Guido Salvini – Bacteria
L’artista torinese che con la sua attuale pratica artistica, utilizza il video, la fotografia, l’installazione e la performance è anche co-curatore insieme a Manuela Macco del progetto tpa/torinoPERFORMANCEART. In occasione della sua mostra personale l’artista presenterà per la prima volta al pubblico il suo nuovo lavoro BACTERIA.
Comunicato stampa
La Fusion Art Gallery presenta BACTERIA, mostra personale di Guido Salvini. L’artista torinese che con la sua attuale pratica artistica, utilizza il video, la fotografia, l’installazione e la performance è anche co-curatore insieme a Manuela Macco del progetto tpa/torinoPERFORMANCEART. In occasione della sua mostra personale l’artista presenterà per la prima volta al pubblico il suo nuovo lavoro BACTERIA. La mostra rientra nel circuito di NEsxT Independent Art Network e fa parte di COLLA la nuova piattaforma delle gallerie torinesi.
IL CONTRARIO
di Barbara Fragogna
D'altro lato, è l'emisfero destro che è preposto alla cruciale funzione del riconoscimento della realtà, capacità che ogni creatura umana deve avere per sopravvivere. – Oliver Sacks
Il contrario di Guido Salvini è Guido Salvini. Bacteria è il contrario. E’ proibito esibire, esporre, interpretare, dire troppo. Si può solo scrivere per negazioni dichiarando ciò che questa mostra o meglio, il lavoro presentato in mostra, non è (ceci n’est pas): un magrittismo auto-contraddittorio.
Questo non è un lavoro scientifico: non è un esperimento arbitrario di cui si è voluto in alcun modo avere il controllo, è un incidente biologico e un atto antecedente, forse automatico, ne ha pre-impiantato la base.
Questa non è fotografia: non c’è rapporto con la luce, il processo si è sviluppato al buio, l’opera brulica (e continua a farlo) sottopelle, dentro il guscio di una cotenna di cartone abusata dal caso, eseguita da inconsapevoli non-artisti microbici intenzionalmente poi fissandone, ancorandola a un momento qualsiasi, la motilità.
Questa non è un’immagine: non è rappresentazione apparente, i soggetti sfaldati, le forme sfrangiate, i solidi evaporati non delimitano contorni certi, non conservano memoria della realtà, la realtà è corrotta, decomposta, è reinterpretata, l’immagine è ricalcolata su di un angolo/occhio/stato lisergico, la visione senza filtri, un’idea impossibile ma concreta, una visione insana che rimpiazza l’organizzazione semplificata dal cervello sano per non farci impazzire, o deprimere.
Questo non è un “Salvini”. Se Salvini è bianco e nero, è poco loquace e schivo, è dietro, è lontano e di spalle, è assente, è un concetto, è i minimi termini di ciò che è necessario dire o far notare, allora Bacteria di Guido Salvini è il contrario, una scoperta, un imprevisto, un’opportunità, un recupero, un’azione performativa, un fatto?
Questo non è niente.
Escludendo e negando ogni forma d’intellettualismo tanto-per-parlare, Guido Salvini si scrolla dalle spalle il peso del giudizio, si distacca e se ne frega, prende una posizione al margine anche nei confronti del teatrino dell’arte che, nella sua trasposizione sociale (francamente ma espresso con gentilezza), lo nausea.
