Greta Schödl – Vibrazioni dall’inconscio
Mostra Vibrazioni dall’inconscio di Greta Schödl, artista austriaca che vive ed opera a Bologna ed espone in Italia e all’estero.
Comunicato stampa
Sabato 12 novembre ore 18
Inaugurazione della mostra di Greta Schödl Vibrazioni dall'inconscio
A cura di Paola Giovanardi Rossi
Progetto a cura di Fondazione Cocchi
Direzione Claudia Cocchi
Direzione artistica Lorella Grossi
In collaborazione con Comune di Budrio (Bo)
APERTURE
12 novembre - 11 dicembre 2016
ORARI: mercoledì, venerdì e domenica ore 16-19
PER APPUNTAMENTI
051 801205 - 335 6352774 [email protected]
Incontri a Bologna con l’artista Greta Schödl
SABATO 19 NOVEMBRE ore 10-13
Studio aperto via dei Poeti, 5
GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE ore 18-20
Ex Atelier Corradi, presso Cavallo Spose via Rizzoli 7, 3° Piano
SCRITTURE E TESSITURE
dialogo tra Greta Schödl, Daniele Vincenzi e Lorella Grossi
Sabato 12 novembre alle ore 18 alle Torri dell’Acqua di Budrio (Bo) inaugura la mostra Vibrazioni dall’inconscio di Greta Schödl, artista austriaca che vive ed opera a Bologna ed espone in Italia e all’estero.
Così scrive di lei e delle sue opere la professoressa Paola Giovanardi Rossi, già docente di Neuropsichiatria Infantile presso l’Università degli Studi di Bologna:
«Greta Schödl nasce a Hohenwarth vicino a Vienna, luogo di campagna dove trascorre l’infanzia in un clima di grande libertà a contatto con la natura e con i coetanei. Fin da allora
mostra una grande inclinazione all’uso delle mani per disegnare, costruire e verniciare oggetti
esistenti o di sua invenzione. Conclusi gli studi liceali a formazione scientifica, il padre la invia a Vienna perché si specializzi in Economia, ma essa si oppone a questo progetto sentendosi inequivocabilmente attratta dalle discipline artistiche.
Si iscrive alla Akademie für Angewandte Kunst e durante i tre anni di studio si dedica con entusiasmo alla produzione dei primi manufatti e dipinti: piastrelle di rame smaltato, stampe su tela e su seta, tessitura di tappeti, composizioni a mosaico e pittura ad affresco ottenendo un grande successo.
Con il conseguimento del diploma nel 1953 le viene conferito da parte dell’Accademia il primo premio per il suo lodevole curriculum artistico, un importante riconoscimento che le procura un’immediata notorietà. Viene infatti invitata a collaborare presso studi di architettura
e a partecipare a fiere e a mostre in Austria, in Germania e in Italia.
Nel corso di uno di questi eventi nel 1957 Greta Schödl incontra il geniale imprenditore del design italiano Dino Gavina che nel 1959 diviene suo marito. Con il matrimonio la sua vita cambia totalmente per il trasferimento a Bologna e la nascita di due bambine. In Italia entra in un periodo di moderato silenzio durante il quale subiscono un drastico ridimensionamento la partecipazione alle manifestazioni artistiche europee e la notorietà acquisita. Tale condizione non è facilmente accettabile perché l’arte chiama condivisione.
È in questo momento che la Schödl ha bisogno di rivolgersi alla psicanalisi che responsabilmente intraprende tra il 1970 e il 1975. La sua struttura psichica è solida e il senso della sua vita è tracciato, ma la sua scrupolosità le impone di chiarire sé a se stessa e il destino
delle proprie azioni attraverso una equilibrata interlocuzione con l’analista. Nel suo studio bolognese la Schödl ha sempre continuato a sviluppare con profonda concentrazione il proprio lavoro, riflettendo prevalentemente sui vissuti interiori. Essa riferisce di aver vissuto della gioia delle sue creazioni che vengono assimilate a esperienze mistiche, momenti di vibrazione interiore di esaltante bellezza e felicità in cui è possibile cogliere anche le vibrazioni che provengono dall’essere umano e dalle cose. Il processo di creazione viene quindi a corrispondere a un rituale sacro, spirituale. I contenuti di idee, riflessioni e sogni che
ne fanno parte sono convertiti in forma visibile attraverso vari temi e l’uso di molteplici materiali e tecniche.
Nasce un sistema artistico in cui il protagonismo del pensiero prevale e fa da guida alla realizzazione oggettiva e che, come essa stessa analizza, “si compone di tre strati: passato, presente e futuro”. Questi corrispondono all’articolazione dell’Io nel tempo: l’Io è il tempo che dal presente evoca il passato e progetta il futuro. Quando l’oggetto è realizzato “l’artista non c’è più, è già nel passato”; l’osservatore che entra in sintonia psicosensoriale con l’opera
è quindi libero di evocare un significato individuale, entrando così a far parte dell’opera stessa».