Home-Less 2016
Home-Less raggruppa una serie di artisti che hanno fatto del nomadismo e dell’improvvisazione oltre che una scelta di vita anche una pratica artistica.
Comunicato stampa
Home-Less raggruppa una serie di artisti che hanno fatto del nomadismo e dell’improvvisazione oltre che una scelta di vita anche una pratica artistica.
J.L.Nancy li definisce “En passant” chi non ha un luogo fisso ed abita ovunque. Caratteristica comune di questa tipologia di persone ‘senza-casa’ è il rapporto con l’oggetto, oggetto che portano sempre con se nei loro viaggi, elemento di connessione tra presente e passato, pezzo di memoria solidificata, feticcio, in quell’oggetto risiede la propria casa.
L’oggetto diventa la chiave per entrare in un luogo e in una dimensione altra, e l’assemblaggio di oggetti diversi è per questi artisti come costruire un dialogo dove la parola si fa immagine scultorea, installazione.
Laurent Faulon realizza in mostra degli stendardi post-capitalisti, recuperando oggetti di scarto e cospargendoli di nutella.
Stefano Canto decostruisce e riassembla le barriere di contenimento comunemente utilizzate per il controllo della folla e con voci di leader politici prese durante comizi pubblici crea uno stato di caos.
I Parasite2.0 presentano una installazione che si ispira alla “Mammoth Bones House”, abitazione del 20.000 d.c. costruita in ossa.
Delphine Reist posiziona nello spazio espositivo inquietanti sacchi da viaggio contenenti corpi in movimento.
Ed Alessandra Eramo realizzerà una performance/installazione intorno al tema delle radici basandosi sulle registrazioni delle voci di italiani emigrati all’estero.
L’insieme dei lavori restituisce un quadro complesso e controverso della nostra società, ogni artista sembra essere riuscito a coglierne un aspetto diverso e a darne una interpretazione scevra di retorica.
Home-Less
"Homeless" unites a group of artists who made nomadism and improvisation a way of life as well as an artistic practice.
J.L.Nancy calls them "En passant", subjects without a fixed place who live everywhere.
A common feature of this type of person is the relationship with the object, the object they always carry with them on their travels, the connecting element between present and past, a solidified memory, a fetish; in that object resides their home.
The object is the key to enter a place and another dimension. The assembly of different objects is, for these artists, a way to build a dialogue where the word becomes a sculptural image and an installation.
For the exhibition Laurent Faulon creates post-capitalist banners by recovering discarded objects and covering them with Nutella.
Stefano Canto deconstructs and reassembles the metal containment barriers commonly used in crowd control and by aligning them with the voices of political leaders taken from public rallies, he creates a state of chaos.
The Parasite 2.0 showcase an installation inspired by the "Mammoth Bones House", a home dating back to 20,000 d.c. entirely built with bones.
Lastly, Alessandra Eramo will enact and create a performance / installation around the theme of roots by using voice recordings of Italian emigrants.
The ensemble of the works exhibited creates a complex and controversial picture of our society, where every artist seems to have succeeded in gathering a different aspect of it by conveying a rhetoric free interpretation.
Alessandra Eramo
Migratory Echoes 2016
ARTIST: Alessandra Eramo
TITLE OF WORK: Migratory Echoes
MEDIUM: performance sonora/installazione
MATERIALS/TECHNIQUE: voce, suoni registrati, scatolone di cartone, grafite, carta, altoparlanti
DIMENSION: durata performance 20 minuti/ spazio totale di ca 20 mq, muro adiacente di ca 5m
TECHNICAL REQUIREMENTS: scatolone di cartone, faretti, multipresa, prossimità presa elettrica evt prolunga
Descrizione
“Che suoni ti vengono in mente quando pensi alla tua Heimat – ovvero la tua casa, o luogo degli affetti, delle tue radici? Dimmi almeno tre suoni, nella lingua dei tuoi sogni.”
