I cinetici di Dino Gavina e il Centro Duchamp

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA CAVOUR
Via Farini 14, Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
31/01/2018

ore 19,30

Biglietti

ingresso libero

Patrocini

Grazie a: Galleria Cavour, Palazzo Zambeccari Shopping & Business, Consorzio Galleria Cavour
Promosso da: CLIC, Vivere la Città, Archivio Gavina e CENTRO DUCHAMP, LuxLuxury
In collaborazione con: Confcommercio Ascom Bologna, Galleria Santo Ficara Firenze
Con il patrocinio di: Comune di Bologna, Quartiere Santo Stefano, Cineteca di Bologna, Ambasciata Argentina, Consolato Argentino
Restauri e allestimenti: Simone Cremonini per Archivio Gavina
Sostenuto da: Proflex, Trotec, Burnett Edizioni
Sponsor tecnici: Enoitalia, Ciacco Assicurazioni, Stazione Arte Roma, Instagram, TRC Bologna

Curatori
Alessia Marchi
Generi
arte contemporanea, collettiva

A 50 anni dalla fondazione del Centro Bologna omaggia il grande imprenditore del design in occasione di ArteFiera 2018 – Art City.

Comunicato stampa

In mostra cinquanta opere di Julio Le Parc, Marina Apollonio, Edoardo Landi, Ennio Chiggio, Manfredo Massironi, Hugo Demarco, Angel Duarte, Xavier David, Getulio Alviani.

“Le cose nascono giorno per giorno. È soltanto guardando a posteriori che t'accorgi, forse, che hai fatto una piccola cosa. Ma che ne sai prima?“. Con queste parole Dino Gavina, imprenditore istrionico e illuminato, uno dei padri del design moderno, raccontava in un’intervista di qualche anno fa la propria straordinaria avventura. Un’avventura che attraversa quel 1968 che tutto rivoluzionò, nella società, nel costume, nella storia, così come nell’arte e nel design.
A cinquant’anni dalla fondazione a Bologna del Centro Duchamp voluto da Dino Gavina, la mostra I CINETICI di Dino Gavina e il Centro Duchamp curata da Alessia Marchi e in programma a Bologna dal 31 gennaio al 6 febbraio prossimi nell’ambito di Arte Fiera - Art City Bologna 2018, mostra al pubblico per la prima volta insieme una selezione delle prime opere prodotte per il Centro da alcuni artisti della corrente di Arte Cinetica e Programmata. Un percorso che si snoda tra luoghi differenti – da Galleria Cavour, cuore del commercio di lusso della città ai rinascimentali Palazzo Vassè Pietramellara e Palazzo Zambeccari – che simbolicamente uniscono progettazione, produzione industriale e intuizione creativa ed artistica: ciò che accadde nel 1962 con la mostra Arte Programmata prodotta da Adriano Olivetti sulle neoavanguardie cinetiche, esposta nel suo negozio in via Vittorio Emanuele e realizzata grazie a Bruno Munari, allora consulente per l’azienda, con il catalogo curato da Umberto Eco. Un evento, quello di Olivetti, che rappresentò per la corrente cinetica e per Gavina uno spartiacque: ad esso seguì pochi anni dopo la mostra La Luce (giugno-ottobre 1967) che l’imprenditore bolognese portò nei suoi negozi di Torino, Foligno, Firenze, Bologna e Milano in collaborazione con la Galleria Obelisco di Roma. Fu proprio in contemporanea a questo evento che nacque il Centro Duchamp le cui origini risalgono alla primavera del 1967, quando a Bologna si tenne la prima riunione e «quando ancora si pensava al Centro Sperimentale Design»: all’inaugurazione prese parte anche Man Ray, considerato uno dei grandi padri delle avanguardie storiche.

La mostra ripercorre il pensiero gaviniano, “lo Steve Jobs del design” secondo le parole della curatrice della mostra Alessia Marchi “per la sua capacità di creare una piattaforma a disposizione di differenti maestranze e competenze, insieme al servizio della creazione”: e lo fa attraverso le opere degli artisti - Marina Apollonio, Julio Le Parc, Angel Duarte, Edoardo Landi, Ennio Chiggio, Hugo Demarco, Getulio Alviani, Manfredo Massironi e Xavier David- che per primi parteciparono al progetto e aderirono alla poetica dell’imprenditore che prese le mosse dall’evento Olivetti - una meravigliosa operazione di brand - e lo tradusse in produzione creando un luogo fisico per «stabilire una rete di rapporti con le categorie più diverse di operatori, in una feconda prospettiva interdisciplinare» e dando corpo alla vocazione dell’arte Cinetica, più di altre legata alla tecnologia e alla produzione industriale.

