Grovigli? Scritture segni sculture
L’esposizione propone la selezione di lavori di alcuni artisti di diverse generazioni e nazionalità scelti tra gli artisti della galleria e nuove proposte con artisti sia storici sia emergenti.
Comunicato stampa
La Galleria Melesi di Lecco è lieta di presentare la mostra collettiva Grovigli? Scritture, segni, sculture. L’esposizione propone la selezione di lavori di alcuni artisti di diverse generazioni e nazionalità scelti tra gli artisti della galleria e nuove proposte con artisti sia storici sia emergenti.
Uno dei comuni denominatori delle opere esposte è quello di presentarsi apparentemente “aggrovigliate”, “caotiche”, “babeliche” – come suggerisce il titolo con “interrogativo” – flussi incondizionati dell’azione creativa; in realtà presuppongono un rigore teorico-pratico concretizzato nel “riordino” ovvero nella “ri-creazione” dell’opera in un “nuovo mondo” o “realtà-altra” – e nei limiti del possibile e della libertà ontologica del fare arte – “compiuta” e “ordinata”. Le assonanze tra questi lavori non sono solo relative ad analogie strettamente “visive” – che già offrirebbero un’ipotesi interpretativa – ma, superando parallelismi solo formali ed estemporanei, denotano contatti più profondi. Per quasi tutti gli artisti selezionati infatti il “groviglio” è una “entità” presente in molti cicli di lavori, sperimentata e sviluppata costantemente per anni o addirittura decenni, divenendo una delle caratteristiche primarie dei loro percorsi artistici. L’apparenza e l’essenza dell’opera trovano quindi un equilibrio concettuale e fisico nell’azione creativa e nel suo divenire. Tra decostruzione e ricostruzione, volontarietà e casualità, presenza e assenza dell’“atto”, viene riformulato il “linguaggio” – nel più ampio valore del termine – sia materico-oggettuale sia grafico-verbale con eterogenei processi operativi. La scelta di media diversi – scultura, fotografia, disegno, scrittura – con le loro interconnessioni e ibridazioni potenzia l’idea alla base della mostra. Infine il “groviglio” potrebbe essere una delle “immagini” che meglio esprimono la situazione artistica della contemporaneità, dal secondo Novecento a oggi, guardando anche a una condizione più universale, filosofico-esistenziale.
Dalla ricomposizione “scultorea” di frammenti cartacei e oggettuali di Jiří Kolář (1914-2002) alle “matasse” filiformi e intrecciate dei dipinti di Emilio Scanavino (1922-1986) e ai “nodi” di Jorge Eielson (1924-2006). Segni violenti sulle fotografie di Arnulf Rainer (1929) e vorticose “scritture prelogiche” realizzate da Irma Blank (1934) con due mazzi di biro fino ai grovigli “virtuali” nelle costruzioni cinetiche di Gianni Colombo (1937-1993) passando dalle cancellature segniche di Dimitrij Prigov (1940-2007) su fogli di giornale. Linee dense e riordinate nelle chine di Eva Sørensen (1940) e tracciati sovrapposti su tre fogli di carta semitrasparente nelle nuove vedute urbane di Elisabeth Scherffig (1949) fino alle forme tortili e sinuose delle composizioni di Eduard Habicher (1956). Inchiostri tipografici rimescolati nelle pagine di riviste di Valentino Albini (1959) e “tracce cieche” di Emanuele Becheri (1973) su carta velina tramite carta carbone fino ai grovigli in rete metallica nelle sculture di Corrado Bove (1974) e un nuovo lavoro con fili di lino nero di Gaspare (1983).
Artisti in mostra: Jiří Kolář (1914-2002), Emilio Scanavino (1922-1986), Jorge Eielson (1924-2006), Arnulf Rainer (1929), Irma Blank (1934), Gianni Colombo (1937-1993), Dimitrij Prigov (1940-2007), Eva Sørensen (1940), Elisabeth Scherffig (1949), Eduard Habicher (1956), Valentino Albini (1959), Emanuele Becheri (1973), Corrado Bove (1974), Gaspare (1983).