Giuseppe Corrado – La ricerca del vuoto
Si tratta di sculture, installate in stretto dialogo con la collezione archeologica del Museo, dedicate al vuoto esistenziale e di personalità che colpisce la società contemporanea.
Comunicato stampa
Il Museo Castromediano prosegue il suo impegno nella valorizzazione degli artisti del territorio salentino con questo omaggio allo scultore Giuseppe Corrado (1960-2016), attraverso l’esposizione ragionata di opere della sua ultimissima produzione, sostanzialmente inedita. Si tratta di sculture, installate in stretto dialogo con la collezione archeologica del Museo, dedicate al vuoto esistenziale e di personalità che colpisce la società contemporanea. Grandi corpi privi di volto e di consistenza anatomica – ma “vivi” perché inglobati in una sorta di struttura protettiva che li rende tangibili – si muovono nello spazio del museo sotto il titolo di Pleurants, che – come suggerisce Donato Margarito nel testo che accompagna la mostra – “I pleurants, corteo funebre inserito nella tomba-monumento, incarnano la semantica di un lutto estremo e di una profonda malinconia per la dipartita della persona celebrata”. Il pubblico è invitato così a interagire con queste presenze-assenze, a interrogarsi sulla loro natura e a dialogare idealmente con esse all’insegna di una riflessione su concetti legati al tempo e alla trasformazione della società dei nostri giorni.
Ma Pleurants non è soltanto una mostra, poiché è parte integrante di un’operatività più ampia coordinata da Medí, con un nuovo progetto vincitore PIN chiamato WeareArt rappresentato da Gloria e Davide Corrado. “Il progetto – comunicano i due curatori – mira alla valorizzazione dell’arte scultorea e pittorica di artisti pugliesi attraverso la moda. Il mercato della moda può rappresentare un importante strumento di conoscenza delle produzioni artistiche atteso che quello italiano è il secondo al mondo per quotazioni e produzioni. Gli abiti e gli accessori sono realizzati artigianalmente in Italia, ogni abito e accessorio è dotato di un QR-code che, direttamente collegato ad un sito web, consente al cliente di conoscere le opere e gli artisti da cui gli abiti e gli accessori traggono ispirazione”. Perciò al termine della presentazione della mostra ci sarà una sfilata, intesa anche come dispositivo in grado di connettere idealmente le sculture di Giuseppe Corrado con i reperti archeologici della collezione permanente del museo.
Programma completo della serata
20.30 presentazione mostra+progetto (atrio esterno)
21.00 visita guidata alle opere in mostra
21.30 sfilata abiti weareart
22.00 rinfresco (atrio esterno)
Ecco uno stralcio del testo di Donato Margarito sulle opere in mostra:
Giuseppe Corrado, nella parte finale della sua attività artistica, si è concentrato nella scultura di pleurantslasciandoci un congruo numero di opere di questa natura che si richiamano esplicitamente ad uno stile tardogotico che si va affermando in Europa tra il Medioevo e il Rinascimento. Si tratta di figure monacali afflitte dal dolore e preganti che sono collocate, come particolari decorativi, nel contesto di un monumento funerario solenne, in qualche caso monumentale, eretto come tomba a memoria di un regnante o di un personaggio aristocratico illustre. Pleurantsè una parola francese, poi anglicizzata in pleurantse tradotta in italiano con pleuranti(scarsamente usato) o piangenteche è il termine più ricorrente. Le lacrime, la preghiera e lo struggimento di sé sono gli aspetti cruciali di queste figure che sembra vogliano far sprofondare la loro faccia, in segno di penitenza, nell’abbondante cappuccio del saio. I primi esemplari si trovano in Francia presso le tombe della potente famiglia borgognona: celebre è il corteo di pleurantsche lo scultore Claus Sluter inserisce nella tomba di Filippo l’Ardito. Il canone scultoreo dei pleurantsviene poi ripreso in Inghilterra in analoghi contesti tombali. In Italia se ne può rintracciare un esempio nelle statuette del Tesoro della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Nella scultura di Giuseppe Corrado il pleurant, da mero particolare decorativo, diventa uno stile a sé stante, scontestualizzato da un monumento tombale con destinazione celebrativa e trasformato in un codice dell’esistenza affranta, in un’allegoria della vita che si estingue e del tempo che trasforma le cose in rovina. Per compiere questa operazione, molte sono le innovazioni che Corrado introduce nel canone pleurant, a cominciare dalla scomparsa del volto, una testimonianza di quel processo di svuotamento di sé, cui gli esseri umani sono soggetti nel mondo della globalizzazione. Lavorando su questo segno di estrema pietasdel monachesimo occidentale, Corrado giunge alla coscienza che il mondo in cui viviamo è quello che ha sostituito l’essere con il nulla e l’identità con l’anomia.