Migratory Echoes è un'opera che si basa su una semplice domanda, in forma di breve intervista, che Alessandra Eramo ha posto agli italiani emigrati a Berlino intorno al tema della propria "Heimat" – termine tedesco intraducibile in italiano o in inglese, che vuol dire casa, o luogo natìo o patria, ma da una prospettiva personale, che allude alla nostalgia verso il luogo di provenienza o di appartenenza. Registrando la voce degli intervistati, il loro respiro, il tono, gli accenti, le pause, i silenzi, l'artista ha creato una composizione testo-suono in cui le parole in linguamadre - lingua dei propri sogni - evocano suoni reali o immaginari, del presente, del passato o di un tempo indefinito. Suoni che si rivelano nella loro leggerezza e aprono un varco su un nuovo territorio: un paesaggio sonoro di enigmatica bellezza.
Nella performance interseca la sua voce alle voci registrate attraverso il canto, gli altoparlanti e uno scatolone di cartone, dei fogli di carta e grafite, segnando, scardinando e modellando gli echi e riverberi naturali dello spazio e gli "echi" delle voci registrate degli italiani all’estero. Gesti lenti, sonorità minimali che evolvono in una installazione site-specific.
Description
“Which sounds come to your mind when you think about your Heimat - or rather your home, or place where your dearest ones are, where your roots are? Name me at least three sounds, in the language of your dreams.”
Migratory Echoes is a work based on a simple question - in form of a brief interview - which Alessandra Eramo asked to Italian expats in Berlin about their "Heimat" - a German word, untranslatable into Italian or English, which means home, birthplace, or homeland, but from a personal perspective, alluding to nostalgia for the place of origin or of belonging. Recording the interviewees' voice, their breath, tone, accent, pauses, silences, the artist created a text-sound composition where the words in mother tongue - the language of their dreams - evoke real or imaginary sounds, from the present, the past or an indefined time. The sounds are revealed in their lightness, and break through to a new territory: a soundscape of enigmatic beauty.
In the performance she interlaces her voice with the recorded voices, through singing, loudspeakers and a cardboard box, graphite pencils and sheets of paper. She draws, dismantles and shapes the original echoes and reverberations in the room and the "echoes" from the recorded voices of Italian expats. Slow gestures, minimal sounds evolve in a site-specific installation.
Bio
Alessandra Eramo (1982 Taranto) e un'artista, cantante e compositrice di base a Berlino che lavora principalmente con la voce e il rumore. Crea performances, composizioni testo-suono, video, disegni e installazioni, esplorando la tensione tra vocalità e scrittura, la fonetica, la fisicità e gli stati simili alla trance nel canto. La sua produzione artistica si concentra sul rapporto tra piacere e disturbo, fragilità e potere, pubblico e intimità, memoria e presente. Ha esposto e si è esibita a livello internazionale presso, tra gli altri: Flussi Media Arts Festival Avellino 2015, Museum FLUXUS+ Potsdam, Liverpool Biennial 2012, Roulette New York, Galerie Haus am Lützowplatz Berlin, “Padiglione Italia nel Mondo” - 54° Biennale di Venezia. Co-fondatrice di “Corvo Records - vinyl & sound art production” a Berlino, pubblica l'LP da solista “Come ho imparato a volare” e nel 2014 il 7'' Roars Bangs Booms, basato sulle parole onomatopeiche dal Manifesto Futurista “L'Arte dei Rumori” di Luigi Russolo. Vincitrice della sovvenzione del Senato di Berlino, IfA e Goethe Institut di Napoli, nel 2013-2014 ha curato e partecipato alla mostra d'arte sonora “Correnti Seduttive” nella sua città natale Taranto, luogo noto per il più alto tasso di inquinamento industriale in Europa. Nel 2015 è performer vocale nell'opera video di Maria Iorio & Raphaël Cuomo, esposta alla Fondazione Querini Stampalia nell'ambito della 56° Biennale di Venezia. È membro del collettivo “Errant Bodies Sound Art Space” a Berlino.
