Giuseppe Abbati – Combinazioni
Mostra personale
Comunicato stampa
Continuità nell¹innovazione
di Francesco Rimoldi
Con l¹esposizione delle opere di Giuseppe Abbati, il progetto Inverart - Padiglione d¹Arte Giovane di Inveruno continua anche oltre la ³tre giorni² autunnale, arricchendosi di un nuovo appuntamento espositivo interamente dedicato ad un giovane del nostro territorio la cui personalità artistica è decisamente interessante.
Abbati fa parte di quel gruppo di artisti che ha animato la progettualità culturale e artistica del nostro Padiglione d¹Arte giovane, dal 2004 vero e proprio laboratorio di ricerca ed innovazione in campo creativo.
In quest¹ottica l¹obbiettivo è dare vita a un nuovo ciclo di mostre di giovani artisti provenienti da questa esperienza decennale, sempre accompagnati da ³incontri con l¹autore² che completano la programmazione.
È un esperimento, una ³prima² che pensiamo possa essere apprezzata dal pubblico per il valore dell¹Artista, ma anche per il valore del progetto che coinvolge volenterosi soggetti privati nel sostegno e nella realizzazione della mostra e dell'edizione speciale del catalogo.
La mostra, allestita nel Centro Servizi per la Cultura, che in questi anni è stato un solido fulcro per le iniziative promosse dall¹Assessorato, si pone in continuità con scelte orientate alla promozione e allo sviluppo del nostro territorio anche attraverso appuntamenti con l¹arte contemporanea, oltre che con quelli dedicati ai grandi maestri del passato.
Pensiamo che la Cultura sia un cardine dello sviluppo sociale ed economico del nostro Paese e Inveruno, negli anni, ha sempre fatto la propria parte. I segni ci sono e sono tangibili. Nel solco di questo impegno che ci rende orgogliosi, vogliamo dare ulteriore impulso al sostegno di quei validi giovani che danno e daranno lustro al nostro territorio in campo artistico.
I risultati del lavoro in ambito culturale sono onde lunghe che danno grandi benefici nel tempo. Come tutte le cose ben fatte richiedono costanza e pazienza. Oggi è giunto il momento, oltre che di seminare, di incominciare a raccogliere.
Le Combinazioni di Giuseppe Abbati
di Francesco Oppi (stralcio dal testo in catalogo
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A livello formale troviamo in queste ³combinazioni² tutto il lavoro di studio e ricerca che l¹artista ha rivolto, particolarmente, ad alcuni dei grandi artisti attivi nella ricomposizione estetica a mezzo del collage; si vedano ad esempio, oltre ai già citati, gli statunitensi Rauschenberg ed Eugene Martin, per i rapporti tra materia e colore; il britannico Richard Hamilton, non per l¹appioppato ³pop², ma per l¹organizzazione spaziale e le inquadrature (³Interior² e ³Interior II² del 1964-5 ne sono valida testimonianza); l¹europeissimo Jiri Kolar, per la scientificità dell¹approccio alla realizzazione dell¹opera, per alcuni aspetti tecnici (tra cui sagomature e riempimenti) e per la meditata enfasi dedicata ai ³vuoti² e ai ³pieni²; il Bruno Munari di alcuni collages (tipo ³Ci ponemmo dunque in cerca di una femmina d¹areoplano² del 1930) e per l¹onirica ibridazione tra oggetti, e tra oggetti e figure.
Il lavoro di Abbati scaturisce anche da una inevitabile e quasi genetica (è nato nel 1973) introiezione della ³tempesta grafica² che va, in varie forme e su vari supporti e media, prima dal 1966 al 1975 e poi fino al 1987.
Alle radici di questa serie di lavori rinveniamo anche un senso di monumentalità ricollocato, a volte in contraddizione con il concetto dada. Abbati, infatti, crea soggetti totemici che ³involontariamente² si piazzano, spesso addirittura iconicamente, al centro della scena.
Come e più di altri artisti, Abbati è un avido divoratore ed elaboratore di immagini; di stimoli accarezzati dove altri non trovano. Utilizza, poi, una brillante fantasia, supportata dalla serietà nella ricerca formale, per progettare e costruire, a partire da queste ³visioni², nuove realtà possibili. Queste sue opere ci segnalano vie d¹uscita inaspettate e fantastiche.
Le ³combinazioni² ci danno impressioni di nuovi spazi, di tenerezze inconcepibili (ad esempio, tra una zampa di cavallo ed una serie di lavandini come nella composizione ³Y² o tra un ramo spoglio forse di Lagestroemia e una ruota di bicicletta come nella ³N²); ironie profonde.
Prospettive, in entrata e in uscita, sempre in connessione e sempre libere. (...)