Giuseppe Amadio – Estroflessioni multicolori
L’arte estroflessa di Giuseppe Amadio (Todi, 1944) per la prima volta varca la soglia di Galleria Magenta.
Comunicato stampa
L’arte estroflessa di Giuseppe Amadio (Todi, 1944) per la prima volta varca la soglia di Galleria Magenta. Quindici opere di medio-grande formato, a metà tra pittura e scultura, compongono la mostra “ESTROFLESSIONI MULTICOLORI”, presentando un “nuovo” linguaggio artistico, di matrice materico-concettuale, all’interno delle proposta della galleria fondata a Magenta (Milano) nel 1979.
Sfidando la bidimensionalità della pittura grazie alla tecnica dell’estroflessione, Amadio dilata la tela verso l’esterno, creando movimenti ed effetti chiaroscurali sulle superfici monocrome, attraverso la costruzione di una struttura sottostante di legni e supporti in grado di conferire un particolare dinamismo a ogni singola opera, in un continuo dialogo tra arte e design.
Inserendosi nel solco della via tracciata da illustri autori del Novecento che hanno indagato il tema dello spazio “fisico” nella pittura (da Lucio Fontana a Enrico Castellani, da Agostino Bonalumi a Turi Simeti), Amadio presenta una propria peculiare ricerca, frutto di studi sulla geometria di linee, curve, angoli e punti applicati alle superfici morbide delle tele. Una trama astratta ma ben riconoscibile emerge dal fondo, “staccandosi” dalla parete per cercare nuovi punti di contatto visivo e intellettivo con l’osservatore, nella totale purezza delle tinte monocrome.
La collaborazione braccio a braccio con l’esimio artista astratto Piero Dorazio (1927-2005), per oltre vent’anni, ha certamente permesso ad Amadio di assimilare i concetti della pittura d’astrazione per poi spingerli all’estremo attraverso la tecnica dell’estroflessione. Lo stesso Dorazio afferma: “Amadio è un uomo di grande onestà artistico-intellettuale che va avanti con determinazione, niente e nessuno lo distoglie. Egli desidera fortemente rinnovare, ampliare, diversificare questo concetto ormai confermato nella storia dell’arte”.
Secondo il critico d’arte e studioso Vittorio Sgarbi, Amadio è “un eccellente creatore di estroflessioni che ribadiscono un’attualità ormai fuori dal tempo, non solo perfettamente adattabile alla sensibilità estetica dell’odierno, ma proiettabile anche nel futuro più immediato”.
Sempre secondo Sgarbi, la ricerca di Amadio è un’avventura della forma e dell’oggetto, nella sua rinnovata materialità, consapevole delle evoluzioni dell’industria moderna (il design progettuale, la scoperta delle plastiche sintetiche e della serialità). Una ricerca anche artigianale, dunque, che può inserirsi nella tradizione di quelle composizioni di “dimensione mediana e sfuggente”, ovvero del bassorilievo, scultura “poco più che piatta” ma destinata a far emergere la narrazione, il racconto di una storia, gli effetti della luce e del pieno-vuoto.
“Potrebbe sembrare qualcosa di particolarmente astratto, nella riflessione come nell’espressione, se non avessimo a che fare con opere che sprizzano concretezza sensoriale da tutti i pori, presupponendo come parallelo uguale e contrario della visualità, una tattilità che viene istigata da Amadio come un testo in alfabeto Braille, farebbe con un cieco”. Vittorio Sgarbi
La mostra, aperta con ingresso gratuito fino al 27 maggio prossimo, rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo nei quasi 44 anni di storia della galleria, con l’ampliamento della scuderia dei “grandi maestri” grazie a un autore come Giuseppe Amadio. L’invito per il pubblico è di lasciarsi coinvolgere dalle eleganti estroflessioni multicolore dell’artista, e di assaporarne il ritmo, la musicalità e l’armonia che riaffiorano piano piano di superficie in superficie.