I giganti della montagna
I Giganti della montagna di Luigi Pirandello riletti da Roberto Latini, Premio UBU 2014 come miglior attore protagonista, giungono al debutto nazionale sul palco di Pubblico. Il teatro di Casalecchio di Reno dopo un lungo work in progress e svariate presentazioni di materiali e studi in vari festival estivi.
Comunicato stampa
29 e 30 gennaio ore 21
I GIGANTI DELLA MONTAGNA
di Luigi Pirandello
adattamento e regia
Roberto Latini
Con
Roberto Latini
senza
Federica Fracassi
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
video Barbara Weigel
assistente alla regia Lorenzo Berti
collaborazione tecnica Marco Mencacci
realizzazione elementi di scena Silvano Santinelli, Luca Baldini
organizzazione Nicole Arbelli
foto Simone Cecchetti
produzione Fortebraccio Teatro
in collaborazione con
Armunia Festival Costa degli Etruschi
Festival Orizzonti . Fondazione Orizzonti d’Arte
Emilia Romagna Teatro Fondazione fortebraccio teatro
Il 29 e 30 gennaio alle ore 21, I Giganti della montagna di Luigi Pirandello riletti da Roberto Latini, Premio UBU 2014 come miglior attore protagonista, giungono al debutto nazionale sul palco di Pubblico. Il teatro di Casalecchio di Reno dopo un lungo work in progress e svariate presentazioni di materiali e studi in vari festival estivi.
La genesi dello spettacolo in effetti è un po’ articolata e vale la pena, forse, sintetizzarla in poche righe. Inizialmente doveva essere un “duo” con Federica Fracassi che però si è infortunata pochi giorni prima della presentazione del Primo Atto a un festival estivo. Latini ha deciso comunque di onorare l’impegno preso con il festival interpretando tutti i personaggi, asciugandoli e portando il testo verso un fitto dialogo con la musica e i suoni di Gianluca Misiti. Il lavoro ha preso una forma che è stato difficile riportare al duo e questo spiega, insieme alle parole di Latini, quel senza Federica Francassi che nella locandina dello spettacolo: “Ho condiviso parte fondamentale di questo percorso insieme a Federica Fracassi” dice l’attore e regista “insieme ai suoi colori e alla sua capacità di stare nell’abbandono, sul confine tra favola e realtà, ma ho infine deciso di assecondare una forma che mi chiama a un attraversamento in solitaria. Scrivere in locandina - "senza Federica Fracassi” - non è per sottolineare un’esclusione, ma, al contrario, per riconoscerle ogni merito”.
I Giganti della Montagna, dopo Lazzaro sul mito religioso e La Nuova Colonia sul sociale, doveva essere per Luigi Pirandello il terzo dei lavori dedicati ai miti moderni: l’arte
Rappresentato postumo nel 1937 è l'ultimo dei capolavori pirandelliani ed è incompleto per la morte dell'autore. La vicenda è quella di una compagnia di attori, guidata dalla contessa Ilse, che giunge nelle sue peregrinazioni in un tempo e luogo indeterminati: al limite, fra la favola e la realtà, alla Villa detta "la Scalogna". Gli strani e misteriosi abitanti della villa, il mago Cotrone e gli Scalognati, cercano dapprima di allontanarli con tuoni, fulmini, apparizioni di fantasmi e altro, infine, poiché i commedianti non si lasciano intimorire, li accolgono, e Cotrone cerca di convincere la contessa a recitare per gli ospiti della villa il suo dramma “La favola del figlio cambiato”, una storia scritta per lei da un giovane poeta che, innamorato e da lei stessa respinto, si è ucciso. Ma Ilse non accetta, vuole che, in qualche modo, chi assiste all’opera teatrale venga coinvolto, magari anche in modo conflittuale; allora Cotrone le propone di recitare la sua favola ai Giganti della montagna, potenti signori occupati nella realizzazione di grandi opere, che potrebbero inserirla in un contesto di festeggiamenti per un loro importante matrimonio. La tragedia termina con l’arrivo dei Giganti (si odono musiche e urla quasi selvagge) ed ecco le ultime parole scritte da Pirandello e pronunciate da Diamante, la seconda donna della compagnia del teatranti: “Ho paura…”
Nell’epilogo rimasto nelle intenzioni dell’autore si viene a sapere che i Giganti non accettano la proposta: non hanno tempo per la poesia e le cose dello spirito, ma permettono che la rappresentazione venga allestita per il popolo, i loro servitori. Ilse, pur consapevole del pericolo di portare la sua arte a chi è completamente privo di sensibilità, accetta. Urla e fischi accolgono la rappresentazione, gli attori reagiscono, nasce una zuffa, Ilse viene uccisa.
Latini dice del suo lavoro su questo testo: “Non aggiungerò parole alla trama, ma voglio dire di altre possibilità che vorrei assecondare (…) I Giganti della Montagna è un testo che penso si possa permettere ormai il lusso di destinarsi ad altro possibile. Dopo le bellissime messe in scena che grandissimi registi e attori del nostro Teatro recente e contemporaneo ci hanno già regalato, penso ci sia l’occasione di non resistere ad altre tentazioni. Provarci, almeno. La compagnia di attori che arriva alla villa della Scalogna sembra avere, in qualche forma, un appuntamento col proprio doppio. Cotrone e Ilse stanno uno all'altra come scienza e coscienza, gli stessi Giganti, mai visti o vedibili, sono così nei pressi di ognuno da poter immaginare come proiezioni di sé. Voglio immaginare tutta l'immaginazione che posso per muovere dalle parole di Pirandello verso un limite che non conosco. Portarle “al di fuori di tempo e spazio”, come indicato nella prima didascalia, toglierle ai personaggi e alle loro sfumature, ai caratteri, ai meccanismi dialogici, sperando possano portarmi ad altro, altro che non so, altro, oltre tutto quello che può sembrare. Se i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli”.
Un lavoro onirico dall’impatto visivo forte a cui si somma quello emotivo: un universo di personaggi sprigionati da una voce e un microfono che sfida lo spettatore stesso ad “andare oltre”, immergendosi nel testo pirandelliano per lasciarsi toccare o “provarci, almeno!”