In ragione di anarchia nella sua ricerca professionale esplora, come artista, i limiti delle libertà individuali, la sua intelligenza esistenziale si arrovella pacatamente sui meccanismi coercitivi cause d’ingiustizie stereotipate. Per mezzo dell’arte si sarà in grado di creare una rivoluzione (astrofisica) del pensiero? E’ così che la sua installazione allucinogena e senza parametri ci sprona, ci costringe a interpretare, a vedere cose con gli occhi di un emisfero destro un po’ ebbro. Dovremo fare uno sforzo ma sarà uno sforzo lieve, alla fine proveremo piacere o panico. Dovremo partecipare, agire, capire, la nostra testa ospiterà il vulcano. Capiremo tutto e sapremo “di più”. Andremo dall’artista per suggerirgli un quid e stupirlo con le nostre supposizioni. Lo specchio collettivo non è mai stato così personale. Avremo voglia di ridere, qualcuno strozzerà un sorriso isterico, un pianto e una poesia, uno scrollerà le spalle e si sentirà leggero e un altro avrà bisogno di sedersi perché cederanno le gambe, sarà strano perché a quello era da un po’ che non ci avevi pensato e perché questa cosa qui piccolina che s’intravede nell’angolo ti parrà di averla già vista ma non ti ricorderai dove, ti verrà una parola sulla punta della lingua e un suono che hai sentito tanti anni fa. Sarà magico. Magico come se uno sciamano t’inebriasse con le spore dei suoi funghi o come se uno Jodorowsky ti raccontasse come esorcizzare quell’oggetto che tieni in tasca. O come preferisci perché l’immagine/foto/specchio/finestra è tua.
Ma è proibito dire. E sarà magico, scientifico, poetico, compulsivo, semplice, esotico, caotico ed elegante. Sarà il contrario di ogni cosa che non si può dire, il traboccante riflusso di ogni memoria.
un APPROFONDIMENTO
di Guido Salvini
Ho abbandonato in una cantina, per dieci anni circa, un’ingente quantità di materiale fotografico proveniente dalla mia dimensione professionale precedente: fotografie di scena (teatrale e cinematografica), ritratti realizzati in studio, documentazione varia e prove tecniche.
L’azione dei batteri, favorita dal buio e dall’umidità, ha agito sull’emulsione fotografica restituendo nuove immagini che, liberate dal peso dello scatto e della tecnica, hanno potuto assumere nuovi, ulteriori, significati.
Ho deciso di catalogare e presentare parte del materiale trasformato dall’azione dei batteri. Oltre alle diapositive che sono state scansionate e poi stampate, senza alcun ulteriore intervento, ho selezionato alcune stampe di provini a colori. Trattandosi di materiale tuttora in fase di mutazione per la presenza di batteri, le stampe dei provini si presentano in una forma e in una condizione che sarà costantemente in divenire per tutta la durata della mostra.
In questa occasione, la fotografia, da strumento per la rappresentazione fedele della realtà, diventa materiale base per la creazione spontanea d’immagini dal carattere psichedelico.
Tale azione performativa di "recupero" è profondamente connessa a una riflessione che sto sviluppando da diversi anni e che tende a mettere in discussione la natura stessa della fotografia.
Guido Salvini, vive e lavora a Torino.
Lavora come fotografo dai primi anni ‘80 realizzando ritratti, foto pubblicitarie, ricerca personale e parallelamente occupandosi di fotografia di scena in teatro. Successivamente, grazie all'esperienza acquisita in teatro e al forte interesse per il cinema, inizia a lavorare sul set di numerosi film. Il suo percorso nel cinema come fotografo di scena dura più di un decennio e lo vede vincitore di premi e riconoscimenti. Dal 2000 lavora anche con il video e realizza numerosi back stage sia per il cinema che per la televisione. Il video e l'installazione diventano, a partire dallo stesso periodo, i medium privilegiati della sua ricerca artistica. In questa fase si interessa inoltre di performance art indagando, in un primo momento, soprattutto i temi e le problematiche inerenti la documentazione. Dal 2013 è co-curatore del torinoPERFORMANCEART. Con la sua attuale pratica artistica, che utilizza il video, la fotografia, l’installazione e la performance, investiga i rapporti tra arte-artista e società, e i temi collegati alla libertà personale e agli stereotipi dell’esistenza.
In collaborazione con Fusion Project, Edizioni Inaudite, COLLA/To contemporary art network e
NEsxT / Independent Art Network
MEDIAPARTNER:
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