I dipinti recuperati del Museo Nazionale di San Matteo
Al Museo Nazionale di San Matteo sarà possibile ammirare dieci preziosi dipinti del XV secolo scomparsi da più di 15 anni e recuperati nel giugno di quest’anno dal Comando Tutela Patrimonio Culturale – Nucleo di Firenze a seguito della denuncia della Soprintendenza di Pisa e Livorno che, nel corso di un’attività di inventariazione e di riordino dei depositi, ne ha constatato la mancanza.
Comunicato stampa
Dal 17 luglio al 12 ottobre 2014 al Museo Nazionale di San Matteo sarà possibile ammirare dieci preziosi dipinti del XV secolo scomparsi da più di 15 anni e recuperati nel giugno di quest’anno dal Comando Tutela Patrimonio Culturale - Nucleo di Firenze a seguito della denuncia della Soprintendenza di Pisa e Livorno che, nel corso di un'attività di inventariazione e di riordino dei depositi, ne ha constatato la mancanza. L’esposizione - dal titolo: "I dipinti recuperati del Museo Nazionale di San Matteo" – è stata organizzata dalla Soprintendenza per i beni culturali di Pisa e Livorno a seguito del recente recupero delle opere scomparse ed intende non soltanto mostrare i beni recuperati, tra i quali la preziosa tela del Metsys, ma anche sottolineare il fondamentale contributo dato dalle forze dell’ordine e dal Comando Tutela Patrimonio Culturale per il ritrovamento ed il recupero delle opere.
Le opere - poste sul mercato antiquariale nazionale e internazionale - stando alle indagini svolte dalle forze dell’ordine coordinate dall’Autorità Giudiziaria di Pisa, erano sparite dal museo dopo essere state consegnate ad un restauratore incaricato di interventi di pulitura e manutenzione .
Tra esse spicca, per la straordinaria rilevanza artistica, una Madonna Addolorata attribuita a Quentin Metsys databile 1520 - unica opera realizzata dall'artista su fondo oro – che è stata esposta alla mostra mercato di Maastricht e successivamente venduta da una casa d'asta svizzera con una richiesta di circa tre milioni di euro. Notevoli sono anche una tavola dipinta riconosciuta a Sodoma con San Benedetto e Santa Scolastica e un San Torpé.
Una volta perfezionata la procedura di rogatoria internazionale, torneranno al museo anche altre due tavolette, facenti parte del nucleo dei dipinti trafugati, attribuite a un manierista di Anversa (Santa Caterina e Santa Barbara) e databili tra il 1520 e il 1530.
Le opere troveranno poi collocazione definitiva nella collezione permanente e, in particolare per quanto riguarda le opere fiamminghe, nella nuova sala dedicata ai rapporti di questa scuola con la pittura italiana tra Quattrocento e Cinquecento.
In contemporanea si apre - coerentemente con la volontà di valorizzazione e comunicazione al pubblico del patrimonio artistico custodito nei depositi – una piccola mostra dal titolo: “Il Museo nascosto:dipinti dai depositi. Pietro da Cortona e la pittura del Seicento" che ha il suo punto di maggior interesse in tre opere di Pietro da Cortona : Estasi di San Filippo, Visione di Sant’Antonio da Padova e San Paolo risanato dalla cecità da Anania e nel San Torpè di Salvator Rosa – che troveranno poi definitivamente posto nelle collezioni permanenti ed un bozzetto anch’esso di soggetto sacro.
La mostra illustra la presenza importante della pittura seicentesca nella collezione museale del S. Matteo, finora conosciuto e ammirato soprattutto per la straordinaria raccolta medievale che , in tal modo, potrà arricchire la propria offerta al pubblico con un nuovo percorso dedicato all’arte del XVII secolo.