Bio
Alessandra Eramo (1982 Taranto, Italy) is a Berlin-based artist, vocalist and composer who works primarily with voice and noise. She creates performance pieces, text-sound compositions, videos, drawings and site-specific installations, exploring the tension between vocality and writing, the phonetics, the physicality and trance-like states in singing. Her artistic production focuses on the juxtaposition between pleasure and disturbance, fragility and power, public space and intimacy, memory and the present. She has performed and exhibited internationally at, a.o.: FLUSSI Media Arts Festival Avellino 2015, PACT Zollverein Essen, Museum FLUXUS+ Potsdam, Liverpool Biennial 2012, Roulette New York, Galerie Haus am Lützowplatz Berlin, Italian Pavilion in the World - 54th Venice Biennale. Co-founder of "Corvo Records - vinyl & sound art production" where she released her solo LP “Come ho imparato a volare”, and the 7'' “Roars Bangs Booms” in 2014, based on the onomatopoeic words from the Futurist Manifesto “The Art of Noises” by Luigi Russolo. As recipient of grants from Berlin Senate, IfA and the Goethe Institut Napoli in 2013-2014 she curates and participates in the residency and sound art exhibition "Correnti Seduttive" in her hometown Taranto, a place with the highest level of industrial pollution in Europe. In 2015 she is vocalist for the video work by Maria Iorio & Raphaël Cuomo, which is exhibited at the Fondazione Querini Stampalia in frame of the 56th Venice Biennale. She is a member of the group “Errant Bodies - Sound Art Space” in Berlin.
Parasite2.0
The Desert, the Net and the Bones. 2016
ARTIST: Parasite2.0
TITLE OF WORK: Mammoth Living Room
MEDIUM: Sculturainstallazione
MATERIALS/TECHNIQUE: Gomma piuma, tessuto con stampa digitale, scritta di palloncini gonfiabili, neon.
DIMENSION: Variabili
TECHNICAL REQUIREMENTS: presa elettrica
Descrizione
L’installazione è parte di un più ampio progetto di ricerca sullo spazio domestico come luogo ultimo per la fuga, per immaginare la propria utopia e per l’emancipazione personale e collettiva. Guarda alla “Mammoth Bones House”, nuclei di abitazioni realizzati in ossa e risalenti al 20.000 dc, una risposta dell’uomo ad un periodo in cui il mondo era climaticamente inospitale, le bassissime temperature, le numerose tempeste e l’assenza di materiali naturali come il legno, lo spinsero a sperimentare una forma diversa di affermarsi sul mondo antropizzandolo.
Description
The installation is part of a larger research project on domestic space as the ultimate place to escape, to imagine their own utopia and for the personal and collective emancipation. Look at the "Mammoth Bones House", nuclei of houses made of bones dating back to 20,000 AD, a man's response to a period when the world was climatically inhospitable, the very low temperatures, the number of storms and the absence of natural materials such as wood, they led him to experiment with different technologies settlement.
Bio
Parasite2.0 è stato fondato nel 2010 da Stefano Colombo, Eugenio Cosentino e Luca Marullo. Studiano lo status di habitat umano dai margini della pratica convenzionale, agendo trasversalmente tra architettura, arte, design e scienze sociali. Sono nel 2016 I vincitori di YAP MAXXI, e il loro lavoro è stato esposto alla Aformal Academy nel 2015 UABB a Shenzhen, alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2012 e 2014 e al Anuala Timisoreana de Arhitectura 2014. Recentemente hanno pubblicato il libro Primitive Future Office per i libri plug_in.
Bio
Parasite2.0 was founded in 2010 by Stefano Colombo, Eugenio Cosentino and Luca Marullo. They investigate the status of human habitat from the margins of conventional practice, acting within a hybrid of architecture, art, design and social sciences. They are the 2016 winners of YAP MAXXI, and their work has been exhibited at Aformal Academy in the 2015 UABB in Shenzhen, at the Venice Architecture Biennale in 2012 and 2014 and at the Anuala Timisoreana de Arhitectura 2014. They have recently published the book Primitive Future Office for plug_in books.
Delphine Reist
Transit 2016
ARTIST: Delphine Reist
TITLE OF WORK: Transit
MEDIUM: installazione
MATERIALS/TECHNIQUE: borse da viaggio, motori, temporizzatori.