Profilo biografico dell’artista
Giuseppe Corrado nasce l’1 gennaio del 1960 a Montesano Salentino, in provincia di Lecce. All’età di 14 anni, s’iscrive al Liceo Artistico di Lecce, dove consegue il Diploma e, successivamente, decide di iscriversi all’Università di Scienze Motorie a Foggia. Si dedica per una breve fase della sua vita all’attività scolastica, insegnando educazione fisica, ma quello “spirito guerrier ch’entro mi rugge” (un furore creativo, vissuto come un principio di piacere insopprimibile) lo porta ad abbandonare la scuola e a dedicarsi all’attività di scultore e pittore. Così egli compie una scelta di vita radicale e sicuramente anticonformista. Sarebbe stata molto più accomodante e sicura la scelta di una vita da piccolo-borghese, posta al riparo da qualsiasi rischio e pericolo. Com’è evidente, in questa scelta, c’è molta volontà di trasgressione e di rottura, ma anche un’incrollabile fiducia nei propri mezzi artistici. Egli, in pochissimo tempo, chiarisce, in primo luogo a se stesso, le sue inclinazioni attitudinali e, così, decide di dedicarsi, essenzialmente, alla scultura. Quando comincia questa avventura, egli ha 24 anni circa. La fase del dubbio e, quindi, della compresenza, tra attività didattica e attività artistica, è finita per sempre.
Studia i classici greco-latini, l’iconografia medioevale, il rinascimento italiano e il barocco, senza tuttavia consacrare la tradizione in assunti dogmatici. Comincia a interessarsi anche di avanguardia e sperimentazione, ma evitando i facili entusiasmi del conformismo e della moda e, però, imparando molto dalle esperienze novecentesche più innovative.
Egli è un’artista che sa coniugare l’apertura cosmopolitica delle sue sculture con la saldezza di radici antropologiche molto profonde. Per questa ragione il Mediterraneo e il Mondo gli appaiono come due dimensioni interscambiabili e, in entrambe, viene ospitato l’esistenzialismo negativo della condizione umana. I suoi modelli prediletti sono Michelangelo Buonarroti, per una lunga fase della sua attività e Albrecht Dürer (in tempi più recenti), quindi lo stile rinascimentale e lo stile barocco e allegorico, posti su un livello assolutamente paradigmatico, però una grande importanza hanno, in Giuseppe, anche gli scultori greci dell’antichità e dell’arte cristiana, il gotico medioevale e, talvolta, persino un senso neoclassico della misura di matrice settecentesca. E non sono poche, nemmeno, le suggestioni che provengono dalle esperienze novecentesche dell’avanguardia. La sua apertura alla sperimentazione è costante. Il figurativo si contamina con il surreale, l’astrattismo, il concettuale e il post-moderno. Gli ultimi cinque anni della sua vita sono segnati da una continua lotta, quella vera, quella rappresentata da sempre nelle sue opere. Colpito da una grave malattia, si spegne il 12 marzo 2016 all’età di 56 anni nella sua casa museo a Montesano Salentino.