Graziano Folata – Aquemini
Come si può aspirare a vedere il nuovo? Come far si che il mondo possa essere riscoperto e possa essere concepito nuovamente come se lo si guardasse per la prima volta? E come, in forza di questo sguardo inaugurale, riuscire a rinnovarlo, nella speranza di redimerlo per occhi che verranno?
Comunicato stampa
AQUEMINI
La natura umida della visione, la natura di fuoco delle stelle.
Come si può aspirare a vedere il nuovo? Come far si che il mondo possa essere riscoperto e possa essere concepito nuovamente come se lo si guardasse per la prima volta? E come, in forza di questo sguardo inaugurale, riuscire a rinnovarlo, nella speranza di redimerlo per occhi che verranno? Credo che questa ipotesi utopica sia legata a una capacità sempre in esercizio, a una sensibilità che aderisca al mondo considerato come fenomeno estetico, cioè come un costrutto di eventi e di immagini latenti, pronte per essere risvegliate, per essere dischiuse all’immanenza della potenza visionaria: la forza gentile di un organo segreto che, altrettanto segretamente, secerne nuova espressione dalla materia; è il desiderio che si contrappone all’inedia dello spettacolo, il desiderio che permette di vedere, di compiere coscientemente l’atto del guardare e del riconoscere; la percezione attiva che diventa composizione, gesto poetico, trasformazione ed eccellenza dell’invenzione, in una parola Gloria.
Queste strutture di senso presentate all’interno di AQUEMINI sono forme di due habitat per natura inaccessibili all’uomo; le stelle e la liquidità marina, ma sono anche sonde per l’immaginazione che visita gli abissi e gli astri.
G.F 2013