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Non se ne abbiano a male gli antichi, de gustibus disputandum est. O quanto meno la mostra “GOLA. Arte e scienza del gusto” lancia una sfida in questo senso proponendo una riflessione sul rapporto tra piacere e nutrizione, per portarci a scoprire perché il gusto sia un ingrediente chiave della nostra vita, e si agganci così fortemente alla sfera emotiva.

Comunicato stampa

Non se ne abbiano a male gli antichi, de gustibus disputandum est. O quanto meno la mostra “GOLA. Arte e scienza del gusto” lancia una sfida in questo senso proponendo una riflessione sul rapporto tra piacere e nutrizione, per portarci a scoprire perché il gusto sia un ingrediente chiave della nostra vita, e si agganci così fortemente alla sfera emotiva.

Prodotta dalla Fondazione Marino Golinelli in partnership con La Triennale di Milano, la mostra, che sarà visitabile alla Triennale di Milano dal 31 gennaio al 12 marzo 2014, è un progetto di Giovanni Carrada, che ne ha curato la parte scientifica, mentre la parte artistica è curata da Cristiana Perrella.

Il suo percorso si articola in cinque ambienti espositivi, dedicati ad altrettanti temi, in cui le intuizioni di alcuni grandi artisti contemporanei saranno affiancate da exhibitscientifici che esplorano i meccanismi, sia istintivi sia legati all’apprendimento, attraverso i quali l’evoluzione ha nascosto dietro al piacere di un attimo una complessa valutazione delle proprietà nutrizionali del cibo che stiamo mangiando, alternando un approccio episodico e curioso a uno più sistematico e interpretativo.

Così, ad esempio, mentre Marina Abramovic in un video addenta e poi mangia fino alla fine una cipolla cruda, o Sophie Calle ci mostra in una serie di foto i piatti che compongono la speciale dieta monocromatica che l’artista si è imposta, il visitatore è portato a riflettere sui criteri incisi nel nostro DNA per integrare in un’unica sensazione tutte le informazioni trasmesse dai cibi che mangiamo: non solo il sapore ma l’odore, il loro aspetto, la consistenza contribuiscono, senza che ce ne rendiamo conto, a determinare le nostre scelte. Troveremo nella mostra anche l’ironia trasgressiva di Marilyn Minter, e le opere di Christian Jankowski, Ernesto Neto, Cheryl Donegan, Anri Sala, Boaz Arad, Jorgen Leth, Gabriella Ciancimino, Sharmila Samant, Martin Parr, Hannah Collins accostate ai meccanismi cerebrali stimolati, talvolta in maniera innaturale, dai cibi iper-appetibili
realizzati dall’industria per creare forme di vera e propria dipendenza.

I dilemmi dell’onnivoro, i sensi del gusto, buono da pensare, i segreti dei cibi-spazzatura e la ri-costruzione del gusto, sono infatti i temi indagati per ribaltare il celebre aforisma che per secoli ci ha impedito di discutere sul gusto. Non solo se ne può parlare, ma anzi diventa doveroso farlo. Sia per l’interesse intrinseco dell’argomento – che ha anche una valenza conoscitiva su se stessi – sia per l’estrema attualità dei problemi di salute provocati dall’abbondanza di cibo di questi anni. Una novità che l’evoluzione, che ha plasmato le nostre preferenze a tavola, non poteva prevedere.

Sono previsti laboratori di approfondimento per le scuole e visite guidate per il pubblico a richiesta, su prenotazione. Tel. 02.72434208 - [email protected]