Gli anni del boom
La mostra intende rappresentare questo cambiamento toccando tutte le forme ed i linguaggi che lo portano ad essere accessibile nei significati, nei simboli e nei messaggi. Non più arte di élite, ma arte sociale.
Comunicato stampa
GLI ANNI DEL
B O O M
DALLA RICOSTRUZIONE ALLA CONTESTAZIONE
Arte in Piemonte dal 1946 al 1968
dall’8 settembre al 4 novembre 2012
Inaugurazione sabato 8 settembre alle ore 18
La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bra e dal Comune di Bra, in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Bra S.p.A., la Fondazione Politeama Teatro del Piemonte e la Regione Piemonte. A cura di Gianfranco Schialvino.
Nel secondo dopoguerra l’Italia affronta e subisce un cambiamento epocale, a partire dall’esodo dalle campagne e verso le grandi città fino a quello dalle regioni meridionali e dell’Est verso il triangolo industriale. Proprio l’industrializzazione provoca il cambiamento che rapidamente porta a un fenomeno di benessere e di consumi che trasforma il modo di vivere di tutta la nazione. Ed anche a un affinamento del gusto, alla ricerca di bellezza negli oggetti, nella decorazione, nell’arredamento. L’arte comincia a uscire dai musei e dai palazzi patrizi, per entrare prima timidamente e poi prorompente nelle case degli italiani. I media, la carta stampata, anche con la proliferazione delle enciclopedie a dispense periodiche, e poi la televisione, contribuiscono a questa divulgazione di cultura che si diffonde, appassiona e viene coltivata. È la pubblicità che immediatamente coglie questo spirito, e da aggressiva si fa raffinata, elegante, subliminale.
La mostra intende rappresentare questo cambiamento toccando tutte le forme ed i linguaggi che lo portano ad essere accessibile nei significati, nei simboli e nei messaggi. Non più arte di élite, ma arte sociale. Fiat e Olivetti organizzano mostre, portano gli artisti nelle fabbriche, fanno loro realizzare opere che hanno per soggetto il prodotto industriale. Casorati nel 1955 dipinge la mitica Seicento, Sottsass disegna la Valentine, Antonio Carena espone come scultura una Cinquecento decorata con le sue tipiche nuvole. E lo spettatore diventa protagonista entrando nelle superfici specchianti di Pistoletto, colorando le carte a quadretti di Mondino
Ma anche Armando Testa per la sua pubblicità scolpisce attualissime opere d’arte: in anticipo di mezzo secolo sui fenomeni globali dei coniglietti di Jeff Koons e dei manga di Murakami: il suo ippopotamo Pippo è la prima scultura che parla alla gente col linguaggio della gente.
In rassegna quadri e sculture: dalla Torino di notte di Casorati, alla Croce di Giacomo Soffiantino, con le esperienze di Carol Rama e le sperimentazioni di Pinot Gallizio, per arrivare alle figure lacerate di Saroni e di Merz, al surrealismo fantastico di Alessandri e Colombotto Rosso, alle invenzioni grafiche di Gribaudo, ai tagli spaziali di Lucio Fontana; per rifugiarsi infine, sazi di avventure, nella poetica del colore di Francesco Tabusso.
Ma anche teche ricche di documenti, fotografie, manifesti delle avanguardie in Italia, con particolare riguardo al Piemonte tra il 1945 e il 1968, l’anno della contestazione studentesca che inizierà a mettere questo fenomeno in discussione.
Nelle dieci sale di Palazzo Mathis sono ricostruite altrettanti ambienti che presentano i movimenti intellettuali di mezzo secolo fa. Con le opere e gli artisti che ne hanno fatto la storia.
Per filo conduttore il colore che lega quegli anni straordinari: il blu. Tra le mille bolle di Mina e sotto il cielo dipinto in musica di Domenico Modugno.