Guy Tillim – Cagliari
La Fondazione di Sardegna inaugura la mostra “Cagliari” di Guy Tillim, a cura di Marco Delogu: un lavoro che , nell’ambito della rassegna AR/S – Arte Condivisa, si propone di indagare il tema di grande attualità delle migrazioni.
Comunicato stampa
Secondo appuntamento del nuovo ciclo di produzioni artistiche della Fondazione di Sardegna: dopo “Dėsert”, performance site specific che ha riflettuto sulla condizione dei profughi contemporanei in relazione all’aspetto arcaico del nomadismo, è la volta della mostra fotografica “Cagliari” di Guy Tillim, a cura di Marco Delogu, che sarà inaugurata il prossimo 19 ottobre. Una nuova commissione artistica concepita a partire da un invito specifico che, nell'ambito del progetto AR/S – Arte Condivisa, la Fondazione ha rivolto ad artisti e curatori: indagare il tema delle migrazioni.
“Cagliari vista da Guy Tillim. “Istranzu è un termine bivalente in sardo. Vuol dire ospite, ma anche straniero. Non però una cosa o l’altra: le significa sempre entrambe allo stesso tempo.” Le parole della scrittrice Michela Murgia ben introducono il lavoro del fotografo Guy Tillim, recentemente insignito del prestigioso Henri Cartier-Bresson Award: 21 opere fotografiche, prodotte per le strade della città, nel corso di due settimane di residenza che l’artista sudafricano ha trascorso nel capoluogo. Le fotografie confluiranno nella mostra “Cagliari”, promossa dalla Fondazione di Sardegna in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission, e nel volume edito da Punctum, arricchito dai testi di Marco Delogu, Francesco Abate e della stessa Michela Murgia. Il progetto espositivo, curato da Marco Delogu e sviluppato dall'architetto Maurizio Bosa, rafforza l'invito già insito nelle opere a vivere un'esperienza immersiva per le strade di Cagliari, una città che il giornalista e scrittore Francesco Abate associa a Babilonia, metafora positiva delle commistioni di luogo e pensiero: “Casteddu. Ognuno cammina per la sua strada, per vie e piazze che sono già state di molti, forse di tutti”.
La mostra “Cagliari” sarà inaugurata venerdì, 19 ottobre 2018, alle 18.30, presso la sede cagliaritana della Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2, e sarà visitabile fino a gennaio 2019.
Con “Cagliari”, il curatore Marco Delogu ha dunque accolto l’invito della Fondazione di Sardegna a ragionare su un tema più che mai controverso interpellando Guy Tillim, artista di caratura internazionale le cui opere sono presenti nelle più importanti collezioni del mondo. Scrive Delogu: “Tillim prosegue sul sentiero di un racconto contemporaneo della popolazione, dove assistiamo a scene di vita quotidiana di una città capace di accogliere. [...] La centralità di questo lavoro non è quella di andare a trovare le singole comunità di immigrati o di residenti. Piuttosto le stratifica, le mescola come naturalmente avviene nelle strade: da una prima fotografia dove compaiono solo migranti, le fotografie si riempiono successivamente di una popolazione sempre più difficile da definire e la città viva è ora composta senza soluzione di continuità da migranti, cagliaritani e semplici turisti”.
L'artista: Guy Tillim. Nato nel 1962 a Johannesburg, Guy Tillim si è a lungo dedicato a progetti di documentazione visiva e storica, tesi a evidenziare il divario razziale creato dall'apartheid nel suo paese e a produrre testimonianze del conflitto sociale e delle disuguaglianze prevalenti nel continente africano. Freelance per numerose agenzie internazionali, negli anni si è distaccato dall’iconografia del fotogiornalismo di denuncia per adottare un punto di vista più enigmatico, spesso rivolto alla strada. Come nei suoi lavori più recenti, anche in “Cagliari” le sue fotografie si soffermano su gesti e movimenti semplici, comportamenti e situazioni urbane consuete: frammenti sospesi delle vie del capoluogo sardo e dei suoi abitanti che sono al contempo delle finestre aperte verso le strade del mondo, offerte al nostro sguardo come nuovi spazi di riflessione.
Scrive il presidente della Fondazione di Sardegna, Antonello Cabras: “Il progetto “Cagliari” ci conduce in un viaggio verso una sospensione che in qualche modo racconta la stessa condizione attraversata da individui e gruppi di individui che per le ragioni più diverse, in innumerevoli momenti della propria evoluzione, si sono ritrovati a intraprendere un cammino al quale affidare la propria sopravvivenza. E in questa dimensione, è come se ci invitasse a sospendere noi stessi e il nostro giudizio, per osservare il tema con libertà e a occhio nudo”.