Le opere presenti nel catalogo del Centro Duchamp, la cui intitolazione è un omaggio al grande artista francese a cui Gavina aveva dedicato una mostra, descritta dallo stesso Duchamp come “la migliore che gli fosse mai stata fatta”, sono «opere o esperimenti» di Marina Apollonio, Giacomo Balla, Gianni Colombo, Julio Le Parc, Manfredo Massironi, Edorado Landi, Hugo Demarco, Garcia Rossi, Angel Duarte e molti altri: non solo artisti ma «operatori estetici» tra cui scrittori come Giorgio Celli, o designer come Theodore Waddell. Un catalogo che comprendeva anche prodotti per migliorare la vita di tutti, perchè «la bruttezza e lo squallore delle piccole cose con cui viviamo a continuo contatto (dal bicchiere al lampadario, dal soprammobile alla sedia del bar) ci pongono in uno stato di costante disagio e tensione». Le parole di Gavina, come molto spesso amava fare, si traducono in fatti: «per questo ho pensato di costituire un luogo di incontro, un laboratorio, un punto dove sia possibile fare qualcosa [...]. Mi rendo conto tuttavia che, considerata la generale indifferenza e la diffusa falsità in cui viviamo, il nostro programma nasce e dovrà crescere nella dimensione dell’utopia. Ad ogni modo ho deciso di risolvere ogni incertezza nell’azione incominciando a lavorare».

Le Opere, i Luoghi

I CINETICI I / II - Galleria Cavour, Palazzo Vassè Pietramellara e Sala della Meridiana
Negli spazi di Galleria Cavour saranno posizionate due opere monumentali sospese di Ennio Chiggio, omaggio dell’artista a Dino Gavina, di cui fu per molti anni il grafico: Il Piombino di quasi tre metri, opera site specific appositamente creata per l’occasione, e il Grande Voliere (2010) entrambe della serie bianco-rossa.
Presente una selezione delle Dinamiche Circolari di Marina Apollonio tra cui la storica creata per il Centro Duchamp nel 1968, un cerchio in bianco e nero di oltre un metro con rotazione manuale: le opere attivate attireranno lo spettatore ipnotizzandolo e trascinandolo in vortici cinetici.
I visitatori potranno ammirare la storica opera del Centro Duchamp Fustellato di Edoardo Landi e la Cineriflessione Sferica Variabile, nelle versioni verticale e totale; in mostra anche la mitica V36 di Angel Duarte, Xavier David con le opere Marion e Aleph entrambe del 1969, e infine due sculture di Ennio Chiggio bianco-rosse, Disposizione Stellare (1990) e Grande Traslazione (2007).
Lo storico e monumentale Palazzo Vassè Pietramellara accoglie gli spettatori con l’opera Mazzocchio (1973) di Ennio Chiggio, omaggio a Paolo Uccello, sospesa sullo scalone d’ingresso, che idealmente dà il benvenuto e indica il percorso verso la Sala della Meridiana dedicata ai “Cinetici della Luce”: il grande Julio Le Parc (scelto dalla maison francese Hermès come quarta storica collaborazione con l’arte contemporanea nel 2015), di cui saranno esposte le opere giovanili Galassia (1968) e Continuel Lumière mobil (1960-67) appositamente create dall’artista argentino per il Centro Duchamp e restaurate da Simone Cremonini per l’occasione, opere che Le Parc continuerà ad investigare per tutta la sua carriera. Chiude il percorso l’opera Plafond en mouvement (Teatro Cinetico, 1968) di Hugo Demarco.

I CINETICI II / II - Palazzo e Portico Zambeccari
Lo spettatore sarà catturato dall’installazione site-specific di Edoardo Landi appositamente creata per il Portico Zambeccari: l’opera in plexiglass riflette sulla ricerca della forma nel quadrato, ma rispetto allo storico Fustellato (in mostra in Galleria Cavour) viene liberata e appesa in una prospettiva di colore.
Nel percorso dei cortili di Palazzo Zambeccari le ultime ricerche dei Cinetici: sono esposte le tre monumentali Strutture Visiva ad anelli, 2 e 3 in bianco e nero, oltre a tre sculture in plexiglass sulla Diffrazione Prospettica, tutte di Ennio Chiggio. Marina Apollonio interpreta il suolo attirandoci in vortici dinamici mentre Getulio Alviani, Manfredo Massironi e Chiggio ci avvolgono in geometrie mobili proiettate sull’architettura del palazzo. Chiude il percorso la scultura rotante in acciaio Relation (1968-70) di Hugo Demarco.