Guillermo De Foucault – Riprendendo il filo
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Mostra personale di Guillerno de Foucault (Santander, 1996) in collaborazione con Galeria Siboney, Riprendendo il filo, che ci mostra il risultato della sua residenza estiva a Marsaladue, incentrato sul disegno e sulla riflessione personale della pratica del disegnare.
Comunicato stampa
Mostra personale di Guillerno de Foucault (Santander, 1996) in collaborazione con Galeria Siboney, Riprendendo il filo, che ci mostra il risultato della sua residenza estiva a Marsaladue, incentrato sul disegno e sulla riflessione personale della pratica del disegnare.
RIPRENDENDO IL FILO
Il viaggio sempre rimanda a momenti di pausa, attesa e ripartenza. Nell'immediatezza delle immagini, foto o appunti che raccogliamo nei nostri spostamenti, che sono come un diario fatto di ricordi o di immaginazione e di sogni di luoghi nuovi da scoprire, troviamo una essenza onirica. Un viaggio è comunque un percorso, che sia una scampagnata fuori città, una giornata in piscina o l'inizio di una partenza che durerà tutta la vita.
Chiediamo a Guillermo come si sia sviluppato il suo progetto in occasione della sua residenza estiva qui a Marsaladue, e se questo progetto abbia un qualche riferimeto specifico geografico o sia legato alla sua permanenza e al suo viaggiare in Italia: "Tutto può fare riferimento all'idea del viaggio. All 'estetica dell'avventura o dell'escursione.. Anche se non c'è una storia o un concetto preciso di fondo, questi lavori hanno una valenza narrativa molto forte, forse per le tecnica con cui sono stati realizzati. Ci sono alcuni di questi ritratti che mi ricordano le copertine dei vecchi libri di avventura, come La banda dei 5 di Blyton, o come uno di quelle illustrazioni dei libri per imparare a disegnare.
Di fatto credo che si noti l'influenza dell' ambiente scolastico in queste opere, il fatto di insegnare a disegnare con tecniche e metodi specifici, da al mio lavoro questa estetica appunto da libro scolastIco, del disegnatore principiante, o del pittore amatoriale, un po' allo stile Elizabeth Peyton.
Alla fine il progetto a Marsaladue si è materializzato in una serie di ritratti. Sono ritratti presi dalle foto di amici che ho nella galleria del telefono. E' interessante vedere come la pittura o il disegno possano creare delle immagini così vibrante partendo da una foto e dalla realtà. Un immagine più vera del vero, o che ci trasmette una materialità più intensa, come se rimanesse solo la parte più importante.
Sembra una presentazione dei personaggi di un romanzo, in effetti ultmamente sto leggendo molta letteratura di viaggio, tipo Bruce Chatwin.
Non mi sorprende che abbia aperto una scuola di disegno, forse perchè il mio lavoro tendeva a questo. Per me disegnare e dipengere sono come un esercizio quotidina. Richiede allenamento e tecnica che tende sempre a migliorare, e un luogo specifico per praticarlo., delle abitudini specifiche. Il muscolo cresce un po alla volta, man mano che fai pratica, così come le connesisoni mano-cervello nell'apprendimento.
Non racconto nulla di preciso ma le immagini si susseguono creando un proprio universo.
Mi interessa il disegno in sè, come mezzo di esplorazione per capire desideri reconditi, desideri che si mostrano solo nel momento della pratica, che ci si possono conoscere ed analizzare ma che non si comprenderanno mai a fondo, nemmeno spingendosi al limite. E quando questo avviene mettiamo dopo cinque giorni che disegno senza interruzioni tendo a virare verso qualcos altro.
Mi ha stupito che siano apparsi dei bambini in questo lavoro, cosa mai successa fino ad ora, mi hanna fatto ricordare molto Henry Darger.
Queste figure infantili sono emerse prima come sagome poi sono entrato nel dettaglio dei vestiti e dei volti, come se fossero stati ricalcati dall'immagine di un proiettore. Questo potrebbe esser dovuto dalla stanchezza di disegnare sempre nello stesso modo. Un cambio di registro che fa intendere la voglia di recuperare l'entusiasmo del proprio lavoro. Cambiando i materiali i formati o quelle che serve per riprendere il filo. Amo queste dinamiche che permettono di alleggerirmi un po della responsabilità, e seguire un po' il piacere, trovandomi ad essere una macchina che solo esegue ordini dagli istinti.
Mi affascina la letteratura di viaggio e i romanzi autobiografici, i fumetti e le storie in generale. Vivo di aneddoti e racconti e cerco di plasmarlo nelle mie opere in maniera più o meno letterale.
E il senso del ridicolo? C'è qualcosa di ironico in alcune di queste immagini, c'è un senso dell humor alla base, ma senza pensarci troppo. Se facessi qualcosa di troppo serio sarebbe veramente ridicolo."