Henri Chopin – Dactylo-poèmes
Nella prima mostra del 2020, Entr’acte presenta una serie di dactylo-poèmes su carta velina realizzati da Henri Chopin tra il 2005 e il 2006.
Comunicato stampa
Nella prima mostra del 2020, Entr’acte presenta una serie di dactylo-poèmes su carta velina realizzati da Henri Chopin tra il 2005 e il 2006, che Giovanni Fontana descrive come “trame concrete di lettere dattiloscritte i cui dati richiedono letture al limite del possibile, ponendosi come una sorta di partitura visiva che offre agli occhi strutture fonetiche o rumoristiche”.
A queste si affiancano assemblaggi, grafiche e materiale documentario concernente l’attività dell’autore nell’ambito della Poesia sonora, di cui è stato l’iniziatore alle soglie degli anni Sessanta e quindi per diversi decenni il più qualificato rappresentante.
Henri Chopin (1922-2008), “funambolo del magnetofono multipista, moltiplicatore di voce, generatore esponenziale di suoni corporei, mago dell'amplificazione, un giocoliere del ritmo” (Fontana) ha iniziato il suo percorso artistico negli anni ’50, nell’entourage della diaspora lettrista. Nel 1955 la scoperta del registratore a nastro “straordinaria tavolozza sonora capace di propagare un’autentica energia cosmica” lo spinge a spostare la sua attenzione dalla parola al puro suono vocale e corporale: nascono così lavori come “Le corps” (1966) e “Le bruit du sang” (1969), in cui utilizza, in aggiunta alle amplificazioni e ai cambiamenti di velocità, le sovrapposizioni permesse dalla registrazione su più piste magnetiche, attivando la ricchezza della simultaneità.
All’attività nel campo della poesia sonora Henri Chopin ha affiancato – sin dagli anni Sessanta – un’intensa produzione di poesia concreta (o “poesia oggettiva”, secondo la sua definizione). Composti con macchine da scrivere elettriche “i dactylo-poèmes mettono in rilievo i loro motivi, i loro disegni, le loro forme nel e attraverso l’alfabeto latino che è più geometrico che calligrafico nella visione”.