Horror Vacui
Mostra d’Arte Contemporanea Africana “Horror Vacui” con
la collaborazione della Fondazione Sarenco.
Comunicato stampa
Horror vacui: MALIKITA E LONAA
L' associazione culturale Famiglia Margini di Milano è onorata di presentare nello spazio espositivo
di via Simone d’Orsenigo 6, Milano, la Mostra d'Arte Contemporanea Africana "Horror Vacui" con
la collaborazione della Fondazione Sarenco.
Maurus M. Malikita:
Negli ultimi anni la pittura di Maurus M. Malikita, un artista che conta una serie numerosa di imitatori in
quel di dar Es Salam, si è caratterizzata per alcuni temi centrali: il mercato di Kariakoo, con la sua folla
multiforme e multicolorata; il Muhimbili Hospital, con le sue gustose scenette di ammalati sottoposti alle
torture del dentista o alle attenzioni di una videocamera; le spiagge brulicanti di vacanzieri del week-end ed
il mare spumeggiante di infinite teste ed occhi di bagnanti improvvisati. Tutti i temi di Malikita hanno un
forte sostrato sociale: la daily life dei tanzaniani vista con un occhio di totale simpatia. Come nella grande
tradizione Tinga Tinga, lo spazio del dipinto è pieno fino all’inverosimile (George Lilanga in questo è un
grande maestro).
L’africano non soffre mai di solitudine; non ci si fotografa mai da soli, ma in compagnia degli amici, dei
parenti, dei vicini di casa. L’europeo, che ha degli spazi limitati, sogna le grandi distese, l’oceano, il deserto,
le steppe e le savane. L’africano, che possiede spazi infiniti, opta per la prossemica più rigorosa, sceglie la
folla, il contatto fisico, il rumore. In una prospettiva giottesca a volo d’uccello, le storie popolari (nel vero
senso del termine, che non ha niente di spregiativo, ma che riconduce il discorso alla sua origine primaria)
di Malikita sono un’espressione vitalistica incontrollabile, un inno alla vita do ogni giorno, che non è quella
patinata delle riviste o dei programmi televisivi, ma quella dei problemi reali, della lotta all’AIDS ed alla
malaria, ai consigli per l’uso dei preservativi (Salama Condoms). Gran parte dell’Est Africa è attraversata
da una didattica moralista in funzione sociale: non fare questo perché ti succederà quest’altro; non comportarti
in questo modo perché le conseguenze del tuo atteggiamento potrebbero portare a dei risultati nefandi
per te e per la tua famiglia. Oltre a questo aspetto evidente, che balza subito agli occhi, c’è anche quello non
secondario di un’ironia giocosa che lascia spazio a tutte le trasgressioni possibili. Il miscuglio di razze e
religioni crea vita e cultura di vita, i dogmi sono messi subito alla porta da un sano animismo di fondo che
contrasta duramente con la presenza forte delle religioni monoteiste. Come dice l’artista senegalese Amadou
Makhtar Mbaye: “In Africa, sia che siamo cristiani o musulmani, alla mezzanotte ci troviamo tutti di fronte
allo stregone”.
Malikita è un pittore veloce, un vero professionista che lavora dodici ore al giorno a dipingere le sue storie
di periferia urbana, con una grazia leggera, su un fondo piatto e dai colori industriali, un cartoon affettuoso e
divertente che sdrammatizza in senso positivo i drammi di un continente che ha ancora molte cose da dire ad
un mondo falsamente globalizzato.
Maurus M. MALIKITA
& Leonard LONAA
Horror Vacui
dal 30 Marzo al 26 Aprile 2012
A cura di Sarenco
L’Africa, dopo aver dato origine all’homo sapiens sapiens, sta aspettando di insegnare al mondo cosa l’homo
sapiens sapiens diventerà realmente nel prossimo futuro. Come dice un noto proverbio kiswahili: “Harraka,
harraka; haina baraka” (Corri, corri, che non vedrai mai la fine della tua corsa).
Leonard LONAA:
Lonaa e Malikita appartengono alla stessa area politico-culturale. Malikita è tanzaniano, Lonaa è keniano.
È l’area di COMESA, una sorta di Comunità come quella europea, che comprende i seguenti paesi dell’Est
Africa: Kenya, Tanzania, Uganda, Rwanda, Burundi.
L’ “Horror vacui” è molto presente soprattutto nella pittura di Kenya e Tanzania: da una parte Lonaa,
dall’altra Malikita e Lilanga.
Lonaa è uno degli artisti più scapestrati e aggressivi: il suo interesse per la vita degli slums di Nairobi e per
la follia della grande città, lo porta a sviscerare gli aspetti più grotteschi, più aggressivi e più spregiudicati
di un ambiente in cui droga, prostituzione e povertà, business man e via di seguito si sovrappongono in una
specie di sovraffollato girone infernale dantesco. Non c’e moralismo: tutto avviene con noncuranza e spregiudicatezza,
tutto ciò che accade è accettato con un rumore di fondo assordante e senza scampo.
Tutto è così naturale che non si può nemmeno parlare di pornografia: come nei dipinti dei pittori tanzaniani
Johnny Kilaka e Peter Martin, il sesso è un accidente normale della vita ed i grossi cazzi penetranti come
Black e Dekker non spaventano nessuno, nemmeno le gentili signore che li accolgono noncuranti.
L’africano non ama la solitudine, basta guardare le foto di personaggi che sono circondati da decine di altri
personaggi che, a loro volta, vogliono entrare fisicamente nell’obbiettivo.
L’Africa è un’esplosione incontrollata di vita e di gioia: tutto avviene in pubblico e non nelle chiuse case
grigie del design abitativo occidentale.
Tutta l’Africa è riversata nelle grandi città: gli africani non amano la solitudine e il vuoto, non sono molto
interessati agli estesi tramonti sull’Oceano Indiano o alle bianche nuvole che circondano la testa del Monte
Kenya o del Kilimajaro. Amano la musica ritmata, ripetitiva all’ossessione, al top dei decibel. Sono fortemente
preoccupati del fatto che noi bianchi (wazungu) siamo sempre tristi, angosciati, fondamentalmente
infelici.
In Africa uomini e leoni devono correre continuamente per avere la speranza di non sentirsi prede.