Hybrid Naples – Waldvogel / Wesley
Il titolo del ciclo sgorga da una riflessione sulla città di Napoli come monumento Continuamente ricostruito fino al raggiungimento di una forma totalmente ibrida.
Comunicato stampa
Il titolo del ciclo sgorga da una riflessione sulla città di Napoli come monumento Continuamente ricostruito fino al raggiungimento di una forma totalmente ibrida. “La città aperta è come Napoli, La città chiusa è come Francoforte”, ha scritto Richard Sennett nel 2006. Qui Napoli è intesa come una città in continuo mutamento, in cui il processo di adattamento deriva dalla capacità d’improvvisazione dei suoi abitanti, accogliente nei confronti della diversità e della dissonanza (nel bene e nel male) piuttosto che ad un’omologazione sovra determinata.
Oltre alla raffigurazione dello stato attuale delle cose, l'idea di una Napoli aperta e ibrida deriva dai suoi ultimi 3000 anni di storia: un luogo dove greci, etruschi, romani, spagnoli, tedeschi, olandesi, e molti alti altri hanno lasciato il loro segno.
Come realtà culturale e tecnologica, l’ibridità – ossia l’incrocio e la mescolanza di influenze e di elementi culturali diversi – è diventata un fenomeno fortemente accelerato dai progressi contemporanei, che spaziano dall'importanza delle comunicazioni sociali fino all’uso della tecnologia digitale e la sua accessibilità da parte degli artisti. L’attuale concetto di ibridità incide in maniera immediata sulla nostra percezione dell'arte contemporanea, che potenzialmente potrebbe essere qualunque cosa. Tuttavia, l’ampiezza di metodi e di motivi a cui sono aperti gli artisti di oggi non va considerata come pura casualità. Questo concetto viene ribadito dal sottotitolo della mostra: “l'ordine delle idee deve seguire l'ordine delle cose”. Si tratta di una citazione del grande filosofo napoletano Giambattista Vico (1668-1744), tratta dalla sua opera principale, Scienza Nuova, 1725, in cui sostiene che la civiltà si sviluppa in cicli ricorrenti. L’assioma “l'ordine delle idee deve seguire l'ordine delle cose” ci chiede di considerare il fatto che la nostra esperienza comune dà origine a idee condivise, piuttosto che il contrario (un’anticipazione del famoso detto di Karl Marx, “l’essere determina la coscienza”).
Partire da questa riflessione come spunto per la serie di mostre in corso, significa affermare che le idee espresse dagli artisti nei loro rispettivi progetti deriva indissolubilmente dalla loro esperienza di vita e dal suo riflesso nei processi cognitivi – al contrario dell’emersione di idee che siano state concepite in precedenza in modo casuale e calate dall’alto sul luogo, o che siano semplicemente gli esiti di istruzioni prescrittive impartite da un curatore che richiede una rappresentazione dell’ibridità.
INFO UTILI: LA MOSTRA CHIUDERA' IL 27 LUGLIO 2013
TEL. 081210690 [email protected] WWW.FONDAZIONEMORRAGRECO.COM
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The main title of the series reflects on the city of Naples as a continuously rebuilt monument to hybridity. “The open city feels like Naples, the closed city feels like Frankfurt”, wrote Richard Sennett in 2006. Naples here is understood as a city remaining adaptable by improvisation, accommodating diversity and dissonance (for better or worse) rather than over-determined homogenization. But rather than just a current state of things, the idea of an ‘open’, hybrid Naples also implies 3000 years of history: of a place where Greek, Etruscan, Roman, Spanish, German, Dutch, and many other presences have left their mark.
As a cultural reality and technique, hybridity – the crossing and intermingling of different cultural influences and elements – has become a factor dramatically accelerated by contemporary technological environments, from the importance of Social Media to artists using affordable digital technology. It directly affects what today we understand as being contemporary art: potentially, anything. However, this broadness of possible methods and motifs for current artists should not be understood as randomness. This is what the subtitle of the show is meant to remind of: ‘the order of ideas must follow the order of things’. It is a quote by the great Neapolitan philosopher Giambattista Vico (1668–1744). It stems from his famous main work Scienza Nuova (New Science, 1725), in which he argues that civilization develops in recurring cycles. This axiom ‘the order of ideas must follow the order of things’ asks us to consider that the shared experience of the conditions under which we live gives rise to shared ideas – rather than the other way round (an anticipation of Karl Marx’ famous ‘being determines consciousness’). Taking this thought as a cue for the exhibition, it means that the artist’s experience and its reflection in their internal thought processes will give rise to the ideas expressed in their respective projects – rather then these ideas being randomly preconceived products ‘parachuted in’, or merely being the outcome of prescriptive instructions by a curator demanding illustrations of hybridity or any such thing.