Hiroshige | Tamburi | McWilliams – The Japanese Standoff
L’intento curatoriale della mostra è ragionare sull’esistenza di connessioni lungo la storia dell’arte che svelino una vicinanza spirituale tra artisti, al di là del dato cronologico.
Comunicato stampa
Utagawa Hiroshige, Ennio Tamburi, Mathew McWilliams
The Japanese Standoff
a cura di Luca Arnaudo e Roberto Lacarbonara
Inaugurazione: sabato 16 dicembre 2023, ore 18:00
dal 16 dicembre 2023 all’ 8 marzo 2024
ETworks Studio | ROMA, via dei Marsi 41
Comunicato Stampa
Sabato 16 dicembre 2023, alle ore 18:00, inaugura la mostra The Japanese Standoff, a cura di Luca Arnaudo e Roberto Lacarbonara, con opere degli artisti Utagawa Hiroshige, Ennio Tamburi e Mathew McWilliams, nello spazio espositivo ETworks Studio a Roma, via dei Marsi 41 (quartiere San Lorenzo).
L’intento curatoriale della mostra è ragionare sull’esistenza di connessioni lungo la storia dell’arte che svelino una vicinanza spirituale tra artisti, al di là del dato cronologico. Se nell’immaginario cinematografico è ricorrente uno scontro a tre – “alla messicana” – solitamente senza possibilità di soluzioni positive, l’occasione presente mira invece agli esiti cooperativi di un confronto, pur idealmente competitivo, facendo incontrare tre artisti di cui valorizza una comune sensibilità “giapponese” per equilibri compositivi essenziali di segno e colore, in particolare sulla carta.
La celeberrima xilografia del pittore e incisore giapponese Utagawa Hiroshige, la Festa di Tanabata (ca. 1856, parte della serie Cento famose vedute di Edo) è l’opera che, insieme a un’altra importante incisione dell’artista (Sakanoshita, ca. 1837, dalla serie Cinquantratre stazioni della Tōkaidō), innesca il dialogo ideale tra lo stesso Hiroshige, Tamburi e McWilliams. Aeree trasparenze, piani di profondità che s’intersecano dirigendo lo sguardo dagli spioventi di un paesaggio urbano fino all’orizzonte, o ancora assorte geometrie rupestri, moti d’acqua dalla straniante fissità: le composizioni di Hiroshige, tanto ammirate dagli impressionisti, innervano il modernismo di una straordinaria sintesi grafica.
Ai lievi movimenti di bandiere, ai volteggi animati dalla brezza dell’oceano e alle sfumate atmosfere montane ha guardato anche Ennio Tamburi nel corso della sua lunga avventura artistica, animata da meditate peregrinazioni tra Giappone, India, Tibet e Nepal, da cui ha riportato un ampio ricorso alle carte e alla segnicità propria dell’immaginario orientale, ma declinato con uno sguardo meridiano, particolarmente attento ai rapporti di luce e colore.
In questo incontro ideale subentra, con la sua produzione più recente di carte e tele, Mathew McWilliams, artista canadese di base a Parigi, che da un lato, anni fa, ebbe anche modo di conoscere personalmente Tamburi visitandone lo studio romano insieme a uno dei curatori di questa mostra, dall’altro ha sempre professato una profonda ammirazione per Hiroshige. Nel suo affermare il valore di un minimalismo compositivo a “levare”, fatta di studiate sovrapposizioni di piani-colore, l’opera di McWilliams s’insinua tra quella dei due maestri in maniera vitale e lieve, aprendo così questo “confronto giapponese a tre” a nuove prospettive di considerazione all’insegna di una comune, raffinata misura estetica.
Note biografiche
Utagawa Hiroshige (Tokyo, 1797-1858).
Pittore e incisore giapponese, comincia a pubblicare nel 1814 stampe e libri con illustrazioni sul tema teatrale, paesaggistico e femminile. Dal 1828 le prime vedute di Edo (Tokyo), ispirate a Hokusai e all’arte olandese. In seguito, si dedica quasi esclusivamente al paesaggio, intraprendendo anche lunghi viaggi per conoscere a fondo il Giappone. Le grandi serie di vedute della strada Tōkaidō e della Kisokaidō rendono grande celebrità internazionale all’artista, così come le Cento famose vedute di Edo del 1856-58. Hiroshige è l’ultimo grande paesista giapponese che, con osservazione attenta e meticolosa nella resa atmosferica, cromatica e luministica dei luoghi, ha esercitato un enorme influsso sull’arte occidentale, a partire dagli impressionisti.
Ennio Tamburi (Jesi, 1936 – Roma 2018).
Avvia la sua attività artistica tra Roma e Parigi negli anni ’50, affiancando a lungo all’attività di pittore quella di scenografo e disegnatore per il cinema e il teatro (collabora, tra gli altri, con Luchino Visconti, Roman Polanski, Giorgio Strehler, Luca Ronconi). Espone in numerose mostre collettive e personali, tra cui: Biennale di Venezia, 1975; Galleria La Tartaruga, Roma 1976; Kunsthalle, Kôln e Düsseldorf 1977; Galleria Salomon, Parigi 1980; Temple University, Roma e Philadelphia 1990; The Blaxland Gallery, New South Wales, Sidney 1992; Kunsthaus Richterswil, Zurigo 1998; Gallerie Anton Meier, Ginevra 2003; Biblioteca Casanatense, Roma 2006; Lazertis Galerie, Zurigo 2007; Museo del Convento di San Giovanni, Müstair 2009; Fabriano Space, Milano 2008; Cimitero Acattolico, Roma 2018. Nel 2012 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli dedica una grande retrospettiva.
Mathew McWilliams (Vancouver, 1973; vive a Parigi).
Dopo studi alla Concordia University di Montreal e all’Università della Sorbona a Parigi, si dedica alla pittura e alla fotografia attraverso un linguaggio minimalista e concettuale. Tra le recenti mostre personali: Les Visites du Village Saint-Paul, Samuel Gassmann, Parigi 2022; Duel, Chalk Horse Gallery, Sydney 2020; Fuse, Libreria Galleria Marini, Roma 2018; Scored, Residenza d’Artista alla Casa del Direttore, Colle di Tora, Rieti 2018; Pulp, Chalk Horse Gallery, Sydney 2017; Observatory, Ex-Chiesetta, Polignano a Mare 2016; Headstrikes, Macaulay & Co Fine Art, Vancouver 2015.