Guido Venturini – Bestiario

Informazioni Evento

BESTIARIO – Tracce di vita selvatica è la prima mostra dell’artista Guido Venturini aFirenze, città nella quale torna dopo 30 anni di assenza.

Comunicato stampa

La mostra di Guido Venturini presso Il Conventino Caffé Letterario è la
conclusione di un progetto ideato e curato da Alessandra Orlandoni e co-organizzato
da Olivia Turchi per LABORATORIO 13 Spazio d’Arte.
BESTIARIO - Tracce di vita selvatica è la prima mostra dell’artista Guido Venturini a
Firenze, città nella quale torna dopo 30 anni di assenza. Venturini visse infatti a Firenze
per una quindicina d’anni - dalla metà degli anni ‘70, come studente di Architettura,
prima, e come collaboratore alla cattedra di Arredamento e Architettura di Remo Buti poi,
prima di trasferirsi a Milano per collaborare con Andrea Branzi e poi con l’azienda ALESSI
dai primi anni ‘90 .
L’unicità dell’evento è altresì sottolineata da due casuali quanto sorprendenti
coincidenze. Una è legata al luogo: Guido Venturini mosse infatti i primi passi verso il
Design negli anni 80, a Firenze, in via Giano della Bella n.33. Lì era la sede dello Studio
Stars, il think tank fondato dal compianto Remo Buti assieme ad alcuni suoi assistenti.
Teatro delle ricerche di King Kong Production e della nascita della famiglia di oggetti
Girotondo, realizzata e prodotta da ALESSI nel 1989, lo studio si trovava a pochi passi
dall’attuale Il Conventino Caffè Letterario, sede dell’ Associazione Città Sostenibile
presieduta da Olivia Turchi, impegnata nella diffusione di attività artistiche, artigianali,
culturali e innovative e nella valorizzazione dell’ Oltrarno L’altra è dovuta al rapporto tra
l’artigianalità e i trascorsi di Guido Venturini: come è noto, negli anni ‘80 l’attività degli
eccellenti artigiani fiorentini si intrecciava a quella di designer e architetti.
Il progetto di mostra presentato da Alessandra Orlandoni ha quindi trovato in
Olivia Turchi una risposta immediata, e dal loro reciproco e contagioso entusiasmo è
nata la mostra BESTIARIO - Tracce di vita selvatica.
Da un desiderio di Olivia Turchi è poi nata la personalizzazione dell’agitatore per cocktail
870 in acciaio inossidabile 18/10 di produzione ALESSI, con una grafica di Guido
Venturini laserata in esclusiva per lo Shop de Il Conventino Caffè Letterario.
La mostra di un artista che, dopo 30 anni, torna per la prima volta nei luoghi e nelle
atmosfere che hanno generato il suo percorso ha sempre un sapore speciale, per lui
stesso e per i visitatori. In particolar modo quando si tratta di un architetto e
“stardesigner” che dopo un percorso coronato da successi mondiali ha trovato la sua
dimensione espressiva nell’arte.
LA MOSTRA IN DETTAGLIO
I lavori esposti comprendono in maggior parte opere recenti su tela e carta esposte
per la prima volta, il cui soggetto predominante sono ritratti di animali. Unica eccezione
due grandi tele appartenenti a una ricerca artistica precedente (Axis Mundi - Faenza
Galleria comunale d'Arte, 2017)
Realisti, surrealisti, astratti o caratterizzati da forti elementi grafici, i dipinti di Guido
Venturini giocano coi riferimenti stilistici evocando le atmosfere e il sentore di una vita
semplice, agreste, scevra da eccessi e surplus, volta a cogliere l’anima delle cose e
godere di questa essenza spirituale e magica. Un’esistenza selvatica quindi, naturale e
istintiva come è quella degli animali che vivono liberi nelle foreste, nelle savane, nelle aie o
nei mari, provvisti solo degli elementi essenziali alla loro sopravvivenza. La maggior parte
autonomi nel costruirsi il rifugio, tutti gli animali sono amorevoli nell’allevare i piccoli,
curiosi, spontanei; reattivi e aggressivi solo in caso di pericolo.
L’esposizione si apre con una grande tela a olio collocata al centro di una parete del
salone di ingresso al Conventino, raffigurante un esile albero dalla folta chioma ( Axis
