Guglielmo Achille Cavellini – GAC
Nel fatidico anno 2014 e nella data anagrammatica del 04 12 2104 una mostra dedicata a GAC (Guglielmo Achille Cavellini) nel centenario della sua nascita.
Comunicato stampa
In essa sono raccolte opere, documenti, fotografie, cataloghi e libri della collezione di Aldo Spinelli che ha collaborato con GAC dal 1972 al 1977.
Di particolare interesse una serie di fotografie scattate durante la mostra personale di GAC al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, nel 1973, dove l’artista si è esibito in una performance strutturata sulla sua idea fissa e vincente di “autostoricizzazione”.
Un testo accompagna la mostra: un ricordo e un omaggio al Gentiluomo, Artista, Collezionista ma anche Geniale Amico Coinvolgente e soprattutto al Grande Artista Contemporaneo.
Ci sono fatti e persone che vengono trascurati dalla storia ma che, invece, creano la Storia.
Avevo 23 anni quando per la prima volta lo incontrai in galleria (Visualità, via Pontaccio 5, Milano) nel 1971. Al primo impatto non ho ben compreso se fosse un collezionista, un artista, un esaltato accentratore o, più semplicemente, un genio.
Parlava con una facondia incontenibile. Respirava con i gesti delle braccia che si allargavano insieme al suo sorriso di non so quanti denti. Non si poteva resistere alla sua irruente sicurezza. Mostrava e dimostrava di sapere tutto o più o meno tutto dell’arte: di quanto gli artisti fossero trascurati e sottovalutati nella loro fin troppo esplicita presupponenza. Citando le opere della sua collezione ci ha invitato a visitarla nella sua casa di Brescia in Via Bonomelli 13 ma, dopo un frettoloso giro in uno scantinato colmo di scaffali e di opere, ha cominciato a parlare di sé stesso.
Ecco il vero GAC. Un punto fermo al centro del mondo. Non con il vacuo fanatismo del megalomane ma con l’assoluta certezza che ognuno, e lui per primo, è il vero fulcro che determina il salire e lo scendere di una leva. E da questo minimo punto di appoggio ritenere e convincersi che non sono gli altri a farti diventare protagonista. Sei tu a bilanciare la leva.
Non so se l’entusiasmo di Rina Majoli (direttrice e anima del Cenobio Visualità) fosse causato più dall’artista Cavellini o da un probabile acquirente. Sta di fatto che nel 1972 la galleria ha presentato per la prima volta i suoi quadri, i Manifesti del Centenario di Cavellini.
Stavo facendo il servizio militare e insieme alle lettere di famiglia mi pervenivano missive di GAC che scalpitava per continuare, allargare, portare all’esasperazione il suo progetto. Aveva finalmente trovato la via, quella dell’autostoricizzazione, e il suo impeto proponeva ogni volta un passo in più, fino a voler giungere all’assoluto.
Da allora gli incontri sono sempre stati più frequenti.
In giro per l’Italia quando durante una mostra sorgevano le idee per qualche nuova invenzione. A Ferrara per un’improvvisata performance alla presenza di uno stupefatto Franco Farina (il direttore del Palazzo dei Diamanti) alla visione di una cravatta cavelliniana annodata al collo di una scultura di De Chirico. O a Taormina, sdraiati sotto l’ombrellone a scrivere improbabili lettere ai più importanti personaggi della storia. Oppure in uno studio fotografico, a Brescia, posando insieme per trasformarci in francobolli.
Sempre con la diversione del divertimento, con l’illusione di essere “in ludus”, dello “stare al gioco”. Un gioco serissimo, quello dell’autostoricizzazione. Che ha trovato il suo apice in questo fatidico 2014, l’anno del Grande Artista Contemporaneo.
Ci sono fatti e persone che vengono trascurati dalla storia. Allora si inventa la Storia.
aldo spinelli