Hans Hartung – Opere scelte 1947-1988
La mostra, curata da Leonardo Farsetti, Carlo Repetto e Giulio Tega, presenta trentadue opere, tra cui oltre venti tele di grandi dimensioni. Il percorso inizia dal 1947, con una composizione a carboncino e pastelli su carta, e si conclude con le ultime opere degli anni Ottanta.
Comunicato stampa
Hans Hartung è stato uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo informale del XX secolo. Nato a Lipsia il 21settembre 1904, iniziò la sua formazione artistica negli anni Venti, frequentando il Bauhaus, dove rimase fortemente influenzato dalle lezioni di Vassily Kandinsky. Nel 1931 espose per la prima volta nella Galerie Heinrich Kuhn di Dresda. Nel 1932, in seguito all’ascesa al potere del Nazismo, fu costretto a lasciare la Germania e si trasferì dapprima a Minorca, nelle isole Baleari, poi a Parigi e a Stoccolma, dove visse in forti ristrettezze economiche. Nel 1935 tornò per un breve periodo in Germania, ma dovette espatriare definitivamente a Parigi. Durante la seconda guerra mondiale si arruolò nella Legione Straniera e combatté in Tunisia e in Francia: nel novembre del 1944 fu gravemente ferito nei combattimenti di Belfort, mentre cercava di trasportare un compagno ferito entro le proprie linee e gli dovettero amputare la gamba destra. Naturalizzato francese, nel 1946 fu decorato della Croce di guerra, della Medaglia militare e della Legion d’Onore.
Riprese a dipingere con rinnovato entusiasmo, partecipò a numerose mostre e raggiunse la piena maturità espressiva, realizzando opere di grande vigore emotivo, in cui l’energia del segno e la forza del gesto pittorico costituivano gli elementi fondanti del suo linguaggio pittorico. Nel 1956 ottenne il Premio Guggenheim e nel
1960 ricevette il Gran Premio per la pittura della Biennale di Venezia, seguiti da molti altri riconoscimenti internazionali. Hans Hartung morì ad Antibes il 7 dicembre 1989.
La mostra, curata da Leonardo Farsetti, Carlo Repetto e Giulio Tega, presenta trentadue opere, tra cui oltre venti tele di grandi dimensioni. Il percorso inizia dal 1947, con una composizione a carboncino e pastelli su carta, e si conclude con le ultime opere degli anni Ottanta. In particolare saranno esposte alcune belle chine su
carta del 1956 e vari acrilici su tela degli anni Settanta e Ottanta, che daranno ai visitatori la possibilità di capire la tecnica pittorica ed il mondo poetico di Hartung.L’energia è una forza che si può incarnare in ogni forma: così il pittore ha sintetizzato il senso delle proprie composizioni, in cui ha saputo fondere, in maniera originale e personale, gli insegnamenti dell’espressionismo e dell’astrattismo informale.“L’arte astratta, spiega ancora Hartung, mi sembra essere il momento più puro nella vicenda dell’arte moderna. Con essa, dopo un lungo rilassamento sul piano formale, si ha una tendenza purificatrice che era già cominciata con Cézanne ed era proseguita, in Francia, con il cubismo analitico. La macchia ridiventa una macchia, il tratto un tratto, la superficie ridiventa superficie. Più che mai le opere vivono autonome, libere dalla sottomissione alla mimesi".
Hartung traduce tutte le sue emozioni e le sue riflessioni nel segno (egli era anche un ottimo incisore), che vibra sulla tela, quasi fosse il pulsare vitale dell’universo. In alcuni casi le sue linee assumono l’eleganza formale di un raffinato arabesco, unite da una lieve armonia; in altre invece queste esprimono vigore e potenza, energia e
dinamismo. La sua ricca interiorità si esprime tanto nelle atmosfere rilassate e pacate, tanto negli accesi contrasti, inquieti e instabili. Alla fine del suo percorso creativo, costretto su una sedia a rotelle, seppe esprimere tutta la sua passione per l’arte con opere intense e altamente drammatiche, con i colori letteralmente gettati sulla tela, simbolo di lotta e di estrema sfida alla vita e al suo mistero.
La mostra è corredata da un ampio catalogo, con testi critici di Chiara Stefani e Paolo Repetto; schede tecniche e biografie a cura di Elisa Morello, Silvia Petrioli e Chiara Stefani.