Guido Calamosca – Un fotografo pigro
Guido Calamosca, un fotografo pigro è la prima personale del fotografo senigalliese.
Comunicato stampa
Guido Calamosca, un fotografo pigro è la prima personale del fotografo senigalliese. La mostra è realizzata dal Comune di Senigallia nell’ambito di Senigallia Città della Fotografia, iniziativa promossa dalla Regione Marche con il fine di valorizzare i talenti locali.
Articolata in cinque sezioni, la mostra curata da Giorgia Olivieri offre una panoramica della visione artistica di Calamosca. Con uno sguardo che potremmo definire antropologico, Guido Calamosca coglie nella sua opera l’essenza di luoghi e persone portando in superficie quei particolari che altrimenti rimarrebbero sommersi in quanto vittime di occhiate frettolose. Le sue fotografie, benché scattate in digitale, sono frutto di un lavoro meditato e sinceramente curioso.
Le cinque sezioni
- Pomp & Pageantry. Un lavoro iniziato nel 2011 con il royal wedding del principe William, proseguito con il matrimonio del fratello Harry, concluso con l’incoronazione di re Carlo III. A dispetto di quello che si possa pensare, l’oggetto dell’indagine non è tanto la famiglia reale ma l’incantamento del popolo britannico nei confronti della monarchia. Una riflessione su un legame pressoché indissolubile, magico e al contempo misterioso.
- Prossemica. Come si muove un turista in vacanza? È questa la domanda che si fa Calamosca con la sua macchina fotografica. Con passo lento e distratto, il turista vive lo spazio che visita a misura di scatto. Il suo è un cerchio tracciato con il compasso la cui punta è costituita dallo smartphone e il raggio (d’azione) dal braccio. Un reportage divertito e divertente, scevro da snobismi, che racconta un fenomeno recente e diffuso. Da cui nessuno è immune.
- [fiè-ra]. Le fiere commerciali sono un universo parallelo da guardare con un occhio curioso. Il risultato di quella che può essere definita una «caccia» sono immagini raccolte in dittici che trovano un senso attraverso accostamenti inaspettati e mai banali. Una fauna pittoresca popola un sottobosco in cui tutti si muovono tra gli stand con rapacità. Come antiche fiere appunto. Fotografo compreso.
- Ritratti. Una rassegna di scatti a registi, attori, artisti, catturati al volo in mezzo alla gente, mai a tu per tu. Conferenze stampa, incontri con artisti, masterclass: sono i luoghi in cui sono immersi questi volti. Forse è proprio il contesto non scontato a rendere più viva e umana che mai l’espressione di tali celebrità.
- Diapo. Uno slideshow d’antan mostra le immagini «scartate» dei singoli progetti accanto a serie non contemplate nell’esposizione. Un modo per alleviare il dispiacere di avere tenuto delle fotografie nel cassetto.
La mostra è realizzata dal Comune di Senigallia nell’ambito del progetto Senigallia Città della Fotografia con il sostegno della Regione Marche, è patrocinata da AIRF - Associazione italiana Reporters Fotografi e supportata da Elenfant Film.
Nota della curatrice - Giorgia Olivieri
È lo stesso Guido Calamosca a definirsi un «fotografo pigro». Per lui la pigrizia, più che un vizio capitale, è una condizione prossima all’otium latino, uno spazio in cui nasce la creatività. La sua è infatti una modalità analogica di lavorare, lenta.
Silenzioso lui nella vita quotidiana, silenziosa la macchina fotografica dalla quale non partono mai scariche di clic. Il carattere e la formazione a teatro lo rendono misurato, mai ingordo di immagini. È infatti tutt’altro che vorace, non ha mai l’ansia di perdere il momento giusto. Il suo essere selettivo rasenta lo snobismo. Ma quando hai il privilegio di stargli accanto mentre scatta, capisci che alla fine ha sempre ragione lui. Quando ci muoviamo in coppia spesso l’orizzonte è lo stesso ma Guido riesce sempre a notare un punto di vista nascosto, un dettaglio che non fa rumore ma che urla quando la foto viene alla luce.
Guai però a definirlo talentuoso. Mostrando il proverbiale carattere del marchigiano che se gli fai un complimento quasi si offende, tollera malvolentieri le lodi manifeste. Ecco allora che scomodiamo l’aggettivo «pigro» così lui è contento. Come vedrete da queste fotografie, quello che per molti è un difetto, nel suo caso diventa scatto.