Hierós | arte sacra contemporanea
Hierós, mostra d’arte sacra, in cui artisti contemporanei si confrontano sul senso del sacro, al di là della mente -al di là del limite- nella reiterazione dei segni dove tutto prende forma e si unisce.
Comunicato stampa
L’iter creativo è un rituale nel quale avviene un processo di sublimazione. In tal modo L’oggetto acquista un valore reale perché partecipe di una realtà che lo trascende e l’evento sacro diviene archetipo. L’azione creativa altro non è che una inesauribile ripetizione archetipica.
Queste brevi considerazioni introducono Hierós, mostra d’arte sacra, in cui artisti contemporanei si confrontano sul senso del sacro, al di là della mente -al di là del limite- nella reiterazione dei segni dove tutto prende forma e si unisce.
Daniela Garofalo
Hieròs. Al di là della mente.
E’proprio di ogni cultura e di ogni tempo, il desiderio di sondare il sacro. Ad esso va attribuita una dimensione universale, eppure, definire il concetto di ‘sacro’ è cosa più che complessa. Altrettanto arduo è stabilire un senso del sacro. Si potrebbe asserire che sacro è ciò a cui si volge la propria attenzione, quando si avverte il limite tra il conoscere e l’essere. La certezza dell’esistenza genera paradossalmente l’incertezza dell’inesistenza. Misurarsi con tematiche quali la vita prima della vita, il futuro, la morte, la vita dopo la morte significa affrontare l’inconoscibile. Queste speculazioni intellettuali tendono a destabilizzare la mente umana, per la quale è più semplice decifrare dati materiali, tangibili. Tratto comune ad ogni cultura è la consapevolezza di tale limite al di là del quale è posto l’insieme delle energie, delle forze che l’uomo percepisce come superiori a sé. Quel limite è il luogo della trascendenza. Il sacro allora suggerisce una modalità per fronteggiare ciò che “è nella mente, ma non è della mente” dunque, l’ignoto, l’indeterminato. L’esperienza religiosa ed ogni forma di spiritualità rispondono ed ottimizzano questa esigenza con assoluta pertinenza; a sostegno di tale tesi si impone una considerazione: anche l’ateismo, presuppone la perdita di ciò che si può definire ‘esperienza del sacro’. Il rapporto dialogico tra la sfera naturale e la fera sopranaturale, si risolve attraverso un sistema di segni e simboli ai quali si attribuisce un significato preciso. Va inoltre evidenziato che l’esperienza dell’oggetto sacro, sia nella realizzazione che nella fruizione, non è mai solo estetica. In ugual misura l’esperienza dell’arte non lo è mai. Il codice simbolico segnico costituisce il sistema dei significanti sia nell’espressione del sacro sia nell’espressione dell’arte. Tale analogia spiega la necessità ancestrale di affidare all’arte la raffigurazione della sacralità poiché le si attribuisce “una funzione mediatrice, analoga[...]a quella sacerdotale[...]la funzione cioè di portare il mondo divino all’uomo, a livello sensibile e mediante le sue vibrazioni sentimentali, per innalzare poi il mondo umano[...]al regno ineffabile di mistero, di bellezza, di vita” . L’artista quindi è colui che si rende strumento mediante il quale si tenta l’unione tra ideale e reale e a cui si riconosce la capacità di elaborare quel codice simbolico segnico. L’iter creativo è un rituale nel quale avviene un processo di sublimazione. In tal modo L’oggetto acquista un valore reale perché partecipe di una realtà che lo trascende e l’evento sacro diviene archetipo. L’azione creativa altro non è che una inesauribile ripetizione archetipica.
Queste brevi considerazioni introducono Hieròs, mostra d’arte sacra, in cui artisti contemporanei si confrontano sul senso del sacro, al di là della mente -al di là del limite- nella reiterazione dei segni dove tutto prende forma e si unisce.
Daniela Garofalo
Storica dell’arte
Cd’A