Giuseppe Palmisano – Ogni cosa è abbandonata
Il titolo è un riferimento al film Ogni cosa è illuminata del regista Liev Schreiber, tratto dall’omonimo romanzo, le cui vicende si dipanano tra viaggi, ricerca e memoria, in un continuo tentare di afferrare quanto del passato vi è ancora di tangibile.
Comunicato stampa
Martedì 27 ottobre 2020 alle ore 19.00, inaugura, presso Kunstschau_Contemporary Place a Lecce in via Gioacchino Toma 72, Ogni cosa è abbandonata dell’artista Giuseppe Palmisano (Ceglie Messapica, 1989).
Il titolo è un riferimento al film Ogni cosa è illuminata del regista Liev Schreiber, tratto dall'omonimo romanzo, le cui vicende si dipanano tra viaggi, ricerca e memoria, in un continuo tentare di afferrare quanto del passato vi è ancora di tangibile. Il ricordo è altrettanto centrale anche nell’opera di Giuseppe Palmisano in cui però ha modo di affrancarsi dai confini della proprietà divenendo parte del mondo altrui. L’intervento presentato dall’artista si sviluppa e si manifesta nella forma di restituzione alla collettività delle personali esperienze, di ciò che si era ritenuto appartenere al singolo; una sorta di eco alla decisione del 2019 di cedere l’identità artistica di iosonopipo, sciogliendo quel legame con un passato ormai non più riconosciuto proprio.
Forti sono le connessioni che si costruiscono tra gli uomini e gli oggetti cardine della propria vita sebbene questi ultimi non possano mai davvero dirsi di esclusiva proprietà dell’uomo nella sua singolarità; sono da intendersi invece come testimoni della pluralità di storie ed umane vicende ed è alla coscienza di questa natura, che si libera attraverso l’abbandono, che l’opera di Palmisano è volta.
Da sabato 24 a lunedì 26 ottobre 2020, l’artista accoglierà, presso la sede di Kunstschau, quanti vorranno donare un oggetto rappresentante il proprio vissuto o parte di esso, un oggetto simbolo del proprio essere. L’oggetto sarà qui abbandonato segnando una totale scissione con ciò che è emblema e portavoce della propria storia e, dunque, l’interrompersi di un intimo legame con l’aspetto tangibile di una memoria. Importante è anche il dialogo e il racconto che scaturisce dall’atto del donare, un atto che presuppone fiducia reciproca, che è cessione di tempo e intime aspirazioni e che, inevitabilmente, trascina le due parti coinvolte nella definizione di un nuovo legame. Durante il medesimo incontro, artista e donatore definiranno la collocazione dell’oggetto divenendo così parte di un’opera corale. In questo modo l’oggetto verrà abbandonato da chi poco prima lo riteneva proprietà in un’amalgama di testimoni di altre vite.