Giuseppe Chiari – Quit Classic Music
Una mostra/omaggio al Maestro Giuseppe Chiari (1926-2007), uno dei massimi artisti contemporanei italiani che ha fatto parte del Movimento Artistico della Neo-Avanguardia Internazionale ‘Fluxus’, che ha esplorato e rinnovato il linguaggio della musica, dell’arte visiva e della performance, inventando la ‘Musica d’Azione’ e la ‘Musica Visiva’.
Comunicato stampa
GIUSEPPE CHIARI
QUIT CLASSIC MUSIC
Presso il Museo Diotti della Città di Casalmaggiore (CR), dal 20 giugno al 26 luglio 2015, in contemporanea con il 19° Casalmaggiore International Music Festival e parallelamente al programma di Musica Contemporanea (CIME – Contemporary International Musical Exchange) coordinato da Megumi Masaki, concertista e docente presso l’Università di Brandon, Manitoba – Canada, si terrà una mostra/omaggio al Maestro Giuseppe Chiari (1926-2007), uno dei massimi artisti contemporanei italiani che ha fatto parte del Movimento Artistico della Neo-Avanguardia Internazionale ‘Fluxus’, che ha esplorato e rinnovato il linguaggio della musica, dell’arte visiva e della performance, inventando la ‘Musica d’Azione’ e la ‘Musica Visiva’.
Sono le stesse parole di Giuseppe Chiari a definire l’opera di Giuseppe Chiari, descrivendo l’happening: “la musica, la scrittura, la pittura, le figurazioni gestuali, la propria voce, sono i veicoli della comunicazione creativa: un’arte vissuta più che guardata.” Parole che sostengono la certezza di come arte e musica siano forme espressive di necessità primaria del vivere umano, proprie della natura umana, come sensibilità alla conoscenza per esperienza diretta e gestuale, di azione sulle e delle cose.
Diviene necessario riconsiderare anche un ‘senso nuovo’ del linguaggio, nella definizione della parola rispetto al canto, del rumore rispetto al suono, rumore che è anche suono, così come lo è il silenzio. Poiché la vita è il tempo che si svolge nel carattere dinamico di pausa e azione.
Arte e musica sono azione gestuale. Una forma di spazialità, un modo di ridimensionare conferendo la ‘dimensione vera’, anche allargata, alle attività creative che sono parte dell’uomo.
Arte e scienza hanno dimostrato come la bellezza sia nelle cose semplici - in sé, come nei loro legami - e di come nei processi di comunicazione fra materia ed energia stia lo scambio di una certa qualità dell’informazione, utile quando costruttiva. A questo proposito, fra le affermazioni di Giuseppe Chiari, esemplare è “ART IS EASY”, “l’arte è facile”. E in tale principio si concretizza la potenzialità creativa del fare arte nel concetto di indeterminazione attuato liberamente con grande rigore.
Dall’azione apparentemente dissacrante dell’artista sugli oggetti-strumenti ‘suonati’ nell’opera (che possono apparire come aggrediti e brutalizzati, congelati nella loro funzione isolata dal nastro adesivo o contaminata dal colore ad indicare l’interazione anche interdisciplinare di un qualcosa che non deve essere necessariamente per addetti ai lavori) emerge la risonanza intellettuale dell’intervento esterno dell’artista come esperienza di bellezza segnica.
Una ricerca che rafforza l’idea stessa della musica ed evidenzia un’intenzionalità dell’azione in cui il corpo – dell’oggetto-strumento come dell’artista che ha agito, così come del chi guarda l’opera – interviene come elemento di fisicità necessaria e diretta. L’oggetto, lo strumento musicale come lo spartito, non è mai solo. Vive dell’azione di chi lo suona, di chi lo osserva da un punto di vista formale ed estetico, oltre che musicale. È una questione di fisicità del suono comunicata sul corpo del suono. Attraverso ciò che, nell’opera, rimane del gesto sulla e nella materia.
Sulla musica, in forma radicale, vissuta e pura.
Anna Vergine e Gabriele Fallini