Guido Pecci – Don’t Forget Me!
Presentazione del libro Romberg Edizioni ‘Guido Pecci / Don’t forget me!’. “Don’t Forget Me!” è una frase ricorrente, come una supplica ripetuta più volte, una formula litanica di espiazione che Pecci fa pronunciare ad un sorridente Winnie, rivolto allo spettatore oppure ad un altro inquietante personaggio, tra i protagonisti dei propri quadri, la zanzara gigante.
Comunicato stampa
GUIDO PECCI / DON’T FORGET ME!
DOMENICA 28 OTTOBRE 2012 ore 11,30
APERITIVO CON VISTA
PER LA PRESENTAZIONE DI UN NUOVO LIBRO ROMBERG EDIZIONI
A cura di Italo Bergantini, testi critici di Gianluca Marziani, Loredana Rea e Alessandro Trabucco.
... Guido Pecci ha preso come proprio alter ego artistico Winnie the Pooh, l’orsacchiotto inventato dallo scrittore britannico A. A. Milne negli anni ’20 del secolo scorso e diventato celeberrimo grazie alla Disney. Un incontro avvenuto casualmente, in un qualunque pomeriggio domenicale nell’autogrill di una qualsiasi autostrada. L’artista trova un prodotto gadget contenente 5 timbrini che riproducono le sembianze dei personaggi principali del cartone animato e lo acquista. Il suo interesse non è tanto rivolto al personaggio in sé, e nemmeno incentrato sulla riproposizione o rielaborazione delle storie scritte dal suo inventore o raccontate nei cartoni animati, quanto piuttosto nel proiettare in esso le proprie reazioni emotive di fronte agli eventi quotidiani, creando una sorta di rapporto di “transfert” in grado di colmare eventuali vuoti interiori, primo tra tutti quello di restare nella memoria di una persona importante, di non essere dimenticato.
“Don’t Forget Me!” è una frase ricorrente, come una supplica ripetuta più volte, una formula litanica di espiazione che Pecci fa pronunciare ad un sorridente Winnie, rivolto allo spettatore oppure ad un altro inquietante personaggio, tra i protagonisti dei propri quadri, la zanzara gigante. Questa richiesta pone all’attenzione già una serie rilevante di riflessioni legate al più umano dei desideri, quello di ”esserci”, di rimanere sempre presente, di perpetuare la propria immagine e scongiurare l’oblio. Insieme a quello dell’abbandono, il timore di “non esistere” o “non esistere più” per qualcuno, è probabilmente la più viscerale delle fobie umane, legata alla paura della solitudine, all’idea di rifiuto, di negazione di un diritto inalienabile per l’Uomo, quello della compagnia, dell’amore ricambiato, della condivisione. Ma la frase stessa implica già una situazione di profonda crisi, perché quando è pronunciata comporta l’avvenuta consapevolezza che una tale temuta evenienza si stia già avverando.
Tutto ciò viene espresso dall’artista attraverso il recupero di una massiccia quantità di elementi preesistenti e prelevati dal proprio ambiente quotidiano ed organizzati in modo da ottenere composizioni ben strutturate, complesse narrazioni che raffigurano visivamente tutte quelle situazioni che con maggiore intensità esemplificano le proprie riflessioni esistenziali, rivolte al passato ma non per questo non ancorate al presente e non proiettate nel futuro. Il fattore temporale è, infatti, di fondamentale importanza per poter cogliere appieno tutte le sfumature e le stratificazioni che costituiscono la sostanza creativa che Guido Pecci infonde alle proprie opere e la consistenza materica da cui esse sono costantemente nutrite.
L’eclettismo tecnico di Guido Pecci trova completa espressione attraverso l’utilizzo di materiali differenti, dalla pittura al collage, dalla ceramica policroma all’installazione, sino alla realizzazione degli ultimi, in ordine di tempo, piccoli oggetti/contenitori di memorie, cassetti/scatole in legno con al loro interno fotografie ed interventi pittorici e scultorei; sono micromondi che racchiudono storie le cui narrazioni restano sospese nello scarto che separa il momento vissuto dalla sua riscoperta attraverso il ricordo e la sua elaborazione, sia mentale, per quanto riguarda la scelta dei soggetti, sia fisica, circa la manipolazione di materiali eterogenei ricavati dalla propria storia personale ma anche dalle riviste e da tutto ciò che può concorrere alla migliore visualizzazione dei sentimenti che l’artista vuole manifestare. … (tratto dal testo in catalogo di Alessandro Trabucco)
Appuntamento al 17° piano del Grattacielo Baccari per conversare con l’artista.