I Colori del Jazz
I Colori del Jazz mette in mostra 48 copertine originali realizzate da grandi fotografi per grandi album di musica jazz degli anni ‘60 e ‘70, da “Wave” di Antonio Carlos Jobim a “Miles In the Sky” di Miles Davis, da “Belonging” di Jan Garbarek a “Passenger” di Gary Burton, passando per “Arbour Zena” di Keith Jarreth e “The Touch” di Jimmy Stewart.
Comunicato stampa
I COLORI DEL JAZZ
A cura di Carmine d’Onofrio
Mostra delle copertine degli album e di fotografie di jazzisti
Parco Pubblico di Pomigliano d’Arco (NA), dal 9 all’11 settembre, h18-24.
I Colori del Jazz mette in mostra 48 copertine originali realizzate da grandi fotografi per grandi album di musica jazz degli anni ‘60 e ‘70, da “Wave” di Antonio Carlos Jobim a “Miles In the Sky” di Miles Davis, da “Belonging” di Jan Garbarek a “Passenger” di Gary Burton, passando per “Arbour Zena” di Keith Jarreth e “The Touch” di Jimmy Stewart. Con le gemme fotografiche - tra gli altri - di Pete Turner, Victor Atkins, Tadayuki Naito, Robert Holmgren, Lajos Keresztes. Prodotta da Pomigliano Jazz e curata da Carmine D’Onofrio, la mostra rappresenta il secondo capitolo di Cover Art ‘n’Jazz, tenutasi un anno fa nell’ambito della 15esima edizione del festival.
Il colore ha il potere di trasmettere una sensazione, uno stato emotivo. Un colore riesce a far intendere l’umore e... percepire un suono. Un colore può anche quindi essere ascoltato e diviene espressione visiva di un qualcosa di immateriale come lo è la musica jazz. MUSICA e FOTOGRAFIA sono due arti che spesso si ritrovano insieme dando luogo a sperimentazioni e opere di grande interesse. La tentazione di dare un colore al jazz è sempre stata molto viva fino a trasformarsi, attraverso la fotografia, in una costante che diventa la vera e propria rappresentazione visiva della musica, in grado di attivare nell’ascoltatore quel fenomeno che va sotto il nome di sinestesia (quando si riesce ad ascoltare musica e vedere colori). Appena la puntina comincia a produrre la musica del vinile ci si trova dinanzi ad un fenomeno di simbiosi totale: il suono abbinato alla visione dell’immagine diviene un corpo unico, una commistione di pensieri e sensazioni che si alimentano vicendevolmente. Sembra che l’uno sia nato in funzione dell’altro. I colori applicati ad un’immagine sono così dei messaggi subliminali di quanto è presente all’interno del disco stesso e lo si può riscontrare oltre che attraverso l’ascolto della musica, anche semplicemente attraverso la lettura dei titoli degli album e dei brani, il carattere degli artisti. Persino i ritratti, opportunamente filtrati, forniscono una rappresentazione dello stato d’animo dell’artista in quel contesto storico-culturale e del suo approccio alla musica registrata. E’ questo lo scopo della mostra, quello di esporre il lavoro di grandi fotografi per altrettanto famosi musicisti che hanno affidato l’immagine del proprio lavoro alle loro mani.
L’allestimento prevede un’immersione totale nello spirito del jazz con un viaggio emozionante e poetico, sui toni iconografici del colore fino al bianco e nero, attraverso lo sguardo a gigantografie e proiezioni video, oltre naturalmente al nucleo centrale della mostra con le “Cover degli album”. Tutte le stampe fotografiche — gigantografie dalle dimensioni di svariati metri quadrati — saranno realizzate in forex bordato in alluminio; per gli LP invece kit espositivi in plexiglass costituiti da due pannelli “a sandwich”, sagomati per la copertina, con cornice trasparente.