Giuseppe Santomaso – Oltre l’immagine
Si tratta di un’ampia antologica dedicata al maestro veneziano Giuseppe Santomaso (Venezia 1907-1990), che segue la pubblicazione del Catalogo Ragionato dell’opera pittorica, a cura di Nico Stringa con la collaborazione di Laura Poletto e Elisa Prete (Umberto Allemandi Editore, Torino 2017).
Comunicato stampa
Inaugura giovedì 11 ottobre alle ore 18 presso la Galleria ARTE 92 (Milano, via Moneta 1/A) la mostra Oltre l’immagine. Giuseppe Santomaso e lo spazio della pittura.
Si tratta di un’ampia antologica dedicata al maestro veneziano Giuseppe Santomaso (Venezia 1907-1990), che segue la pubblicazione del Catalogo Ragionato dell’opera pittorica, a cura di Nico Stringa con la collaborazione di Laura Poletto e Elisa Prete (Umberto Allemandi Editore, Torino 2017).
La mostra ripercorre la produzione astratta dell’artista, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta: dall’astratto-concreto all’informale, dal periodo “minimal” alle forme ritrovate dell’ultimo decennio.
Tra gli artisti più attivi nel rinnovamento dell’arte italiana nella seconda metà del Novecento, nell’immediato dopoguerra Santomaso promuove e sottoscrive il manifesto della Nuova Secessione Artistica Italiana, poi Fronte Nuovo delle Arti, raccolto sotto la guida di Giuseppe Marchiori; nel 1952 aderisce al Gruppo degli Otto, sostenuto da Lionello Venturi, insieme a Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Turcato e Vedova. In piena sintonia con la poetica dell’astratto-concreto, centrata sulla libertà di ispirazione e di elaborazione formale, l’artista raggiunge in questi anni una sintesi linguistica che rimane legata all’esperienza sensibile. Il pretesto visivo è, infatti, all’origine dell’ispirazione: dai cantieri in laguna ai capanni dei pescatori, dalla campagna alle raffinerie, alle officine meccaniche. Sui binari di una percezione più profonda della realtà si sviluppa la successiva stagione informale di Santomaso, stimolata dal contatto diretto con l’espressionismo astratto americano grazie soprattutto al contratto stipulato con la newyorkese Grace Borgenicht Gallery nel 1956. “La qualità dell’eccitamento visivo che stimola la mia fantasia – affermava in un’intervista del 1957 – rivela fin dalla prima annotazione di sapersi liberare dai caratteri oggettivi, e ne ricava subito quegli elementi, sia grafici che coloristici, i quali rappresentano piuttosto che le cose, la linfa che le anima”. In mostra sono esposti alcuni tra gli esempi più significativi del periodo, quali Palude in grigio (1959) e Canto notturno n. 6 (1960), ispirati ai soggiorni in Polonia, Spagna e Puglia, riferimenti paesistici che sostanziano le visioni astratte di questi anni. Attorno al 1964 un’ulteriore svolta interessa l’iter del pittore veneziano, che attraverso l’esperienza nell’ambito della grafica giunge a una nuova concezione dello spazio pittorico. Rielaborando la tecnica della boîte à grains, già utilizzata nell’acquatinta, l’artista perviene ad una innovativa prassi pittorica, che continuerà a seguire nella produzione successiva. Il progressivo acquietarsi dell’esuberanza informale raggiunge un’inedita essenzialità: è il cosiddetto periodo “minimal”, che vedrà protagonisti segni isolati e figure geometriche in uno spazio evanescente, di cui in mostra sono presenti Spazio proibito (1966) e Separazione azzurra (1967). Nei primi anni Settanta, Santomaso torna a riaffermare l’importanza delle “cose” all’origine del segno e dell’immagine, con cui ristabilisce una connessione senza soluzione di continuità: “La realtà è attorno a noi, anzi noi siamo la realtà: il rapporto fra le due parti è un rapporto di osmosi” (1974). Nell’ultima fase della sua attività riemerge finalmente la “serenità veneziana”, ritrovata nel colore e nelle forme (in primis l’arco gotico), in una sorta di dichiarazione di appartenenza alla città natale e alla sua tradizione artistica. Lo spazio lagunare affiora, in tutto il suo splendore, quasi involontariamente: sulla superficie della tela si crea un’originale dialettica tra i fondi vibranti e gli interventi ad essi sovrapposti. I toponimi si alternano, con eguale valore, a memorie e ricordi di viaggio, in un’evocazione lirica dello spazio (Il Nido, 1985, Ghetto Vecchio, 1985, Ricordo di viaggio, 1985).
É disponibile in galleria il catalogo della mostra (114 pagine a colori), con testi di Laura Poletto e Elisa Prete.
catalogo in galleria