Gli artisti di Ulisse. Collezione Davide Lajolo
La particolarità di questa collezione, composta per lo più di opere con dedica, offerte dagli artisti a Lajolo in qualità di critico amico: l’amicizia e le affinità elettive sono alla base di questo scambio, testimoniato in catalogo dalle parole del critico, capaci di interpretare i significati più profondi del lavoro e della personalità dei suoi amici artisti.
Comunicato stampa
Palazzo del Monferrato di Alessandria ospiterà nelle sue sale le opere della collezione Davide Lajolo Gli artisti di Ulisse. Si tratta di un evento di particolare rilievo promosso da Palazzo del Monferrato in collaborazione con l’Associazione Davide Lajolo Onlus, a cura di Maria Luisa Caffarelli. È reso possibile grazie alla volontà di Laurana – figlia dello scrittore, giornalista e critico Davide Lajolo – di mettere a disposizione del pubblico a titolo gratuito gli oltre 140 tra dipinti, disegni e sculture raccolti dal padre a partire dal secondo dopoguerra fino agli anni ’80.
Nel centenario della nascita dello scrittore, l’iniziativa si colloca nell’ambito delle manifestazioni celebrative DAVIDE LAJOLO 100 ANNI, per le quali il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito all’Associazione culturale Davide Lajolo una propria targa di rappresentanza.
Il titolo dell’esposizione – “Gli artisti di Ulisse” – fa riferimento al nome di battaglia scelto da Lajolo come capo partigiano, con il quale amavano chiamarlo non solo gli amici anche negli anni successivi alla guerra.
Preme sottolineare la particolarità di questa collezione, composta per lo più di opere con dedica, offerte dagli artisti a Lajolo in qualità di critico amico: l’amicizia e le affinità elettive sono alla base di questo scambio, testimoniato in catalogo dalle parole del critico, capaci di interpretare i significati più profondi del lavoro e della personalità dei suoi amici artisti.
Ogni singola opera è quindi al tempo stesso un capitolo di storia dell’arte e un brano della biografia di Davide Lajolo, il quale sempre intese la critica d’arte non solo come analisi dell’opera in sé, ma prima di tutto come conoscenza delle più profonde motivazioni da cui l’opera scaturisce, dell’artista come individuo, della creatività come indissolubilmente legata all’esperienza e della critica d’arte come frutto della conoscenza diretta dell’autore e del dialogo tra il critico e l’artista.
La raccolta rispecchia proprio la temperie culturale e il dibattito sull’arte di quegli anni, e seppure composta in prevalenza da opere di ambito figurativo, comprende anche importanti dipinti di matrice astratta, segno di un’apertura del critico verso ogni forma espressiva.
Non dimentichiamo infine che Lajolo, deputato al Parlamento tra il 1958 e il 1972, riuscì con Sandro Pertini, a far approvare alla presidenza della Camera l'istituzione di una commissione per l'acquisto di opere d'arte contemporanea per il palazzo di Montecitorio, ponendo le basi di una raccolta di grandissimo prestigio.
Anche nella collezione “privata” di Lajolo figurano i nomi di molti dei protagonisti della vicenda artistica degli anni in cui egli operò come intellettuale e uomo politico, tra cui Giacomo Manzù, Giuseppe Migneco, Ernesto Treccani, Corrado Cagli, Carlo Mattioli, Mario Turcato, Tino Vaglieri, Floriano Bodini, Gianni Dova, Ennio Calabria, Nerone, Giuseppe Zigaina. Si segnalano tra gli altri uno straordinario disegno di Carlo Carrà, datato 1963, un disegno dalla forte carica emotiva di Pietro Morando, (come Carrà nato ad Alessandria), due rutilanti carte di Renato Guttuso degli anni ’60 e la grande Maddalena di Achille Funi.
La mostra è corredata da un ricco catalogo che contiene testi di Laurana Lajolo e Maria Luisa Caffarelli e, accanto alle riproduzioni a colori delle oltre 140 opere della collezione, una selezione delle pagine di Lajolo dedicate a ciascun artista, tratte in massima parte dal volume Gli uomini dell’arcobaleno, che raccoglie gli scritti di critica d’arte dell’autore. Chiudono la pubblicazione le corrispondenze inedite di Guttuso, Nerone e Unia con l’amico Lajolo.
Un video realizzato da Luca Busi prima del trasferimento della collezione, racconta per immagini lo studio di Lajolo a Vinchio, dove tra i quadri e le migliaia di volumi, presero forma molti dei libri dell’autore.