DIMENSION: Variabili
TECHNICAL REQUIREMENTS: presa elettrica
Descrizione
In questa installazione, il movimenti delle persone in transito, il fruscio degli sfioramenti, la promiscuità, la scomodità dei trasporti aleatori e degli alloggi di fortuna è trasposta dai soggetti agli oggetti che contengono i loro affari privati.
Description
In this installation, the movements of people intransit, the rustle of the sfioramentis, the promiscuity, the discomfort of the aleatory transports and the lodgings of fortune is transposed by the subjects to the objects that contain their private affairs.
Bio
Nata a Sion (Svizzera) nel 1970, vive e lavora a Ginevra.
Ha insegnato alla ENSBA di Lione dal 2006 al 2008. Attualmente insegna alla HEAD di Ginevra.
In Her Shows, Delphine Reist presenta ogni sorta di cosa: i veicoli e gli strumenti che partono da soli, lavandini trasformati in fontane, sedie da ufficio e bandiere che ruotano sul proprio asse ...
Se si prescinde questa impostazione spontanea di moto, la cosa più interessante è che tutti questi oggetti rimangono loro stessi. Nel suo lavoro, i carrelli rimangono carrelli, il petrolio rimane petrolio, le lattine sono vere e proprie lattine, e così via e così via. Non sono immagini di altre cose, il risultato è una forma d'arte "concreta", nel senso che si parla di "musica concreta".
Le sue opere sono state esposte a La Station (Nizza), CAN (Neuchatel) e Triple (Parigi) nel 2016; a Villa Arson (Nizza) al Lieu Unique (Nantes), il Shed (Rouen), il FRAC Limousin, a SAMCI (Sofia), Commun et à Halle nord (Ginevra) nel 2015; al Palais de Tokyo (Parigi), alla Fondazione Nishieda (Kyoto) e alla Galleria Perchersky (Mosca) nel 2014, al Mamco (Ginevra), alla Villa Arson (Nizza), al FRAC Limousin nel 2013; Biennale Dallas e Pommery (Reims), al MACRO (Roma), a La Maison Rouge (Parigi) ed Xiangning Art Museum di Shenzhen, nel 2012; il Museo Helmhaus (Zurigo) e al Göteborg d'Arte (Svezia) nel 2011; il Museo di Belle Arti di La Chaux-de-Fonds (CH) e ACCA (Melbourne) è 2010; IAC (Villeurbanne), a Fri Art (Fribourg, CH), al Store (Grenoble) e al Centre Georges Pompidou (Parigi) è del 2009.
Bio
Born in Sion (Switzerland) in 1970, she lives and works in Geneva.
She taught ENSBA Lyon from 2006 to 2008. She currently teaches at the HEAD in Geneva.
In Her Shows, Delphine Reist presents all sorts of things.
Which work all on their own: vehicles and tools which start unaided, sinks turned into fountains, office chairs and flags which revolve on their own axis…
If we disregard this spontaneous setting in motion, the most noteworthy thing is that all these objects remain themselves. In her work, the trolleys remain trolleys, the oil remains oil, the cans are real cans, and so on and so forth. They are not images of other things and what is involved, as a result, is a form of “concrete” art, in the sense that we talk about “concrete music.”
These works have been exhibited at The Station (Nice), CAN (Neuchatel) and TripleV (Paris) in 2016; at Villa Arson (Nice) at the Lieu Unique (Nantes), the Shed (Rouen), the FRAC Limousin, in SAMCI (Sofia), the Common and Halle North (Geneva) in 2015; the Palais de Tokyo (Paris), the Nishieda Foundation (Kyoto) and Perchersky Gallery (Moscow) in 2014, Mamco (Geneva), at the Villa Arson (Nice), the FRAC Limousin in 2013; Biennale Dallas and Pommery (Reims), the MACRO (Rome) at The Red House (Paris) and in Xiangning Art Museum in Shenzhen in 2012; the Helmhaus (Zurich) and the Gothenburg Museum of Art (Sweden) in 2011; Museum of Fine Arts in La Chaux-de-Fonds (CH) and ACCA (Melbourne) in 2010; IAC (Villeurbanne), at Fri Art (Fribourg, CH), the shop (Grenoble) and the Centre Georges Pompidou (Paris) in 2009
Laurent Faulon
Tout ensemble en vente 2016
ARTIST: Laurent Faulon
TITLE OF WORK: Tout ensemble en vente
MEDIUM: installazione
MATERIALS/TECHNIQUE: materiali di recupero, aste di legno e nutella
DIMENSION: Variabili
Descrizione
Tout ensemble en vente utilizza il sistema estetico ed economico dei beni di consumo per mettere in discussione il regime estetico e politico dell'opera d'arte.
