dell’uso del colore che perde la sua matericità pur mantenendo una forte connotazione simbolica.
Rimane costante nel suo lavoro il ruolo della letteratura, specialmente della poesia, che viene vista come fondamentale fonte di ispirazione. Per questi ultimi lavori su carta l’autore che ha maggiormente ispirato Menegon è stato Rainer Maria Rilke e la sua particolare rappresentazione dello svuotamento della persona.
Nella Quarta Elegia il poeta tedesco rappresenta l’uomo come uno spettatore a teatro, che in un atteggiamento di rinuncia a qualsiasi decisione o relazione, svolge la propria esistenza nell’atto di guardare un palcoscenico; l’esistenza diventa quindi il palcoscenico stesso, in cui al posto dell’uomo e degli eventi reali subentra la marionetta, mentre la capacità decisionale umana è sostituita dalla volontà del burattinaio, che, completamente impartecipe, controlla in tutto la figura che si muove sul palcoscenico con spontaneità solo apparente. Diventa facile individuare qui la figura dell’artista Menegon quando dispone, organizza e ritrae il suo personale corpo svuotato.
In mostra è profondamente presente il tema della riflessione sul peso e sul potere comunicativo delle parole. In un’epoca dove quotidianamente vengono utilizzate infinite e copiose parole, se esse non affondano le proprie radici in un’origine letteraria, finiscono per non dire nulla. Nel mondo dell’arte, sopraffatto dalla necessità di comunicazione a tutti i costi, egli sostiene nel modo più intransigente il carattere enigmatico dell’arte e della sua estraneità, che non va intesa come un’apertura verso un contesto soprannaturale ma come sprofondamento in una assenza che non può nemmeno esser affermata come tale, ma soltanto oscuramente percepita attraverso l’esperienza ripetuta di una rimozione.
Infine, la scelta di Menegon di porre la data sopra ogni composizione carica l’opera di molteplici significati e suggestioni: un giorno può essere significativo solo per alcuni, lo scorrere del tempo invece riguarda tutti, chiunque vi si sente partecipe. Si entra quindi in una riflessione sulla memoria collettiva, su ciò che è stato ed ancora è attuale, e che trova la sua massima espressione emotiva proprio nella traduzione artistica, capace di una comunicazione diretta, enfatica, che ci colpisce nel profondo senza essere retorica.