Fotografie
Per scaricare le fotografie è possibile collegarsi al link
http://win.linelab.eu/download/lajolo/Foto_per_comunicato_stampa.zip
Didascalie
Davide Lajolo
Francesco Messina, Volto del padre, senza data, bronzo
Carlo Carrà, Ponte di Rialto, 1963, carboncino su carta
Renato Guttuso, La rivoluzione russa, senza data, tecnica mista su carta
Davide Lajolo
Achille Funi, La Maddalena, senza date, tecnica mista su tela
Giulio Turcato, Le mele di Miciurin, senza data, matita e carboncino su carta,
Sergio Vacchi, Ulisse. La stella polare è rossa, 1976, tecnica mista su carta
Gaetano Tranchino, Donna al balcone, 1963, olio su tela
Sergio Vacchi, Ritratto di Ulisse, 1976, tecnica mista su carta
Gianni Dova, Nudo, 1967, tecnica mista su carta
Interno dello studio di Davide Lajolo a Vinchio
Per informazioni sulla mostra e sulle iniziative del programma Davide Lajolo 100 anni. Centenario della nascita si rimanda al sito www.davidelajolo.it
Gli artisti di Ulisse
Collezione Davide Lajolo
Palazzo del Monferrato
via San Lorenzo, 21
15121 Alessandria
Tel. 0131-26467 - 3383125276
Biografia di Davide Lajolo
Davide Lajolo nasce a Vinchio il 29 luglio 1912, "nella stagione del grano biondo", da una famiglia contadina. Segue gli studi classici in collegi salesiani. Reduce dalla guerra di Spagna, illuso dalla mistica della rivoluzione fascista, conosce gerarchi del regime e inizia la sua attività giornalistica a “Il Corriere adriatico” di Ancona. Progetta una rivista di poesia, “Glauco”. Come ufficiale dell'esercito, partecipa alle guerre di Grecia e d'Albania. Anche sui campi di battaglia, continua a scrivere, soprattutto poesie di rifiuto della morte e della guerra e di fedeltà ai giovani commilitoni caduti.Ritornato a Vinchio, dopo l'8 settembre 1943, prende la tormentata decisione di "voltare gabbana" e di organizzare la guerriglia partigiana sulle sue colline, assumendo Ulisse come nome di battaglia.
Traccia della sua conversione si trova in Classe 1912 (1945), ristampato nel 1975 e nel 1995 con il titolo A conquistare la rossa primavera e ne Il voltagabbana (1963).Subito dopo la Liberazione, va a fare il giornalista a L'Unità di Torino, di cui diventa in breve tempo caporedattore. Dal 1947 si trasferisce, come vicedirettore, a “l’Unità” di Milano e dal 1949 al 1958 ne è direttore.
Rimarrà sempre legato al mondo del giornalismo, fondando il giornale sportivo Il campione, dirigendo negli anni '70 “Giorni – Vie Nuove”, collaborando assiduamente a quotidiani e settimanali.
Per molti anni è condirettore con Giancarlo Vigorelli della rivista “Europa letteraria”. Nel 1958 viene eletto deputato per il partito comunista e lo sarà per tre legislature, assumendo la responsabilità di questore della Camera dei Deputati e di componente della Commissione di Vigilanza della RAITV. Nel 1960 dà alle stampe la fortunata biografia di Cesare Pavese, Il vizio assurdo, tradotto in molte lingue, e poi, tutti i suoi libri più noti: I mè, Il voltagabbana, Veder l'erba dalla parte delle radici (Premio Viareggio 1977), le biografie di Fenoglio e di Di Vittorio, Il diario 24 anni (1945-1969), Il merlo di campagna e il merlo di città, Gli uomini dell'arcobaleno, dedicato ai suoi amici pittori. Ha anche svolto un'intensa attività di consulente editoriale per le case editrici Rizzoli, Sperling e Kupfer, Frassinelli. Ha chiuso la sua vita, vissuta come un'epopea, il primo giorno d'estate, il 21 giugno 1984. è sepolto nella tomba di famiglia, nel cimitero di Vinchio.
Palazzo del Monferrato
Palazzo dell’Economia Cooperativa (denominazione originale di palazzo del Monferrato), per sessant’anni sede della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Provincia di Alessandria, viene edificato nel 1931 su progetto dell’ingegner Giovanni Chevalley di Torino.
L’edificio presenta un linguaggio architettonico austero consolidatosi agli inizi del Novecento, quale reinterpretazione della tipologia di palazzo residenziale.
I prospetti sono articolati con un basamento in pietra, un rivestimento di facciata che unifica piano terreno e ammezzato, e una muratura con mattone faccia a vista che a partire dal piano nobile prosegue nei due piani superiori. Alla pietra di rivestimento, probabilmente un’arenaria locale, sono lasciate le decorazioni superficiali dal carattere austero, con motivi a bugnato che sottolineano e movimentano le aperture del piano nobile ed il prospetto all’angolo delle vie.
Di realizzazione successiva sono le opere di sistemazione interna del sottotetto ad uso uffici e archivio (1958) e di adeguamento del salone uffici aperti al pubblico al piano terreno (1962).
La sua dismissione, avvenuta nel giugno 2001 con il trasferimento della Camera di Commercio nella nuova sede di via Vochieri 58, ha permesso all’Ente di avere a disposizione un edificio in posizione centrale adatto ad attività di promozione del territorio alessandrino.
Queste considerazioni hanno condotto la Camera a proporre un Accordo di Programma alla Regione Piemonte, alla Provincia, al Comune ed alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Alessandria per la ristrutturazione dell’immobile, da destinare alla valorizzazione delle attività economiche della provincia attraverso la programmazione e organizzazione di mostre d’arte ed eventi culturali.
I lavori di ristrutturazione sono stati avviati nel settembre 2003 e si sono conclusi nel 2005.