Giusy Pirrotta – Seamlessness
Dopo la mostra di Graziano Folata, la stagione espositiva della Galleria Massimodeluca prosegue con un altro focus personale, dedicato alla ricerca poliedrica di Giusy Pirrotta (Reggio Calabria, 1982): Seamlessness, con la curatela di Elena Forin.
Comunicato stampa
Dopo la mostra di Graziano Folata, la stagione espositiva della Galleria Massimodeluca prosegue con un altro focus personale, dedicato alla ricerca poliedrica di Giusy Pirrotta (Reggio Calabria, 1982): Seamlessness, con la curatela di Elena Forin (dal 10 aprile al 5 maggio 2017, inaugurazione sabato 8 aprile dalle 15 alle 20.30).
Anche in questo caso il rapporto di collaborazione tra artista e galleria è pluriennale e l’idea di questa mostra, la seconda dopo Tanto tempo fa, quando la Terra era piatta (2014), insieme ad Elisa Strinna, nasce dalla volontà di condividere lo straordinario percorso di crescita dell’artista che in questi anni, durante il dottorato alla University for the Creative Arts di Farnham (UK) ha nutrito la propria indagine con studi sull’immagine in movimento, sullo spazio e sull’universo d’esperienza attivato da opere che si sviluppano nel tempo.
Per questa mostra, che ha un precedente importante nella recente esposizione Between the Glimpse and the Gaze (James Hockey Gallery, UCA, Farnham) Giusy Pirrotta ha elaborato appositamente per gli spazi della Massimodeluca un progetto basato sulla strettissima relazione tra le opere e che presuppone un assorbimento totale del pubblico nello spazio.
“Alla base del percorso espositivo c’è la volontà di unire aspetti molto differenti e spesso contraddittori della produzione contemporanea, affiancando elementi ricollegabili al mondo del design, del cinema, della video arte, dell’architettura, della decorazione e dell’indagine visiva per creare ambienti omogenei, eppure frammentati dalla potente diversità di contesto richiamata da ciascuna delle opere” spiega la curatrice Elena Forin.
L’artista propone infatti degli interventi che trasformano gli spazi della galleria attraverso il design di una ‘nuova epidermide visiva, spaziale e architettonica’ ottenuta mediante l’elaborazione di pattern che si ripetono su carta da parati e tessuti, contribuendo a creare una forma di continuità in cui si perde la visione del dettaglio. Queste iconografie, tutte di matrice botanica, nascono dalla manipolazione di fotografie scattate in analogico e successivamente scansionate: l’effetto finale, grazie anche alla relazione con le altre opere, è la creazione di un ambiente totale in cui vengono mescolate le ordinarie categorie legate alla percezione e in cui si annulla la differenza tra figura e sfondo. Tutto è parte di un continuum visivo potenzialmente infinito, in cui le immagini si rigenerano e si sviluppano in maniera organica da un’opera all’altra, nell’interazione tra i linguaggi, le finiture, gli spazi, i supporti e le materie visive.
All’interno di questa prospettiva è poi particolarmente interessante il fatto che alcuni degli elementi elaborati e installati nello spazio si sviluppino come scenografie o piccoli sipari per gruppi di oggetti in ceramica che emanano luci colorate: il pubblico potrà spostare le quinte per trovare effetti sempre nuovi, per mettere in campo scenari diversi, per generare ulteriori sovrapposizioni di immagini, per verificare inediti confini tra stabilità e movimento.
Ed è da questa interazione - che non è solo suggerita ma concretamente vissuta - che si sviluppa il senso di Seamlessness: quell’idea di continuità e ripetizione che Giusy Pirrotta articola tra design, cinema, luce, decorazione e oggetto per valicare i limiti di ogni percezione statica e sperimentare la grandiosa monumentalità delle immagini concepite per svilupparsi nel tempo e nello spazio senza limiti e senza confini.