Helena Hladilová – Zouwu
Prima mostra personale di Helena Hladilová con la galleria, dal titolo Zouwu, in cui l’artista espone una serie di bassorilievi realizzati con diversi tipi di marmi e alcune opere in bronzo.
Comunicato stampa
SpazioA è lieta di presentare, sabato 29 gennaio 2022, la prima mostra personale di Helena Hladilová con la galleria, dal titolo Zouwu, in cui l’artista espone una serie di bassorilievi realizzati con diversi tipi di marmi e alcune opere in bronzo.
La mostra rappresenta un ritorno al fare arte di Hladilová dopo un periodo dedicato esclusivamente al prendersi cura dei suoi figli, e proprio alla luce di questo aspetto possiamo guardare in prospettiva il suo percorso artistico e dividerlo idealmente in due parti. Se prima della maternità la sua produzione si concentrava principalmente su un riarrangiamento di elementi e oggetti che esistevano nel mondo in maniera spontanea (pensiamo a “Scultura sonora” del 2013, un cubo di legno di quercia infestato dai tarli presentato come naturale produttore di suoni, oppure a “Snoopy/Dart Fener”, sempre del 2013, due sculture composte l’una solo da materiali bianchi e l’altra solo da materiali neri, una osservazione sulla tendenza a dividere il mondo in bene e in male che si riflette sull’effettiva difficoltà di trovare in natura queste due cromie pure), quasi a sottoporci il suo stupore verso la fantasia della Natura, dopo la maternità il suo lavoro diventa più manuale, e quello stesso stupore non è più ricercato nelle creazioni del mondo esterno, non più negli oggetti quanto nei soggetti, in particolare nella formazione della vita interiore e nella sfrenata fantasia dei suoi figli, anch’essi comunque parte della Natura.
I soggetti delle opere presentate in Zouwu vengono infatti dalle storie della buonanotte che l’artista inventa per i suoi figli. Un momentaneo allontanamento dalla scena artistica ha portato a un avvicinamento alla sfera fantastica e giocosa dei suoi bambini, un mondo narrativo in cui la materia non è stabile ma soggetta a continue metamorfosi. Se da una parte questo tema rispecchia l’immaginario infantile, dall’altro fa trasparire la necessità di Hladilova di adattarsi alla sua nuova duplice figura di madre e di artista, il farsi ponte tra dimensione immaginaria e reale, domestica e sociale, familiare e lavorativa. E se nella prima parte della sua carriera l’artista si stupiva di quello che aveva prodotto il mondo, isolandolo e presentandocelo sotto forma di opere, in questa seconda fase ci presenta il suo stupore derivante dal dialogo con ciò che lei stessa ha messo al mondo.
Come presentare al pubblico un momento così intimo come il dialogo fantasioso con i propri figli senza sovraesporlo, costruendo la giusta distanza con lo spettatore e al contempo senza snaturarlo? La soluzione trovata dall’artista passa attraverso l’uso del digitale e l’impiego di bracci robotizzati. I soggetti delle favole della buonanotte sono stati inizialmente ricercati in 3D, composti sotto forma di file vettoriale e inviati come istruzioni a una macchina per la lavorazione del marmo, che ne ha eseguito una prima sbozzatura dei contorni. Questo semilavorato, avente ora la giusta distanza dalla originaria narrazione intima, è stato successivamente rifinito a mano da Hladilová. Mentre nella lenta manualità dell’artista troviamo una consapevolezza dello scorrere del tempo e delle dinamiche del mondo interiore, nell’uso dei modelli digitali e nella velocità della macchina ritroviamo un’evoluzione dello stupore di Hladilova per ciò che viene prodotto dal mondo esterno, questa volta non direttamente dalla Natura ma dall’evoluzione tecnologica.
Il risultato è una nuova serie di lavori il cui calore è generato da un’apertura nei confronti dello spettatore, invitato a completarne in prima persona la narrazione, in un processo che per una volta ci permette non di parlare delle opere, quanto con le opere. (Matteo Mottin)
Helena Hladilová
Zouwu
FROM: SATURDAY JANUARY 29, 2022 - f rom 3PM alle 8PM
TUE - SAT 11AM - 2PM / 3PM -7PM or by appointment
SpazioA will be pleased to present, Saturday, January 29, 2022, Helena Hladilová’s first solo exhibition at the gallery. Titled Zouwu, the artist will be presenting a series of bas-reliefs made with different types of marble and selected works in bronze.
The exhibition represents Hladilová’s return to making art after a period dedicated exclusively to raising her children, and it is precisely in light of this aspect that we can put her artistic career into perspective and ideally divide it into two parts.
If, prior to motherhood, her production focused mainly on spontaneously rearranging elements and objects already existing in the world (such as "Sound Sculpture" from 2013, a woodworm-infested block of oakwood presented as a natural producer of sounds or "Snoopy/Dart Fener", also from 2013: two sculptures, one composed of only white materials, the other of only black materials, an observation on the tendency to divide the world into good and evil, which is also reflected in the difficulty of ever finding these two colors in pure form in nature) as if to invite us to share her amazement at Nature’s fantasy. After motherhood, her work became more manual, laborious. She no longer seeks that same amazement in the creations of the outside world or its objects, but rather in the subjects, especially in the forming of inner life and the unbridled imagination of her children, which also happen to be part of Nature.
The subjects of the works presented in Zouwu are taken from the bedtime stories the artist made up for her children. A momentary departure from the art scene led to a rapprochement with the fantastic and playful sphere of her children, a narrative world in which materials are not stable but subject to continuous metamorphosis. While this theme reflects the child's imagination, it also reveals Hladilová's need to adapt to her new dual role as mother and artist, posing herself as a bridge between the imaginary and the real, the domestic and the social, work and family, and if in the first part of her career she was astonished by what the world had produced, isolating it and presenting it to us in the form of works, in this second phase she offers us her astonishment at the dialogue established with what she herself puts into the world.
How can such an intimate moment as the fantasy-filled dialogue with your own children be presented to the public without overexposing it? How do you set the right distance with the spectator without distorting it at the same time? This artist came up with a solution that makes use of digital technology and robot arms. The subjects of the bedtime stories were initially sought in 3D, composed in the form of vector files, and then sent as instructions to a marble processing machine for an initial rough-hewing of the profiles.
Reaching the right distance from the intimacy of the original narration in this way, Hladilová could then finish this semi-finished work by hand. Whereas an awareness of the passage of time and the dynamics of the inner world can be seen in the artist's slow handiwork, an evolution of Hladilová's amazement at what the outside world produces—this time not directly by Nature but by technological evolution—is apparent in the use of digital models and the speed of machinery.
The result is this new series of works that generates warmth from its openness to the viewers, who are invited to complete the narratives themselves in a process that allows us to converse with the works, not only about them. And it was about time. (Matteo Mottin)