Giulio Paolini – Fuori tempo
Giulio Paolini, che in questa mostra presenta lavori espressamente realizzati per lo spazio della galleria, negli anni Settanta e Ottanta ha tenuto ben sei mostre personali presso la Galleria Marilena Bonomo di Bari, qui ricordate in alcune delle opere esposte.
Comunicato stampa
La Galleria Valentina Bonomo è lieta di annunciare l’apertura della prima mostra personale di Giulio Paolini (Genova, 1940) negli spazi di Via del portico d’Ottavia 13. L’esposizione – dal titolo “Fuori tempo” – inaugura il 2 dicembre dalle ore 15 alle ore 21 e sarà aperta al pubblico fino al 15 febbraio 2023.
Giulio Paolini, che in questa mostra presenta lavori espressamente realizzati per lo spazio della galleria, negli anni Settanta e Ottanta ha tenuto ben sei mostre personali presso la Galleria Marilena Bonomo di Bari, qui ricordate in alcune delle opere esposte.
Il titolo dell’esposizione, “Fuori tempo”, evoca l’idea di Pittura che appare e scompare da un’opera all’altra lasciando le sue tracce e intercettando le epoche più diverse: la tavolozza, il cavalletto, il telaio, la cornice e il calco in gesso costituiscono l’inventario degli strumenti che abitano lo studio dell’artista e incontrano figure come la Venere esquilina, Antoine Watteau, Édouard Manet e Giorgio de Chirico.
L’opera Fuori tempo (III) accoglie il visitatore: una lente di ingrandimento, collocata su due tavolozze fra loro sfalsate, sembra cercare il centro ideale come nel mirino ottico. Attraverso l’immagine della tavolozza e il richiamo a due pittori prediletti del passato – Manet e de Chirico –, l’artista vuole rendere omaggio alla Pittura. Il riferimento a una dimensione altra rispetto al presente, riferita dal titolo e posta in evidenza dall’orologio dechirichiano, celebra la dimensione “senza tempo” della pittura, estranea sia all’evoluzione del tempo cronologico sia alla definizione di un’”ora esatta”.
Sul lato opposto del corridoio, il calco della Venere sembra voltarci le spalle e allontanarsi alla ricerca del nuovo al di là della parete. L’opera Ex novo “sembra dunque annunciare – dichiara l’artista – qualcosa che ancora non vediamo: l’ ’abito’ che indossa la Venere è il cielo che accoglie una sfera dischiusa in frammenti, rappresentazione del pianeta nel quale ci troviamo ad essere”.
Al centro della galleria si trova La Musa dipinta interpretata dalla figura di Antiope tratta da un quadro di Watteau. La tavolozza sulla quale sembra adagiarsi è quella appartenuta a Manet. Un cavalletto sostiene la cornice del collage, mentre tutt’attorno fogli e strumenti del pittore cadono al suolo.
Infine due grandi collage dialogano su due pareti contrapposte: La pittura abbandonata e La memoria ritrovata, entrambi riferiti a un’installazione (La pittura abbandonata, 1985) e a momenti riconducibili alle esposizioni tenute in passato alla Galleria Bonomo di Bari e dunque “fuori tempo”. Altri collage di media dimensione corredano la mostra.
L’intera esposizione è pervasa da salti temporali e spaziali, incursioni in momenti diversi della storia dell’arte, passaggi incrociati che tuttavia non dimenticano la centralità della riflessione sull’idea di Pittura.