Description
Tout ensemble en vente uses the aesthetic and economic system of consumer goods for questioning the aesthetic and political regime of art.
Bio
Vive e lavora a Ginevra, ha insegnato presso la scuola d'arte di Annecy. La pratica artistica di Laurent Faulon è fortemente contestualizzata e trasitoria. In venti anni, il suo lavoro si è spostato dalla performance all'installazione. I suoi interventi partono dalla analisi del contesto per arrivare a toccare tematiche sociali, politiche ed economiche. I suoi lavori sono stati esposti in gallerie private e istituzioni in Francia e in Europa (Fondation Cartier nel 1988, il Museo d'Arte Moderna della Città di Parigi, nel 1992, Eric Fabre galleria a Parigi nel 1995 e nel 1997, Mamco a Ginevra nel 2006 , Printemps de Septembre a Tolosa nel 2008, Macro di Roma nel 2012, Stadtgalerie Saarbrücken nel 2013 ...), collabora con altri artisti, mostre di design, residenze ed eventi che combinano l'arte e la musica sperimentale ( 1,2,3 occupazione, a Lisbona nel 2001, Kronstadt sempre a San Pietroburgo nel 2006, Back to Wild Life a Stoccolma nel 2007, KONKRET a Stoccarda nel 2009, 1,2,3 manovre a Ginevra 2007-2012, ... ).
Bio
Lives and works in Geneva, he taught at the art school in Annecy. The artistic practice of Laurent Faulon is highly contextualized and transient.
In twenty years, his work has moved from the installation performance.
His works are the result of a careful analysis of the context and de to touch social, political and economic issues. His works have been exhibited in private galleries and institutions in France and Europe (Fondation Cartier in 1988, the Museum of Modern Art of the City of Paris, in 1992, Eric Fabre Gallery in Paris in 1995 and in 1997, Mamco in Geneva in 2006, Printemps de Septembre in Toulouse in 2008, Macro in Rome in 2012, Stadtgalerie Saarbrücken in 2013 ...), collaborates with other artists, design exhibitions, residencies and events that combine art and experimental music (1, 2.3 employment in Lisbon in 2001, more and Kronstadt in St. Petersburg in 2006, Back to Wild Life in Stockholm in 2007, KONKRET in Stuttgart in 2009, 1,2,3 maneuvers in Geneva from 2007 to 2012, ...).
Stefano Canto
Propaganda 2010
ARTIST: Stefano Canto
TITLE OF WORK: Propaganda
MEDIUM: installazione
MATERIALS/TECHNIQUE: Transenne e impianto audio
DIMENSION: Variabili
TECHNICAL REQUIREMENTS: presa elettrica
Descrizione
“La voce della gente esprime la sua mentalità, e quella mentalità è costruita dai leaders dei gruppi nei quali essa crede e da quelle persone che sanno manipolare l'opinione pubblica"
Edward L. Bernays
L'installazione è composta da un assemblaggio di cinque transenne metalliche utilizzate per la regolamentazione dei flussi della folla, prima destrutturate, poi riassemblate verticalmente, e da una traccia audio costituita da vari estratti di discorsi pubblici di personalità politiche e religiose internazionali scelte a caso sul web, mixati, sovrapposti e distorti fino a diventare incomprensibili.
Il titolo si ispira all'omonimo saggio di Edward L. Barney, nel quale il noto pubblicitario esprime le sue teorie sul concetto di manipolazione dell'opinione pubblica.
