Goya: cronista de todas las guerras

Informazioni Evento

Luogo
INSTITUTO CERVANTES
Piazza Navona 91, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
21/09/2012

ore 19

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Francisco de Goya
Curatori
Enrique Bordes, Juan Bordes
Generi
personale, disegno e grafica

La mostra raccoglie 82 opere (disegni e incisioni – 50,5cm x 40,5 cm) di Francisco de Goya realizzate tra il 1810 e il 1815, corredate da 3 video e fotografie di reporter che raccontano, attraverso le loro immagini, vari conflitti.

Comunicato stampa

Dopo Shanghai, Pechino, Tokyo e Nuova Delhi arriva anche in Italia la mostra “Goya: cronista de todas las
guerras”. Dal 21 settembre al 10 novembre l’Instituto Cervantes di Roma (piazza Navona, 91) ospita
l’esposizione che raccoglie 82 opere (disegni e incisioni - 50,5cm x 40,5 cm) di Francisco de Goya realizzate tra il
1810 e il 1815, corredate da 3 video e fotografie di reporter che raccontano, attraverso le loro immagini, vari conflitti.
Al vernissage, in programma venerdì 21 settembre alle ore 19, interverranno i curatori della mostra, Enrique Bordes
e Juan Bordes e il nuovo direttore dell’Instituto Cervantes di Roma, Sergio Rodríguez López-Ros.
“Goya cronista di tutte le guerre” esalta la figura del grande pittore e incisore spagnolo, originario di Saragozza, come
antesignano del fotogiornalismo e del linguaggio dell’istantanea, ponendo la sua opera ancora attualissima al centro di
una visione antimilitarista del mondo. Goya, infatti, concepì la serie di incisioni intitolata “I disastri della guerra”
(1810-1820) come un discorso pacifista, denunciando la barbarie di entrambe le parti di una contesa. Quest'opera
nacque in seguito alla visita delle rovine di Saragozza, causate dall’assedio al quale era stata sottoposta la città da
parte delle truppe francesi, dove si era recato su invito del generale Palafox per testimoniare l’eroica difesa. Tuttavia
Goya preferì trascendere questo episodio della Guerra di Indipendenza spagnola di fronte all’invasione
napoleonica. Decise addirittura di generalizzare le allusioni a questa guerra, rendendo atemporali le sue accuse.
Le immagini di queste stampe anticipano il linguaggio fotografico, poiché si interpretano come istantanee, in
mancanza di una composizione attenta che le facesse sembrare una scena simulata. Anche le incisioni hanno zone
prive di informazione, espediente che il fotografo otterrà negli anni successivi con la sfocatura o la luce del flash.
Orario: da martedì a venerdì dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 21 - sabato e domenica dalle 16 alle 21. Ingresso gratuito.
Info: www.roma.cervantes.es - tel. 06.686 1871 - [email protected] - [email protected].
ufficio stampa umberto di micco | tel. 349 2679 541 | [email protected]
maria cristina bastante | 339 5853057 | [email protected]
APPROFONDIMENTI:
Durante la Guerra di Indipendenza, la città di Saragozza subì due assedi da parte dell’esercito francese. Terminato il primo,
che durò dal 14 giugno al 14 agosto del 1808, il suo difensore, il generale Palafox, invitò vari artisti ad osservare la
devastazione causata dai bombardamenti sui principali monumenti della città al fine di dipingere le glorie di quegli abitanti.
Tra quegli artisti vi erano Francisco de Goya, Fernando Brambila e Juan Gálvez. Un anno dopo questa visita, Goya cominciò
le prime stampe de “I disastri”. In questa esposizione, le stampe sono raccolte in sette gruppi, senza seguire la relativa
numerazione delle lastre. L’obiettivo è quello di poter visualizzare e confrontare il modo in cui Goya tratta i temi
fondamentali nelle opere di tutta la serie. Il suo genio non è di parte, e riuscì a trasformare in simboli anti-bellici le azioni
vissute dal protagonista, come la terribile carestia e la miseria della città di Madrid, o i racconti riferiti dai familiari, come gli
squartamenti nel vicino paese di Chinchón. Quest’opera di Goya ha pochi precedenti nella storia dell’arte, poiché la guerra è
sempre stato un tema che veniva commissionato agli artisti da parte dei detentori del potere che, naturalmente, non
ammettevano critiche alle loro azioni. Poche volte la guerra è stata scelta come oggetto di denuncia.
Questa mostra ha lo scopo di estendere la denuncia di Goya fino ai giorni nostri. I fotoreporter di guerra, che più di altri
hanno raccolto la sua indignazione, sono i degni eredi dell’artista spagnolo (Fuendetodos, 30 marzo 1746 – Bordeaux, 16
aprile 1828). Molti di loro hanno costruito, attraverso un mestiere non esente da rischi, quel discorso che è l’eco dello
sguardo di Goya sui nostri vergognosi conflitti. I fotografi Roger Fenton, James Robertson, Felice Beato, Carol Popp, nella
Guerra di Crimea (1854-56); Mathew Brady, Timothy O’Sullivan, James Gardner, George N. Barnard, nella Guerra Civile
Americana (1861-65); W. G. Schweier, Johann B. Obernetter, August Kampf, nella Guerra Franco-Prussiana (1870-71);
Charles Sulier, A. Liebert, Bruno Braquehais, nella repressione della Comune di Parigi (1871); John Burke, sulla Seconda
Guerra Afgana (1878-80); Richard Harding Davis, Burr McIntosh, James Burton, William Dinwiddie, James Hare, Charles
Sheldon, John Hemment, George Lynch, nella Guerra Ispanoamericana (1898); David Barnett, Horace Nicholls, H. F.
Mackern, nella Seconda Guerra dei Boeri (1899-1902); Jean Baptiste Tournassoud e un’infinità di soldati fotografi, nella
Prima Guerra Mondiale (1914-18); Robert Capa, David Seymour, Gerda Taro, Agustí Centelles, nella Guerra Civile Spagnola
(1936-39); Eugene Smith, Edward Steichen, Dmitri Baltermants, George Rodger, Eliot Elisofon, William Vandivert, Margaret
Bourke-White, Cartier–Bresson, nella Seconda Guerra Mondiale (1939-45); Duglas Duncan, nella Guerra di Corea (1950-53);
Marc Riboud, Larry Borrows, Philip J. Griffiths, Don McCullin, nella Guerra del Vietnam (1955-75); Gilles Peress, Gervasio
Sánchez. Per finire con l’elenco interminabile di reporter attuali, che si fanno carico di un lavoro che mette a repentaglio le
loro vite per mostrarci con le immagini l’irrazionalità della guerra. Loro, più di altri, pagando anche con la vita, hanno
recepito e fatto proprio il messaggio di Francisco José de Goya y Lucientes.
Le lastre originali appartengono al Patrimonio Nacional e sono depositate e gestite dalla Calcografía Nacional che
decise, nel 1930, di realizzare una nuova stampa delle 82 incisioni.