Giuseppe Gallace – Il vento dentro casa

Informazioni Evento

Luogo
DR FAKE CABINET
Via San Francesco da Paola, 12 , Torino, Italia
Date
Dal al
Vernissage
30/11/2023
Artisti
Giuseppe Gallace
Curatori
Paola Stroppiana
Generi
arte contemporanea, personale
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Nuova mostra personale di Giuseppe Gallace dal titolo “Il vento dentro casa” nella quale l’artista presenta un’inedita serie di dipinti.

Comunicato stampa

“Oh Chardin! Quello che mescoli sulla tua tavolozza non è del bianco, del rosso o del nero, ma la sostanza stessa degli oggetti: prendi con la punta del tuo pennello l’aria e la luce e le fissi sulla tela.”

(Denis Diderot, Salon de 1763)

 

Il vento dentro casa

 

Giuseppe Gallace è un artista che non fa sconti, né sui temi trattati, né sui modi per raccontarli. Di certo non lo spaventano le sperimentazioni, sia che riguardino gestire un particolare genere o una precisa tecnica pittorica, dopo averla a lungo scandagliata e analizzata; questo grazie ad una robusta preparazione accademica ed una vasta cultura figurativa, oltre, certamente, al talento naturale, che gli permette di muoversi agilmente sulla tela e mutare senza difficoltà scala e proporzioni, passando da quadri di dimensioni contenute a tagli generosi. Negli ultimi anni la sua produzione, pur con delle divagazioni sul tema, si è concentrata su una personale rielaborazione della grande pittura tardo-simbolista italiana (si pensi ad Asfissia! di Angelo Morbelli o Dopo il Duello di Antonio Mancini) a cui Gallace non ha risparmiato la necessaria precisione esecutiva - propria del periodo - pur senza indulgere nella facile soluzione della pittura fotografica, arricchendola piuttosto di un accenno di incombente “sfaldatura” del colore.

Il fatto di aver ambientato i suoi dipinti quasi tutti in interni domestici, scarni e scarsamente illuminati, ha permesso di giocare abilmente su precise scale cromatiche e variazioni tonali, terrose e grasse, dove prevalgono i marroni lignei, i grigi ferrosi, gli ocra che sanno di polvere: la politezza dell’insieme è restituita da un ottimo controllo della luce e un preciso senso della composizione, che Gallace piega abilmente a fini narrativi. Qui l’artista lavora per sottrazione, e questo suo continuo “togliere” passa dal colore alla forma, e, infine, al soggetto rappresentato: la figura umana compare ma frammentata, suggerita, immaginando la parte per il tutto. Eppure gli elementi concessi, a cui non mancano dettagli crudi e disturbanti, risultano sufficienti per ipotizzare una storia, aggiungere dettagli: completare il quadro, fuor di metafora.

Nelle incursioni pittoriche in situazioni all’aria aperta la luce si fa violenta tanto da disfare i contorni di cose e persone, privi di ombre: qui il contesto è assolato, soffocante, scarno, la solitudine dell’individuo è sottolineata dalla scelta di toni cromatici freddi, saturi; le pose cristologiche come in “Polvere e ruggine” parlano di dolore, solitudine, alienazione e nuovamente inducono a immaginare, a completare una narrazione volutamente interrotta e sofferta.

L’interno domestico è protagonista anche della nuova serie di dipinti, ma qui Gallace concede al colore il primato di dettare le regole su vasta scala, primato che fino ad ora era stato della luce: forma e colore qui coincidono, ma cambia il gesto pittorico, più mosso, tormentato, persino viscerale: cambiano i riferimenti culturali, si leggono accenni alla lezione visiva nord-europea di fine ottocento, da Van Gogh a Munch. I colori si fanno acidi, freddi, disegnano zone tonali giustapposte per contrasto, definiscono campiture e ne individuano i contorni; la pennellata è a tratti corposa, composta da strati di pittura sovrapposti; di contro Gallace, in un continuo gioco di aggiunte e sottrazioni, utilizza persino carta giapponese in applicazione o strappata, solventi, carta vetrata, pastelli a cera.

Nelle composizioni, quasi tutte di grande formato, la struttura si fa distorta, onirica, eppure, ad un secondo sguardo, risulta sempre estremamente controllata. Anche qui si gioca per sottrazione narrativa: i titoli delle opere, piccole chiavi per accedere a mondi nascosti, vanno dalla constatazione ad una sorta di richiamo all’ordine venato di sarcasmo e disincanto, come “I vestiti ancora puliti si mettono sulla sedia” - mentre tutto il resto è in disfacimento! -  o “Un’altra notte da solo con i fiori”, che fa pensare ad una serie di notti insonni e solitarie. “La cena è pronta!” (ma non c’è nessuno, neppure chi ha preparato) è il titolo di un piccolo olio su tavola e “Il tappeto nasconde la polvere” richiama l’attenzione proprio su ciò che non possiamo vedere, e si voleva nascondere. “La stagione degli amori” vede un ribaltamento tra uomini e animali, e a favore di quest’ultimi.

In tutti però, sia nella serie di piccole dimensioni che in questi ultimi, emerge un grande protagonista, il vero convitato di pietra: il silenzio. Non c’è voce nei dipinti di Gallace: tutto è stato detto, tutto è accaduto, oppure accadrà a breve, ma senza che si possa sapere né come, né quando: il vento dentro casa, come suggerisce il titolo della mostra scelto dall’artista, è l’unico alito vitale che solleva per un attimo le tende, accarezza i corpi, muove l’aria ormai ferma, stantia.

Le storie di Gallace, schierato non dalla parte di chi vince, ma sempre da quella di chi perde, rimangono negli occhi di chi guarda come schegge di un mondo emotivo in procinto di evolversi o dissolversi, ma per un attimo ancora immobile: una frase lasciata a metà, una cesura, forse una censura.

 

Paola Stroppiana