Giuseppe De Fazio – Memorie dal sottosuolo
Mostra personale dell’artista Giuseppe De Fazio (Catanzaro, 1955), organizzata in collaborazione con l’architetto e designer Fabio Rotella e accompagnata da un catalogo con introduzione critica di Ivan Quaroni.
Comunicato stampa
Mercoledì 29 novembre 2023 dalle ore 18.30 alle 21 la Galleria Antonio Battaglia inaugura la mostra personale dell’artista Giuseppe De Fazio (Catanzaro, 1955), organizzata in collaborazione con l’architetto e designer Fabio Rotella e accompagnata da un catalogo con introduzione critica di Ivan Quaroni.
Il titolo della mostra, Memorie dal sottosuolo, fa riferimento al mondo geologico dal quale trae spunto la ricerca artistica di De Fazio sulla suggestione della purezza materica e coloristica delle pietre minerali che l’artista ha indagato dagli anni Settanta fino ad oggi, costituendo un vasto archivio di forme, luci e colori che fanno della sua produzione pittorica e scultorea una sorta di regesto delle geometrie e dei volumi di un mondo sotterraneo sconosciuto. Le sue opere, realizzate in pittura con le tecniche classiche dell’encausto e dell’olio su tela, e in scultura utilizzando blocchi di salgemma e alabastro, sono, secondo la definizione dell’artista, delle “estrazioni dalla madre terra”, carotaggi che catturano il flusso energetico di un sottosuolo in continuo movimento e trasformazione.
“L’interesse di De Fazio per le forme inorganiche dei minerali e per le strutture (organiche e inorganiche) di cristalli e rocce si è poi precisata ulteriormente a partire dagli anni Novanta, attraverso il passaggio a una pittura che azzerava ogni spunto iconografico per virare con verso una grammatica astratta, o meglio, apparentemente aniconica. Iniziavano, così, a emergere proprio in quegli anni gli elementi caratterizzanti di un linguaggio che ruotava attorno al rapporto tra il colore, la luce e geometria. Si registrava, insomma, nella sua pittura un piacere per i pattern e le trame ricorsive che prodotte dalle forze geofisiche sulla terra e, in particolare, sugli oggetti studiati nelle discipline della petrologia, mineralogia e gemmologia.
A distanza di oltre trent’anni, ritroviamo quello stesso piacere nella recente produzione dell’artista, abbinato a un inesausto anelito sperimentale che si esprime soprattutto nella scultura, dove composti industriali come il siporex - un calcestruzzo costituito di cemento e sabbia silicea -, il polistirene o la resina cementizia, sono associati a materiali più nobili come il metallo in foglie o addirittura la madreperla. Nella pittura, invece, Giuseppe De Fazio preferisce combinare tecniche tradizionali come l’encausto e l’olio, che gli permettono di enfatizzare la componente luministica delle sue composizioni, immagini che indagano la materia inorganica con straordinaria fedeltà.”
tratto dal testo in catalogo di Ivan Quaroni
Osservando i lavori dell’artista - come notava Marcello Sèstito nella monografia Giuseppe De Fazio, Grumi Contratti di Senso, pubblicata nel 2017 da Rubbettino Editore - “ci sembrerà di assistere a queste materie in movimento, pietruzze che si urtano, lastre che si sovrappongono, affastellamenti incoerenti, elementi organici in diastole e sistole, come se il fuoco prometeico che ha generato alcuni dipinti bruciasse costantemente dal di sotto fino a riemergere in superficie, come lava incandescente pronta a fuoriuscire alla luce”
La mostra prosegue fino al 20 dicembre.
da martedì a venerdì 16 - 19.30, sabato e domenica 11 - 13.30 / 16 - 19.30 e su appuntamento
Note biografiche
Giuseppe De Fazio nasce nel 1955 a Catanzaro. Dove frequenta il Liceo Artistico e l'Accademia delle Belle Arti, nel 1978 consegue il diploma di laurea in pittura e l'anno successivo è assistente del prof. Gianni Pisani per la cattedra di pittura. Nel 1977, durante una breve frequentazione con il filosofo Giovanni Marzano, viene a conoscenza della pittura mineralica e comincia a svilupparne un suo significativo contributo.
Nel 1978 conosce a Roma il pittore mineralico Guccione Giuseppe Masci con il quale instaura un duraturo rapporto collaborativo, nel 1982 il comune interesse li porta a realizzare a quattro mani una grande opera-manifesto, esposta a Roma nello stesso anno. Dopo un breve periodo tra Milano e Novara, nel 1985 si trasferisce a Brescia dove insegna discipline pittoriche fino al 2003 dedicandosi con impegno e continuità alla pittura mineralica. Qui abbandona l'iniziale impostazione figurativa e orienta la sua ricerca stilistica sulla luce e sul colore, elementi fondanti di un astrattismo mineralico che prenderà vita in tele di grandi dimensioni. A partire dal 1994, un'altra forte attrazione verso la forma plastica lo condurrà a percorrere contemporaneamente un nuovo sentiero di esplorazione, frequentando per tre anni la scuola Vantini di Botticino che gli consentirà di trasferire lo stile mineralico in opere scultoree.
Nel 2003 si stabilisce definitivamente nella sua città natale dove si divide tra l'insegnamento di discipline pittoriche e una fattiva e incisiva attività di ricerca artistica.