Guro Håkensen – Duodji
“DUODJI”, dal nome del tradizionale artigianato della popolazione lappone Sami, è il titolo della personale, a cura della critica d’arte Claudia Andreotta.
Comunicato stampa
L’artista norvegese Guro Håkensen inaugura venerdì 1 aprile, alle ore 18.00, con il patrocinio del Comune di Alassio, la mostra personale alla galleria Artender di Alessandro Scarpati, in Passeggiata Cadorna 53 ad Alassio.
“DUODJI”, dal nome del tradizionale artigianato della popolazione lappone Sami, è il titolo della personale, a cura della critica d’arte Claudia Andreotta: le opere di Guro Håkensen rimarranno in mostra sino al 18 aprile, con apertura della galleria Artender nei giorni venerdì, sabato e domenica dalle 15.30 alle 18.30.
Ed è proprio nelle popolazioni indigene Kven e Sami dell'estremo nord della Norvegia che Guro Håkensen ha le sue radici. L’artista infatti nasce a Oslo e fin da giovane comincia a dipingere con uno stile fortemente espressionista, ispirandosi alla natura, con la quale sente un forte legame grazie alle sue radici. Vince diversi concorsi per giovani artisti ad Oslo e, dopo il trasferimento in Italia nel 2002, decide di approfondire la sua formazione artistica, prima nell’atelier di Lorenzo Rossi, professore d'arte laureato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, poi facendosi seguire alcuni anni dall’artista Elisabeth Werp. Attualmente vive in Liguria dove ha sede il suo studio artistico
Guro utilizza una tecnica originale: su una base di legno o cartone riciclato, incolla pezzi strappati di tela di juta, poi dipinge con colori ad acrilico, stucco, foglia d’oro, per creare elementi figurativi sui toni della terra. La tela dunque non è semplice supporto, ma entra a far parte dell’opera a rappresentare la semplicità e la forza degli intrecci tra gli uomini. L’espressione del legame con la terra e la natura è un riflesso della cultura Sami; in particolare i lacerti di tela simboleggiano la precarietà della vita, il suo costante mutamento, corso al quale ci si deve adeguare.
L'utilizzo di un segno espressionista, sempre caro alla cultura nordica, è alla base della poetica dell'artista che sviluppa in una narrazione non didascalica, un racconto lirico incentrato sulla natura in quanto fondamento della vita. I suoi volti indefiniti non ritraggono, ma si mostrano come la prosopopea di un'umanità fortemente legata soprattutto alla terra, ma anche all'aria, all'acqua, al fuoco, i suoi corpi, parafrasando Shakespeare, sono fatti della stessa materia della quale è fatta la natura: un'identità che da materiale si fa spirituale, in una connessione costante
In un mondo che sta correndo sempre più rapidamente, l’arte di Guro Håkensen offre l’occasione di fermarsi, di respirare, di addentrarsi tra le sue intense immagini, i colori della terra, gli intrecci della tela, gli echi dei silenzi della cultura Sami, per permettersi di vivere un momento di contatto con sè stessi e con la bellezza di esistere qui, adesso.