Mundi - Faenza 2017) Questa visione dell’albero quale Axis Mundi trasforma lo spazio in
luogo di dialogo tra gli alberi reali e tangibili presenti nella sala e la loro rappresentazione
simbolica, immagine onnicomprensiva di collegamento tra cielo, terra e buio profondo
delle viscere.
Si prosegue salendo al primo piano, dove nello splendido Spazio Artusi si entra nel vivo
del BESTIARIO. Qui le “tracce di vita selvatica” si svelano via via nei ritratti di animali,
gli unici esseri viventi davvero selvatici (da non confondere con selvaggi!) che popolano la
totalità dell’universo: terra, cielo e mari. Incontreremo galline dallo sguardo inquisitorio,
pulcini avvolti da un luminoso blu cobalto, gatti, cani, capre, uccelli e pesci simpatici e
ammiccanti, colti nelle loro posizioni naturali oppure astratti dal contesto e schematizzati
in sagome dai profili netti riempite con campiture intense e brillanti, o privi di definizione e
dettaglio, come ombre liquefatte in macchie di colore.
Ogni lavoro è una sperimentazione a sé, e per tale va interpretato, pur se apparentemente
figlio o padre di altri dipinti.
L’arte pone domande, o questo dovrebbe fare, e non fornisce risposte.Certamente
questi lavori si lasciano interrogare, ma le risposte possono essere solo negli occhi e nel
pensiero dell’osservatore, e nel rapporto di attrazione, repulsione o indifferenza che questi
genera con l’opera. Più le risposte generano altre domande, più l’opera avrà assolto la
sua funzione: quella di non smettere mai di parlarci.
Sempre in Sala Artusi, disposti su un lungo piano in legno bianco saranno esposti
anche alcuni oggetti ALESSI, icone del lavoro svolto da Venturini con “l’industria”.
Testimoni di un processo realizzativo totalmente diverso da quello pittorico, l’accendino
ad arco elettrico Firebird, lo spargizzucchero Gino Zucchino, l’appendiabiti Antonio, lo
spremiagrumi-pestello Valerio, la serie di oggetti Girotondo e altri, rapportano la libertà
espressiva della pittura ai limiti della produzione industriale, seriale e commerciale. O
meglio: coi limiti e i pregi di questo differente processo che chiede risposte certe - alla
funzionalità, alla resistenza, alla durevolezza etc.- piuttosto che domande. Gli oggetti di
produzione ALESSI di Venturini, nei quali l’immaginario è spinto alla massima valenza
possibile, possono essere considerati i generatori ante-litteram della sua ricerca artistica,
embrioni seriali materializzatisi in quell’attimo in cui la forma incontra la funzione e genera
l’oggetto d’uso, appena prima che le sue sembianze si trasformino in arte.
L’ ultimo spazio dedicato alla mostra di Venturini è la sala al piano terra, Laboratorio
13, prospiciente il giardino. Questa, salvo un unica eccezione, è interamente dedicata a
un solo animale: la tigre. Rappresentata in lavori di diversi formati e oggetto di studi molto
recenti, la tigre ha ipnotizzato Venturini però la sua fierezza e al contempo per la sua
iconica popolarità nell’immaginario collettivo.
La tigre è infatti l’animale maggiormente rappresentato nell’arte, nella pubblicità e nella
letteratura, benché questa consapevolezza sia avvenuta dopo una naturale fascinazione
di Guido Venturini per questa fiera. Re o regina della jungla, animale selvatico per
eccellenza, solitario e diffidente, comunica con i suoi simili attraverso gli odori o le tracce
di zampate lasciate sui tronchi.
Non forma branco se non quando crea una famiglia, e manifesta un infinito amore per i
suoi piccoli e le sue compagne, i soli esemplari della sua specie che riconosce anche a
distanza di anni e coi quali continua a comunicare. Sarà forse l’indole della tigre, sintesi
tra fiducia riservata solo a prole e amici, e fierezza, selvatichezza e indipendenza, che ha
inconsciamente attratto Guido Venturini verso questo animale al quale si è deciso di
dedicare un’intera stanza? L’arte, come scritto sopra, deve suscitare domande. Non
fornire risposte.
(Testo di Alessandra Orlandoni 15/09/23