Description
“The voice of the people expresses the mind of people,and that mind is made up for it by the group leaders in whom it believes and by those persons who understand the manipulation of public opinion”
Edward L. Bernays
The installation is composed by five metal crowd control barriers, generally used for contain groups and mob behaviour, combined with a sound track mixing up political and religious personalities speeches collected on the web without any temporal or geographical distinctions.
Deconstructed, than reassembled vertically the barricades are setting up an insurmountable, threatening boundary line, meanwhile the sound wave distortion causing the unintelligibility of the speech yet amplifies the confinement feelings of the spectator.
The title Propaganda references to the Edward L. Bernays’s most famous essay concerning the public opinion manipulation’s theories.
BIO
Stefano Canto è nato a Roma nel 1974, dove si è laureato in Architettura nel 2003 e dove attualmente vive e lavora. Le sue produzioni artistiche si esprimono attraverso la poetica del luogo, passando attraverso le implicazioni sociali insite nel rapporto tra uomo e architettura. «La mia ricerca artistica – afferma Canto – ha avuto inizio dall’osservazione dell’ambiente circostante, inteso come una realtà complessa, polimorfa e polisemantica, costituita da molteplici elementi, in continuo dialogo gli uni con gli altri, dotati di una propria identità e di proprie valenze simboliche, evocative e comunicative». Con questa premessa il suo lavoro si è aperto nell’ambito di campi di indagine che abbracciano la semiotica dell’oggetto, dell’architettura e dei luoghi.
I suoi lavori sono stati esposti in diverse gallerie e istituzioni, ”Les Temoins de l’Invisible”, Biennale di Dakar (Senegal 2016); ”Dislodging the Silence Public Art Intervening in Mussolini’s Foro Italico”, American Academy Roma (Italia 2015); ”Janela: Migrating Forms and Migrating Gods”, Museo di Goa per la Biennale di Kochi Muziris, (India 2014); “All That Fall”, Museo Riso, Palermo (Italia 2014), ”The stones are my idea of imagination”, Museo del Marmo, Carrara (Italia 2013); “Connect the dots (and see the unseen)”, Museo MACRO, Roma (Italia 2012); ”Bachem-Natter Happy-Christmas”, Museo Carandente, Spoleto (Italia 2010); “Contemporary Energy Italian Attitudes”, SUPEC Shanghai (China 2010); “Energia: Umanità = Futuro: Ambiente” Museo MAXXI e Tempio di Adriano, Roma (Italia 2009). Attualmente in residenza a Viafarini, Milano.
BIO
Stefano Canto is an Italian artist based in Rome.
His artistic practice centers around the semantics of the object and its context and further expanding on the relationship between natural environment, urban space and human interaction. His works often deal with sociological issues, questioning the natural sciences and the history.
"My artistic research started with the observation of the environment, that I consider as a complex, polymorphous and poly-semantic reality, constituted by different elements, which are in a constant mutual interaction each other.
Knowing that the object and its referential context (the content and the container) are closely bound in a relation of semantic contiguity, I am interested by the roots of their connection."
Stefano Canto has graduated from the Faculty of Architecture in the University of Rome and is working as an artist and designer for Artwo Studio.
His work has been exhibited in solo and group shows internationally including, ”Les Temoins de l’Invisible”, Dakar Biennale (Senegal 2016); ”Dislodging the Silence Public Art Intervening in Mussolini’s Foro Italico”, American Academy in Rome (Italy 2015); ”Janela: Migrating Forms and Migrating Gods”, Museum of Goa for Kochi Muziris Biennal, (India 2014); “All That Fall”, Riso Museum, Palermo (Italy 2014), ”The stones are my idea of imagination”, Museum of Marble, Carrara (Italy 2013); “Connect the dots (and see the unseen)”, MACRO, Rome (Italy 2012); ”Bachem-Natter Happy-Christmas”, Civic Gallery of Modern Art, Spoleto (Italy 2010); “Contemporary Energy Italian Attitudes”, SUPEC Shanghai (China 2010); “Energia: Umanità = Futuro: Ambiente” MAXXI Museum and Tempio di Adriano, Rome (Italy 2009). Currently in residence at Viafarini, Milan.