Giuseppe Pellizza da Volpedo – La nascita di un pittore
Mostra iconografica e documentaria a cura di Aurora Scotti con la collaborazione di Manuela Bonadeo e di Pierluigi Pernigotti.
Comunicato stampa
Negli anni postunitari la formazione degli artisti
rimase prerogativa delle Accademie di Belle Arti.
I corsi accademici, fin dalla loro istituzione settecentesca,
prevedevano per gli studenti un rigoroso
iter di educazione al disegno sia in aula, sia
presso le pinacoteche annesse alle Accademie,
prima di consentire loro l’accesso ai gradi superiori
di apprendimento. Contemporaneamente, i giovani
potevano far pratica presso maestri privati per sperimentare
l’uso del colore, arricchendo in questo
modo il loro percorso formativo. Nei corsi di pittura
presso le Accademie l’insegnamento si concentrava
sui generi tradizionali: in primo luogo, la pittura di
storia e poi gli altri generi.
Anche a partire dall’Unità, a fronte di uno studio
legato al modellato chiaroscurale, si erano imposti
modi rinnovati di affrontare le verità di tempo e di
luogo, e un interesse per rapporti di luce più attenti
al dato naturale.
Il prestigio delle vecchie Accademie, dall’Albertina
di Torino, all’Accademia di Venezia, all’Accademia
di Brera di Milano, rimaneva intatto, mentre
erano in corso trasformazioni nelle città, con una
modernizzazione più o meno accelerata di usi e costumi,
legata all’affermazione del progresso tecnico
e industriale.
La formazione artistica di Giuseppe Pellizza seguì
tutti i gradi dell’apprendimento, attraverso la frequenza
delle scuole locali di impostazione tecnica,
prima che si esplicitasse un interesse per la pittura,
documentato dagli esercizi di copia da giornali illustrati.
Pellizza
era nato in un
centro rurale del
tortonese ed era
figlio di un piccolo
proprietario terriero
che coltivava
direttamente le
proprie terre, che aveva vissuto le passioni risorgimentali,
che sapeva leggere e scrivere e seguiva
appassionatamente gli avvenimenti politici. L’importanza
di un’educazione corretta fu chiara ai
suoi genitori che scelsero l’Accademia di Brera e
investirono sul proprio figlio trovandogli alloggio a
Milano, senza lasciargli mancare nulla di quanto
potesse servire alla sua formazione, compreso
un insegnamento privato di pittura. Pellizza ebbe
risultati interessanti e in continuo progresso sia in
Accademia, sia presso i maestri privati e anche
negli esercizi liberi presso la Famiglia Artistica.
Questo gli consentì di scegliere con oculatezza le
successive tappe della sua formazione: da Milano
a Roma, a Firenze, a Bergamo, a Genova.
Nell’arco di un decennio, l’educazione artistica,
unita a una caparbia volontà, consentirono al giovane
Pellizza di raggiungere il pieno possesso e
controllo dei propri mezzi espressivi e di spingersi
su una strada artistica caratterizzata dall’adesione
al divisionismo inteso come mezzo per tradurre
sulla tela la realtà e i suoi complessi significati.
Per la mostra del 2011 nello Studio di Volpedo,
dove l’artista lavorò per tutta la vita, si è scelto di
documentare proprio questa lunga preparazione,
attraverso scritture, disegni, schizzi e bozzetti ma
anche attraverso i primi capolavori, scelti tra quelli
particolarmente capaci di dar conto degli esiti raggiunti
dal pittore nella costruzione della figura, del
paesaggio e della natura morta.
In alto: Giuseppe Pellizza da Volpedo,
Autoritratto giovanile
(1888-1889)