History of Humanity
Quattro artisti internazionali sfiorano argomenti atavici, purtroppo ritornati tragicamente attuali, utilizzando estetiche borderline, a volte disturbanti e provocatorie, anche a causa della stessa ironia o giocosità che è insita nei materiali e tecniche da loro prediletti.
Comunicato stampa
La storia dell’umanità è fatta di “tipi strani”.
Condottieri e avventurieri, guardie e ladri, costruttori e sabotatori, dittatori e guerriglieri ma non mancano i filosofi e sedicenti guaritori, clown e acrobati, scienziati ed artisti....
È costellata di miti, credenze e religioni in cui inspiegabilmente, ad ogni latitudine, si tramandano racconti ancestrali di inondazioni, di grandi conquiste, di azioni ingiuriose, di battaglie epocali tra il bene e il male.
La storia dell’umanità è ricca di dicotomie dove gli opposti si scontrano, guerreggiano lasciando vittime sul percorso.
Sono le azioni sbagliate reiterate ripetutamente che si accumulano anno dopo anno, secolo dopo secolo, millennio dopo millennio. Nell’intimità di un focolare domestico come nelle grotte primitive, tra il Tigri e l’Eufrate come tra Tikal e Calakmul, con armi tecnologiche così come con un ascia o una freccia.
Quattro artisti internazionali sfiorano argomenti atavici, purtroppo ritornati tragicamente attuali, utilizzando estetiche borderline, a volte disturbanti e provocatorie, anche a causa della stessa ironia o giocosità che è insita nei materiali e tecniche da loro prediletti.
Si esprimono mescolando stili e tecniche, disegnando fumetti o icone pop con filo di cotone o con pasteli e matite, scolpendo la lana come fosse ceramica, decontestualizzando oggetti o producendo ready made sarcastici.
ANTHONY COLEMAN (1969, vive e lavora a Philadelphia, USA), artista autodidatta, disegna su carta con graffite e matite colorate ritratti esagerati degli "Strangers" sopra citati: personaggi pubblici o televisivi, clown, cantanti o ballerine sono trasfigurati da iperboli che diventano il tratto distintivo dell’artista, come i nasi spesso più simili a becchi. Gli sfondi, perlopiù monocromi, dai colori accesi aumentano la sublimazione della realtà. (questi soggetti sono i caratteri -trasfiguarti- che riempiono le giornate di “Tony Coleman” )
PETER FREDERIKSEN (1987, vive e lavora a Chicago, USA) disegna con una macchina da cucire, con fili di cotone colorati, scene che potrebbero essere tratte dai cartoni animati degli anni d'oro del fumetto americano. Ritrae e ridicolizza le attitudini malsane, le insicurezze e bassezze del singolo uomo così come della vita "comunitaria", fatta spesso di sopraffazioni e di promesse non mantenute.
ANTONIO RIELLO (1958, vive e lavora tra Bassano del Grappa e Londra) ecletticamente mette in scena le contraddizioni e i paradossi della società occidentale. In una continua ricerca antropologica, si nutre e restituisce riflessioni sulla difficile coesistenza umana tramite il sarcasmo e l’ironia.Composizioni ready-made, scultura, grandi disegni a biro tratteggiano solo una piccola parte della vasta e varia esplorazione dell'artista.
GUADALUPE SALGADO (1991, vive e lavora a Mexico City) tramite un'arte tessile varia e articolata, mostra un immaginario e iconografia derivanti da un bagaglio collettivo che ci mostra la satira nella tragedia. Avviene così che l'opera "Sacrificios" sia composta con tratti fumettistici da un grande fiocco rosa che potrebbe essere quello di Minnie che sovrasta un copioso mucchio di ossa. Di diversa fattura è invece l'iconico teschio di bisonte (impossibile non pensare a dipinti Georgia O'Keeffe), realizzato scultoreamente in lana color rosa cipria.